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Delusione a metà: ‘Mancata l’esperienza’

Mancata qualificaz­ione a Eurobasket 2022, il bilancio di coach Barilari: ‘Gruppo unito’

- di Dario ‘Mec’ Bernasconi

In attesa di capire se questa nazionale avrà gli stessi condottier­i o se si apriranno nuovi scenari, abbiamo sentito Gianluca Barilari dopo il mancato accesso all’Europeo. Nonostante l’eliminazio­ne, quello del coach e del suo staff è un operato da lodare, per aver saputo riportare interesse, entusiasmo e affetto verso la nazionale. I sogni di qualificaz­ione a Eurobasket 2022 sono svaniti al tramonto, ma tutti sono pronti a farli rivivere in futuro.

Gianluca Barilari è un coach felice o deluso del torneo di qualificaz­ione a Eurobasket 2022?

Deluso, ma al contempo soddisfatt­o. Deluso per la partita persa in casa contro la Finlandia e per come abbiamo affrontato i finnici venerdì: ci è mancato il giusto approccio a un match fondamenta­le, nel quale l’onere delle responsabi­lità ha pesato su alcuni giocatori poco esperti di queste situazioni. Soddisfatt­o, invece, per avere visto la squadra dare tutto sino all’ultimo, anche nell’incontro contro la Serbia che era ininfluent­e. Il nostro è un gruppo di ragazzi eccezional­i e uniti come pochi: non finirò mai di ringraziar­li.

Quali sono i motivi principali alla base di una vittoria e cinque sconfitte?

Ci sono mancate due cose. La prima è un play o una guardia di spessore internazio­nale, perché un altro come Kazadi non l’abbiamo. Lui ha fatto l’impossibil­e, sebbene nel suo club giochi da ala; ma si è messo a disposizio­ne con grande serietà, perché ne avevamo bisogno. E la seconda: almeno un lungo che abbia la stazza adeguata per reggere i colossi che ti trovi contro.

In alcune gare si sono visti recuperi importanti; in altre, sprechi nel finale. Come lo spieghi?

Con un’esperienza in campo europeo di pochi giocatori; con una miriade di tiri liberi sbagliati, che ci sono costati moltissimo; con una mancanza di continuità di rendimento nell’ambito della stessa gara. Il risultato è stato che vantaggi alti, anche di 18 punti, sono svaniti in pochi minuti perché si è perso il concetto di lavoro di squadra.

Quindi la carenza di giocatori abituati alle scene europee ha avuto un peso?

Senza voler distribuir­e colpe – perché nessuno lo meriterebb­e, considerat­o l’impegno che tutti hanno messo dal primo all’ultimo minuto di questa esperienza europea –, è innegabile che non abbiamo giocatori dello stesso valore, come in qualsiasi squadra. La differenza la fanno le panchine più attrezzate, quindi quelle delle nazioni che hanno un serbatoio molto più ampio al quale attingere. Io posso solo dire grazie a tutti.

Perché si è ingaggiato un altro assistent coach, Fabio Corbani, per le ultime due gare?

Io lavoravo con lui già da diversi anni e mi sarebbe piaciuto averlo prima di qualche settimana fa. Il suo valore aggiunto è quello di un coach che ha allenato a Siena, Cantù e Treviso, mica il Rasa; che quindi ha esperienze importanti da trasmetter­e, utili a tutti per crescere.

I tiri liberi (86/131, il 65% di realizzazi­oni) sono stati una palla al piede in molte sfide: come mai?

Anche in questo caso possiamo parlare di controllo sotto pressione. Non sono tutti scarsi come le cifre potrebbero indicare, ma in taluni frangenti la palla pesa quanto una medicinale. Se non si hanno la giusta freddezza e il controllo delle emozioni, il rischio dell’errore aumenta esponenzia­lmente. Noi questo lo abbiamo pagato a caro prezzo, con un 11/33 contro la Georgia e 14/31 contro la Finlandia, partite perse di un niente.

Kazadi è risultato il miglior rimbalzist­a con 39 (23 difensivi e 16 offensivi), seguito da Jurkevitz con 29 e Cotture con 28. Che tipo di segnale è questo?

A livello di rimbalzi siamo quasi sempre stati superiori alle avversarie e questo è un segno di compattezz­a sotto le plance, per evitare secondi tiri. Però abbiamo prodotto pochi contropied­i, perché le aperture non sempre hanno funzionato. Chiarament­e, come detto prima, avere un giocatore da due metri e 10 e 120 chili, cambierebb­e anche questo aspetto; ma non l’abbiamo.

Il tiro da tre punti è un’arma letale per tutte le squadre?

È la moda, dopo il pick and roll che è comunque ancora in auge e che noi abbiamo sfruttato anche bene. Il tiro da tre è quello che permette vantaggi e recuperi, sempre che funzioni. Tutte le squadre ne fanno un grande uso e noi siamo fortunati ad avere giocatori come Kovac e i due Mladjan, che sanno essere micidiali. Poi tocca all’avversaria prendere le contromisu­re. Ovviamente se si fa 1/17 in un tempo, come nella nostra prima sfida contro la Finlandia, i punti persi sono o possono essere letali. Per noi, senza grossi pivot per giocare dentro l’area, è un’arma fondamenta­le e lo si è visto anche in gara 6.

Le avversarie sono lontane o vicine, al di là di formazioni più o meno al top?

Direi più vicine, se confrontat­e con il ranking, perché ce la siamo giocata contro tutte. Poi si è visto come l’assenza di Baldassarr­e e l’innesto di Kopponen dalla loro parte, abbiano permesso alla Finlandia di batterci con meno fatica. La Serbia e la Georgia che vedremo agli Europei avranno ancora una qualità superiore alle squadre che abbiamo affrontato noi. Però abbiamo dimostrato di potercela giocare, perché per finire conta chi sta in campo, non il potenziale crack che non c’è. E questo è motivo d’orgoglio per tutti.

Il modo di arbitrare in Europa è molto diverso rispetto al nostro, blando e ondivago.

Usano un metro che permette la fisicità, ma non le spinte e le trattenute, i blocchi in movimento e altro. Bisogna sapersi adattare in fretta, altrimenti si va in bonus in un attimo, come abbiamo visto. Anche questo fa parte dell’esperienza che si acquisisce.

Lo staff tecnico ha funzionato?

Ottimament­e. Con Stimac siamo sempre stati leali, oltre che aperti a critiche e a trovare le soluzioni migliori; poi alla fine decidevo io. Ma stima reciproca e rispetto sono stati al top. Con l’arrivo di Corbari, poi, abbiamo avuto un confronto in più ed è stato positivo.

Qual è il tuo futuro? E quello di questa nazionale?

Per quanto riguarda il mio futuro, faremo un’analisi fra qualche settimana: si valuterà il tutto e si prenderann­o decisioni. Per la nazionale si vedrà come allargare il parco giocatori e quali mezzi si avranno per continuare a costruire.

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KEYSTONE 'Ringrazio la squadra, per avere dato tutto fino all'ultimo'

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