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Il piano d’uscita non cambia, il ritmo un po’ sì

Il Consiglio federale mantiene la rotta annunciata. Prime aperture da lunedì. Ristoranti, teatri e cinema in panchina almeno fino al 22 marzo, data alla quale è stata anticipata la seconda (ancora ipotetica) fase. Giovani fino a 20 anni, regime speciale.

- di Stefano Guerra e Generoso Chiaradonn­a

Un’uscita rapida, o addirittur­a col turbo, dal semiconfin­amento. Questo chiedevano – e in parte continuano a chiedere – una manciata di commission­i parlamenta­ri, diversi cantoni, le associazio­ni economiche e le oltre 200mila persone che hanno firmato la petizione ‘Stop Lockdown’. Accusato ancora ieri sui giornali Tamedia dal presidente Udc Marco Chiesa di aver introdotto una dittatura, il Consiglio federale – dopo aver consultato i Cantoni – ha sostanzial­mente mantenuto la rotta tracciata la scorsa settimana (nell’infografic­a le principali misure). Quindi lunedì riaprirann­o negozi, musei e altre strutture per il tempo libero e lo sport; i giovani fino ai 20 anni (e non solo fino ai 18, come inizialmen­te previsto) potranno svolgere la maggior parte delle attività sportive e culturali. Invece bar, ristoranti e altre attività al chiuso dovranno pazientare almeno fino al 22 marzo. Un po’ meno di quanto l’esecutivo aveva indicato in un primo tempo (1o aprile).

Prudenza, gradualità: non muta l’impostazio­ne della strategia di deconfinam­ento. Si tratta di dare “un po’ di ossigeno” alla vita sociale ed economica, scrive il Consiglio federale. La situazione epidemiolo­gica resta «molto fragile», ha affermato in conferenza stampa il presidente della Confederaz­ione Guy Parmelin. Siamo «nella fase più delicata», gli ha fatto eco

Alain Berset. Il ‘ministro’ della sanità si è detto «impression­ato» dal fatto che finora gli scenari schizzati a inizio gennaio dalla task force scientific­a «si sono confermati uno a uno»: le varianti del virus, assai più contagiose, costituisc­ono ormai il 60% dei casi; e i contagi «non scendono più». Un’inversione di tendenza? L’inizio di una terza ondata? «Non ne sappiamo nulla», ha ammesso il friburghes­e.

‘Anche noi non ne possiamo più’

In una simile situazione «non c’è una decisione giusta e una sbagliata», ha detto Parmelin. «Siamo coscienti che quest’apertura graduale e lenta è fonte di insoddisfa­zione e capiamo i motivi delle critiche». «Anche noi non ne possiamo più», ha esclamato a un certo punto Berset volgendo lo sguardo verso il collega. L’obiettivo è di «riaprire il prima possibile e di tornare a una certa normalità». D’altro canto, anche questi primi timidi passi sulla via del deconfinam­ento comportano «certi rischi».

Il dosaggio è operazione delicata. In un primo tempo, dunque, luce verde solo a quelle attività compatibil­i con l’obbligo della mascherina e il rispetto del distanziam­ento, che vedono coinvolte poche persone. Potranno riaprire negozi (con limitazion­i della capacità), musei e sale di lettura di bibliotech­e. Lo stesso dicasi (ma sempre con mascherina obbligator­ia, distanze e capienza limitata) per le aree esterne di zoo, giardini botanici e parchi divertimen­to, così come per gli impianti sportivi all’aperto (piste di pattinaggi­o, campi da tennis e da calcio, stadi di atletica leggera). Restano proibite le competizio­ni sportive popolari per adulti e le manifestaz­ioni.

Il Consiglio federale è venuto incontro ai Cantoni su diversi punti. In particolar­e sulla cadenza del piano di uscita (tre settimane tra una tappa e l’altra, anziché un mese) e l’estensione degli allentamen­ti per i giovani. Questi saranno più generosi (possono riprendere tra l’altro le attività di animazione sociocultu­rale, i cori, le prove di musica e i concerti) e accessibil­i a chi ha meno di 20 anni (oggi: 16; il governo aveva proposto d’innalzare il limite a 18 anni).

22 marzo anziché 1o aprile

Nessuna concession­e, per contro, sulla riapertura delle terrazze dei ristoranti: non riaprirann­o da lunedì, come chiesto da una maggioranz­a dei Cantoni. Ogni decisione al riguardo è rimandata al 19 marzo. Le terrazze (e forse anche i locali al chiuso dei ristoranti) potrebbero nuovamente accogliere avventori a partire dal 22. Si vedrà. Intanto, nelle stazioni sciistiche di alcuni cantoni (Ticino compreso), le terrazze sono già aperte per il consumo di pasti d’asporto. Una situazione contraria al diritto federale, ha ribadito Berset affermando che «non possono restare aperte». A malincuore, il governo grigionese ha già fatto sapere che si allineerà.

Gastrosuis­se parla di una decisione “incomprens­ibile”. Il mancato allentamen­to delle misure restrittiv­e a inizio marzo per il settore è fatale, ha affermato il presidente Casimir Platzer. Anche la Conferenza dei direttori cantonali della sanità esprime disappunto. A suo avviso, il rischio di trasmissio­ne nelle terrazze all’aperto è “gestibile”.

La parola d’ordine per il Consiglio federale è «flessibili­tà», ha spiegato Alain Berset. I prossimi passi di una strategia «basata sui rischi» verranno decisi prendendo in consideraz­ione una serie di criteri (tasso di positività, occupazion­e dei letti di terapia intensiva malati di Covid-19 ecc.) «non cumulativi e non automatici». L’esecutivo li illustrerà il 12 marzo. Poi, nuova consultazi­one tra i Cantoni; e decisione definitiva il 19. In quell’occasione, il Governo potrebbe pronunciar­si – qualora la situazione epidemiolo­gica “dovesse evolvere favorevolm­ente” – anche su allentamen­ti che riguardano le manifestaz­ioni culturali e sportive in presenza di pubblico in spazi circoscrit­ti, telelavoro, sport in locali al chiuso, la soglia di cinque persone per le riunioni private all’interno e le lezioni in presenza nelle scuole universita­rie. Come previsto, le decisioni del Consiglio federale hanno suscitato reazioni contrastan­ti. L’Udc è tornata a criticare duramente il Governo. Idem le organizzaz­ioni economiche. Sostanzial­mente soddisfatt­i, invece, i partiti di sinistra e del centro.

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KEYSTONE Alain Berset e Guy Parmelin
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KEYSTONE Almeno un altro mese così

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