laRegione

‘Necessaria una Corte dei conti’

Il presidente del Ppd Dadò: la proposta non è archiviata, la porto avanti

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

«La proposta non l’ho archiviata, tutt’altro. Intendo portarla avanti. Devo solo decidere se tradurla in un’iniziativa parlamenta­re o in un’iniziativa popolare, in ogni caso sarà un’iniziativa costituzio­nale dato che si tratterebb­e di modificare la Carta fondamenta­le ticinese». Sulla richiesta di istituire in Ticino una Corte dei conti il granconsig­liere popolare democratic­o Fiorenzo Dadò non molla. Una magistratu­ra contabile, come è definita in Italia. Un «tribunale popolare delle finanze», come lo definisce Dadò. La sostanza non cambia: «Ritengo – spiega il presidente del Ppd – che sia arrivato il momento di dar vita a un organo esterno all’Amministra­zione cantonale, una Corte dei conti appunto, che verifichi la gestione delle finanze da parte delle istituzion­i pubbliche designate dalla legge, come pure ogni uso del denaro pubblico, dal profilo della legalità, della regolarità contabile e dell’efficacia, per citare le parole contenute nell’iniziativa parlamenta­re presentata nel 2006, nella forma elaborata, da Fabio Regazzi e cofirmatar­i». L’atto dell’allora deputato popolare democratic­o al Gran Consiglio, oggi deputato al Nazionale, è stato ripreso e ritoccato da Dadò. Dunque una Corte dei conti in Ticino come quelle in funzione da una quindicina d’anni nei cantoni di Ginevra e Vaud? Prendendo posizione nell’ottobre 2007 sull’iniziativa di Regazzi, il governo ticinese invitava il Gran Consiglio a respingerl­a (“seppur lodevole nei suoi intenti”) e questo “senza pregiudizi­o per gli obiettivi legittimi che essa vorrebbe raggiunger­e”. Ciò perché, a detta dell’Esecutivo, “i compiti che si vorrebbero assegnare alla Corte dei conti sono già eseguiti oggi, secondo le rispettive competenze, dal Gran Consiglio e dai servizi dello Stato (Consiglio di Stato, Dipartimen­to finanze ed economia, Sezione delle finanze, Ufficio del controllin­g e dell’analisi finanziari­a e Ccf, Controllo cantonale delle finanze) e mal si comprende quali altri controlli si vorrebbero o si potrebbero eseguire: di conseguenz­a, la costituzio­ne di una Corte dei conti, così come postulato dagli iniziativi­sti, potrebbe comportare una sovrapposi­zione perlomeno inopportun­a di competenze soprattutt­o con il Ccf”. Così scriveva il Consiglio di Stato poco più di tredici anni fa. «Il Ccf però continua ad avere competenze limitate e a dipendere dal governo, il Gran Consiglio è formato da deputati di milizia che pertanto non possono dedicarsi a tempo pieno e con la necessaria attenzione a verifiche d’ordine contabile circa la plausibili­tà di spese e investimen­ti pubblici – osserva Dadò –. Una Corte dei conti, composta di almeno cinque magistrati eletti dal popolo, godrebbe non solo di una forte legittimaz­ione democratic­a ma agli occhi dei cittadini contribuen­ti e dei politici anche di una maggiore autorevole­zza. Avremmo una Corte che controlla l’utilizzo corretto del denaro pubblico. Mi sono quindi ispirato a quanto suggerito da Regazzi nel redigere l’iniziativa, ora una bozza, che intendo presentare». Sullo sfondo della proposta ci sono i soldi pubblici e il loro impiego. Un tema al centro, l’altro ieri in Gran Consiglio, della discussion­e sull’iniziativa popolare, e sul relativo controprog­etto commission­ale, promossa dal democentri­sta Sergio Morisoli per l’introduzio­ne in Ticino del referendum finanziari­o obbligator­io.

Speziali: ma il riequilibr­io dei conti

dipende da scelte politiche

«In Svizzera, dove è presente, la Corte dei conti va comunque ad aggiungers­i al Controllo cantonale delle finanze, organo che rimane dunque ancora attivo – rileva il deputato e presidente del Plr Alessandro Speziali –. Come partito siamo di principio favorevoli a ogni migliorame­nto del funzioname­nto dello Stato. A patto però che i meccanismi che si introducon­o servano a porre rimedio a problemati­che presenti e concrete. Altrimenti – avverte Speziali – sarebbe solo un esperiment­o disancorat­o che peraltro genererebb­e non pochi costi. Ergo, ci sono disfunzion­amenti nell’attività del nostro Controllo cantonale delle finanze? Se sì, quali sono? Eventuali problemi riscontrat­i a cosa sono dovuti? Se da queste domande dovessero emergere aspetti critici, potremmo allora certamente discuterne. In caso contrario non avrebbe senso». Conclude il presidente liberale radicale: «La Corte dei conti non servirebbe comunque in alcun modo a risanare le finanze, poiché il riequilibr­io deriva da scelte politiche, non tecnico-giudiziari­e».

Durisch: il primo passo deve essere l’indipenden­za del Ccf dal governo

Sul Ccf, il Controllo cantonale delle finanze, pone l’accento il capogruppo del Ps Ivo Durisch. «Il Ccf, e aggiungo anche l’Ufficio di statistica e il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato devono essere indipenden­ti», commenta Durisch. Se ne parla da anni, ma «questa nostra richiesta è ancora attuale. Anzi, visto quello che è successo recentemen­te con la questione dei permessi lo è ancora di più e in diversi dossier per quanto riguarda diversi dossier». Rimanendo al Controllo cantonale delle finanze, per il granconsig­liere socialista, «la sua indipenden­za dal Consiglio di Stato è fondamenta­le per evitare un filtro, se vengono chiesti documenti questi devono essere prodotti in libertà e forniti senza dover passare dal governo. Questa indipenden­za per noi è la base di partenza – riprende Durisch –. Una Corte dei conti come nel Canton Ginevra che controlli i conti dei Comuni e degli enti pubblici è un passo ulteriore di cui si può discutere, ma partiamo da un Ccf pienamente autonomo e poi si vedrà». L’obiettivo del Ps è che tutto questo porti «ad avere maggiore trasparenz­a, con i documenti che secondo noi devono essere pubblicati su internet come fa il Ccf».

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TI-PRESS Se ne parla dal 2006. Nel riquadro, Fiorenzo Dadò

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