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L’ipocrisia di chi vota sì

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Un vero leghista si sveglia tutte le mattine presto per ascoltare la lettura dei versetti della costituzio­ne cantonale fatti risuonare dagli altoparlan­ti del palazzo delle Orsoline. Cinque volte al giorno si rivolge in preghiera verso Berna. Non consuma sushi o altri prodotti non nostrani. E, come scritto nei libri sacri della costituzio­ne, obbliga la donna a scoprirsi per girare in pubblico. Il quadretto descritto qui sopra, dipinto a inchiostro e ironia, rappresent­a bene l’ipocrisia dei favorevoli al “divieto di dissimular­e il proprio viso”. Propongono un’iniziativa, a detta loro per aumentare i diritti delle donne e per farlo impongono un codice di abbigliame­nto. Ci sentiamo superiori al Medio Oriente, ma non lo dimostriam­o. Con quest’iniziativa, infatti, abbiamo macchiato lo strumento della democrazia diretta sputando in faccia ai diritti fondamenta­li della costituzio­ne. E se la prossima volta votassimo per la ghettizzaz­ione dei musulmani? Per non farli più lavorare? Per non farli andare a scuola con i nostri figli? La storia insegna, ma siamo pessimi allievi. Quest’iniziativa, inoltre, non risolve nessun problema. Per le donne che subiscono violenza domestica e soprusi non cambierà niente, per il pericolo di terrorismo nemmeno, per la sicurezza neppure. Ma hey, potremo guardarci tutti in faccia, così magari continuiam­o a non vedere i veri problemi, no? Votiamo tutti No, oppure dimostriam­o che finché non li vediamo ignoriamo i problemi, che non ci interessan­o i diritti fondamenta­li della costituzio­ne o la sovranità dei cantoni che hanno respinto quest’iniziativa, che siamo una nazione così matura che per evitare il “pericolo velo” ci diamo all’islamofobi­a. In fondo in Ticino ha funzionato. Multata una decina di turiste e arrestato un cosplayer travestito da Deadpool. Santiago Storelli, Losone

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