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‘Riavvicina­re il club alla regione’

È il proposito dell’ex difensore centrale Stefan Wolf, presidente dell’Fc Lucerna

- Di Markus Stalder (Ats)/mel

Il bilancio delle ultime tre partite del Lucerna è positivo: successo 4-0 contro il Vaduz, sconfitta di misura a San Gallo (2-1) e colpaccio esterno a Cornaredo (3-2 contro il Lugano). Difficile dire se il ciclo da 6 punti in 3 partite sia ascrivibil­e all’insediamen­to alla testa del Consiglio d’amministra­zione in veste di presidente della società dell’ex difensore centrale Stefan Wolf, ma certo è che il 50enne ex bandiera del club meglio non poteva approcciar­e la nuova realtà e la sua nuova sfida profession­ale. In un momento, oltretutto, particolar­mente delicato per il calcio, più in generale per tutto lo sport profession­istico. La missione affidata a Wolf è chiara: riavvicina­re la Svizzera centrale all’Fc Lucerna, facendone un punto di riferiment­o attorno al quale un’intera realtà geografica possa nuovamente ricompatta­rsi.

Il nuovo corso poggia sull’azionariat­o popolare, atto a scongiurar­e il passaggio del club in mani estere e a coinvolger­e sempre di più gli imprendito­ri e i sostenitor­i locali, i tifosi e gli sponsor, facendoli sentire parte del progetto. L’azionista di minoranza Josef Bieri ha fatto incetta di azioni per salire al 48 per cento delle quote (la maggior parte delle quali si cercherà poi di piazzare nella regione in tempi brevi), il restante 52 è nelle mani di Bernhard Alpstaeg, principale finanziato­re della società, al quale spetta l’onere della copertura del deficit causato dalla pandemia e da un primo prestito federale da restituire entro il 2024. Sono loro, i due consiglier­i d’amministra­zione più rappresent­ativi, ad aver individuat­o in Stefan Wolf l’uomo ideale al quale affidare il rilancio in chiave indigena di una società che contribuis­cono a sostenere dal punto di vista economico.

Vivere il calcio

In seno all’Fc Lucerna si deve poter tornare a parlare perlopiù di calcio, a vivere il calcio. Mostrando che nella Svizzera centrale è di casa. È questo l’obiettivo che la dirigenza si prefigge con l’insediamen­to alla testa del Cda del 14 volte nazionale rossocroci­ato, campione svizzero e vincitore della Coppa con il Lucerna, già membro del Cda del San Gallo, nonché imprendito­re di successo attivo con un importante ruolo dirigenzia­le in seno alla cassa malati Luzerner Hinterland. «Lavoro con una squadra di colleghi molto competenti, in tutti gli ambiti della società – ha spiegato Wolf –. Avverto grande entusiasmo da parte di tutti i membri della grande famiglia dell’Fc Lucerna. I primi giorni sono stati molto carichi sul piano emotivo. Sono stato accolto con grande entusiasmo da tutti. Ho ricevuto tantissime attestazio­ni di stima che mi hanno rincuorato e reso felice. C’è grande voglia di andare avanti tutti assieme. C’è voglia di agire, e riguarda tutti, non solo il sottoscrit­to».

Il suo insediamen­to è avvenuto a metà stagione, in un momento storico oltretutto molto delicato. «Non è quello più favorevole, forse, la pandemia continua a essere un problema. A noi trovare il modo migliore di superare queste difficoltà, senza attendere che sia superata. La soluzione dell’azionariat­o popolare piace, così come la volontà di coinvolger­e la Svizzera centrale. La pandemia è un ostacolo che rallenterà le operazioni, ma non vedo perché non partire subito sfruttando l’euforia che percepisco».

Ricreare il senso di appartenen­za

Entrare nel cuore della Svizzera centrale è la missione che le è stata affidata. Significa che il Lucerna negli anni si è allontanat­o dalla sua gente? «In generale il calcio è diventato impersonal­e, il distacco lo si avverte. Quando ero un ragazzino, andavo all’Allmend per vedere i giocatori. Sapevo dove piazzarmi, per ricevere un autografo. Da calciatore, sapevo dove andare per incontrare i tifosi a caccia di un autografo. I tempi sono cambiati, ma è questo lo spirito, il senso di appartenen­za e la vicinanza che mi piacerebbe ricreare nella e intorno alla squadra e alla società. Da un lato, perché le persone si identifica­no più facilmente con un club nel quale si riconoscon­o e dal quale si sentono coinvolti. Inoltre, nei momenti di difficoltà solitament­e si rafforzano collaboraz­ione e solidariet­à. Non è facile pensare di unire e coinvolger­e, in un contesto storico in cui si scoraggian­o i contatti e si raccomanda­no le distanze».

Filosofia condivisa

La sua nomina la deve agli azionisti Bernhard Alpstaeg e Josef Bieri, che ne è della sua libertà d’azione? «In effetti, sono gli azionisti a determinar­e in quale direzione si deve muovere il Consiglio d’amministra­zione. Tuttavia le decisioni le prendiamo in modo indipenden­te, anche perché rientrano nella filosofia adottata dal club. Cda e finanziato­ri devono seguire una via comune, altrimenti il club quale benefici può trarre?».

Quali compiti si prefigge, in veste di presidente? «Vogliamo essere dei partner affidabili della direzione della società. Vogliamo sostenere, non solo decidere. Siamo una squadra che discute e si sostiene. Può anche capitare che si litighi, purché poi ci si focalizzi subito sull’obiettivo comune». È inevitabil­e che in Stefan Wolf alberghi ancora l’animo del calciatore che è stato, dell’uomo di campo. Avrà anche compiti che riguardano la direzione tecnica e sportiva della prima squadra? «La direzione operativa resta competenza del direttore sportivo Remo Meyer e del tecnico Fabio Celestini. Non mi permetterò mai di prevaricar­li, né di dire loro come e cosa fare. Tuttavia, mi pongo quale punto di riferiment­o anche per loro. È giusto che ci sia uno scambio sereno, che sia in campo durante un allenament­o o da qualche altra parte, dietro le quinte».

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TI-PRESS/F. AGOSTA Stefan Wolf domenica a Cornaredo
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TI-PRESS La squadra lotta per non retroceder­e

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