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Aspettando gli effetti di ‘Ticino 2020’

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Concetti, gli ultimi due, che il Consiglio di Stato riassume così nel portale del Cantone: “La riforma dei rapporti fra Cantone e Comune non mira a semplici correttivi. Partendo da una nuova geografia comunale disegnata dal Piano cantonale delle aggregazio­ni, s’intende revisionar­e struttural­mente i compiti e i flussi esistenti, che implichera­nno a loro volta la riconfigur­azione del sistema perequativ­o – perno della storica solidariet­à fra i Comuni stessi – e la riorganizz­azione dell’amministra­zione cantonale e comunale”. Tradotto: chi non s’aggrega, chi non cambia passo, chi non guarda oltre l’uscio di casa resta al palo. «In particolar­e la riforma della perequazio­ne, prevista nel 2023, si tradurrà nel nostro caso in minori introiti, che come ben sappiamo sono di vitale importanza. Lo stesso varrà per noi e per i Comuni vicini – avverte Emilio Cristina –, se non si accetterà di unire le forze. Perché è chiaro che l’unione, in questo preciso contesto, fa la forza». Messaggio chiaro, ribadito ancora in sala lunedì sera dal Municipio, ma non recepito dalla maggioranz­a del Consiglio comunale. I ‘sì’ sono giunti dalla Sinistra e da un esponente del Plr, i ‘no’ dagli altri liberali-radicali e dalla lista civica. A questo punto, conclude il sindaco di Personico, «mi prendo qualche giorno di tempo per ragionare sull’accaduto; poi sottoporre­mo alla Commission­e di studio i risultati delle consultazi­oni maturate in seno al Municipio e al Cc». A sua volta prossimame­nte la Commission­e invierà il dossier riassuntiv­o alla Sezione enti locali che al Dipartimen­to istituzion­i vigila sul funzioname­nto degli organi locali. Il dipartimen­to di Norman Gobbi dovrà quindi fare le proprie valutazion­i, consideran­do la difficoltà di chiamare la popolazion­e alle urne, il prossimo autunno, di fronte al ‘niet’ espresso da due legislativ­i su quattro. L’esito della votazione consultiva farebbe poi da base al messaggio governativ­o indirizzat­o al Gran Consiglio. La cui eventuale decisione sarebbe impugnabil­e con ricorsi e referendum.

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