La difesa di Cassis
Luglio 2019: la Svizzera, primo paese a farlo, sospende in parte i finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Lo fa a causa di un rapporto interno che mette in cattiva luce il Commissario generale Pierre Krähenbühl. Nel frattempo, gran parte delle accuse mosse nei suoi confronti (malversazioni, favoritismi ecc.) sono cadute. Senza che il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) abbia fatto granché per ‘riabilitare’ il diplomatico svizzero, dimessosi nel novembre 2019. In un’intervista a ‘Modem’ della Rsi Ignazio Cassis difende l’operato del suo dipartimento. Questa vicenda, ha dichiarato, «non ha nulla a che vedere» con le polemiche innescate nel 2018 da una sua dichiarazione sull’Unrwa (“Fa parte della soluzione o del problema?”). «Non è un affare svizzero, ma dell’Onu (...). È una questione interna all’Onu, che doveva essere gestita dall’Onu (...). La Svizzera non c’entra», afferma il consigliere federale ticinese, precisando che «abbiamo sollecitato il segretario generale dell’Onu a pubblicare» il rapporto che scagiona Krähenbühl. Cassis difende anche le sue controverse parole sull’Unrwa, usate nel maggio 2018 al termine di un viaggio di lavoro in Giordania: «C’è una specie di attitudine poco aperta di fronte all’interrogarsi sulla realtà, a rimettere in discussione (...). Accidenti: se in una democrazia liberale, dove riteniamo che l’innovazione è il motore dello sviluppo, non ci può più porre delle domande, siamo destinati alla fine del mondo, in qualche modo», esclama un apocalittico Cassis. Krähenbühl aveva raccontato la sua verità sulla vicenda sfociata nelle sue dimissioni in un’intervista di Roberto Antonini a ‘Modem’ della Rsi, pubblicata dal nostro giornale il 13 febbraio. Il diplomatico vi esprimeva tra l’altro delusione per lo zelo con cui la Svizzera sospese i finanziamenti all’Unrwa e per una frase che “non è stata naturalmente facile da digerire”.