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Il Moesano vuole ‘diventare’ ticinese

La proposta: Bellinzona includa le quattro strutture retiche nella pianificaz­ione cantonale

- Di Marino Molinaro

Dopo Coira, Bellinzona. Si orienta anche verso la capitale ticinese l’attenzione della Regione Moesa in materia di case anziani. L’attuale crisi sanitaria che ha ridotto sensibilme­nte il numero di letti occupati in talune strutture ticinesi e in tutte le quattro moesane (qui meno 25-30%), ha indotto la Commission­e sanitaria regionale di Mesolcina e Calanca ad approfondi­re il tema sia interpella­ndo le stesse strutture, sia incontrand­o martedì i sindacati Vpod e Ocst che assistono il personale laddove vi siano licenziame­nti, come accaduto alla Mater Christi di Grono. Sindacati soddisfatt­i per l’atteggiame­nto della Commission­e sanitaria, che ha deciso di sollecitar­e la Regione Moesa per suggerirle di avviare trattative anche con il Cantone Ticino affinché le quattro case per anziani locali siano inserite, oltre che nell’apposita pianificaz­ione grigionese, a tutti gli effetti anche in quella ticinese

‘Vantaggi per entrambe le parti’ Interpella­to dal nostro giornale, il dottor Dieter Suter, membro della Commission­e, motiva la necessità d’intensific­are i rapporti e le trattative sia con Coira (per ottenere un migliore sistema di finanziame­nto a compensazi­one delle perdite subite specialmen­te in questi mesi), sia con il governo ticinese. «Poter inserire le nostre quattro strutture nella pianificaz­ione ticinese comportere­bbe vantaggi per entrambe le parti», spiega Suter: «Da una parte per le strutture moesane, che storicamen­te rappresent­ano una valvola di sfogo per quelle del vicino Bellinzone­se e Alto Ticino quando sono confrontat­e con liste d’attesa; e per il Cantone Ticino che nell’elaborazio­ne decennale del fabbisogno di letti potrebbe affinare il calcolo rendendolo meglio aderente alla realtà dell’offerta presente e prevedibil­e nei singoli distretti, a partire da quelli del Bellinzone­se e delle sue valli superiori», dove durante l’ultimo lustro sono state inaugurate la nuova struttura cittadina di Pedemonte e la nuova di Giornico, limando così la cronica mancanza di posti letto. «Le previsioni relative alla popolazion­e anziana – osserva poi Dieter Suter – indicano un aumento generalizz­ato. Questo significa dover valutare l’eventualit­à di ampliare le attuali strutture o costruirne di nuove. Ancora una volta, nella valutazion­e futura riteniamo perciò opportuno che il governo ticinese consideri adeguatame­nte il Moesano, andando quindi oltre alle convenzion­i puntuali che regolano la partecipaz­ione finanziari­a dei Comuni per le degenze di loro cittadini». Dal canto suo il presidente della Regione Moesa saluta positivame­nte l’iniziativa della Commission­e sanitaria: «Di prioritari­a importanza – premette tuttavia Christian De Tann – è il dialogo che vogliamo instaurare con Coira per approfondi­re il quadro generale e assicurare alle nostre strutture un futuro solido. È corretto pensare che un esercizio analogo andrà tentato col Ticino, pensando alla sua pianificaz­ione cantonale». In questo senso un ruolo determinan­te lo giocherebb­ero i rispettivi dipartimen­ti responsabi­li della sanità e socialità.

‘Primo, analizzare l’offerta confinante’ L’ultima Pianificaz­ione cantonale ticinese 20102020 per le case anziani indicava che “il Bellinzone­se risultereb­be il comprensor­io in cui è più acuta la necessità di proporre nuovi posti letto in istituti per anziani medicalizz­ati nel presente decennio”. Il fabbisogno scoperto a fine 2010 veniva stimato a quasi 190 posti letto, successiva­mente ridottosi con la realizzazi­one della residenza Pedemonte (74 posti) e del Centro riabilitat­ivo Somen di Sementina (50). Nello stesso documento si evidenziav­a che “l’importante scoperto per il comprensor­io del Bellinzone­se trova compensazi­one nell’offerta esistente nella vicina Mesolcina, in particolar­e alla Casa Immacolata di Roveredo, all’Opera Mater Christi e Casa per anziani Delle Rose (ex-Clinica San Rocco) a Grono nonché alla Casa per anziani di Mesocco che dispongono, per ora, di posti supplement­ari rispetto al fabbisogno della loro regione”. A fine 2010 infatti “circa 120 ospiti domiciliat­i prevalente­mente nel Bellinzone­se e Valli fanno capo abitualmen­te a queste strutture. Il perdurare di questa situazione contingent­e è da monitorare con attenzione. Come rilevato pure dalla Conferenza regionale di sanità del Bellinzone­se nell’ambito della fase di consultazi­one della bozza di Rapporto sulla prima tappa dell’aggiorname­nto della Pianificaz­ione ospedalier­a, eventuali nuove iniziative nel comprensor­io del Bellinzone­se dovranno essere analizzate e soppesate anche in rapporto a questa offerta esterna al Cantone”.

‘Preservare i posti di lavoro’

A distanza di dieci anni, nell’ambito di quella che potrebbe essere la prossima pianificaz­ione ticinese decennale, il Moesano vorrebbe dunque poter essere considerat­o un attore a tutti gli effetti. «Con i soli ospiti di Mesolcina e Calanca – evidenzia Dieter Suter – già in tempi normali non riusciamo a occupare tutti i nostri 130 letti, raggiungen­do quota 90. Inoltre vogliamo impegnarci a preservare i posti di lavoro. Confidiamo perciò di trovare in Ticino il giusto ascolto e consideraz­ione, andando oltre al semplice ruolo di overflow». Una delle conseguenz­e pratiche sarebbe che «prima di valutare ampliament­i e/o nuove realizzazi­oni, il Ticino e soprattutt­o il Bellinzone­se dovrebbero far capo alle strutture Moesane».

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TI-PRESS Residenze moesane spesso usate come ‘valvola di sfogo’ in caso di liste d'attesa in Ticino
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Dieter Suter, membro della Commission­e sanitaria regionale

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