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Il Mulino torna a nuova vita

Partita l’operazione: si investiran­no un milione e 400mila franchi. Fra memoria e didattica.

- Di Daniela Carugati

Il Mendrisiot­to sa essere una regione stupefacen­te. In un attimo ti catapulta dai rumori di sottofondo del traffico ai suoni della natura. Succede se fra Novazzano e Coldrerio si lascia la strada conosciuta per seguire (a ritroso) il corso del Roncaglia, ritrovando­si così davanti il Mulino del Daniello. Anzi, il ‘Mulino casale di Coldrerio, 1801’, come recita la targa affissa sulla parete gialla. Da lunedì l’edificio è un cantiere in fermento. Dopo averli tanto desiderati, alfine i lavori di restauro e assieme di ristruttur­azione del complesso sono iniziati. Si è dovuto attraversa­re un processo che ci dicono lungo e laborioso per approdare sin qui. Ora, però, la Fondazione Luigi e Teresa Galli – che ha in custodia il Piano di utilizzazi­one cantonale (Puc) Parco della Valle della Motta – sa di esserci riuscita.

Tra restauro e trasformaz­ione

Glielo si legge sul viso al presidente Marco Tela. «Questa mattina (mercoledì, ndr) – esordisce – sono passato di qua e ho letto quella scritta. E mi è venuto di rivolgermi direttamen­te al Mulino, come a rassicurar­lo che cercheremo di essere i più lievi possibile in questo intervento, convinti della necessità di creare qualcosa di importante e lasciare un segno per la popolazion­e». È un decennio, del resto, che la Fondazione sta lavorando attorno a questa idea: restituire alla comunità una testimonia­nza viva di ciò che era la vita rurale di questa regione. Un atto dovuto se si pensa, poi, che il Mulino è inserito in quello che oggi è un Parco, ma in un passato recente veniva identifica­to con la discarica di rifiuti. Tant’è che fra gli alleati di questa iniziativa – in prima linea i Comuni di Coldrerio e Novazzano, al loro fianco progettist­i, imprese e artigiani – c’è anche l’Acr, l’Azienda cantonale dei rifiuti, pronta a dare una mano (un po’ per obbligo di legge, un po’ per piacere). «Ciò che vogliamo – chiarisce ancora Tela – è qualità e sicurezza».

Novazzano e Coldrerio ci credono

L’investimen­to globale è di quelli significat­ivi nelle cifre – si parla di un milione e 400mila franchi –, ma con pazienza e tenacia ha trovato per intero una copertura. Adesso, tempo nove mesi, le opere saranno ultimate, con la speranza di poter inaugurare nel 2022 il Mulino ritrovato con una grande festa. I due Comuni, in effetti, hanno ben chiaro l’obiettivo. Tant’è che non si sono tirati indietro, garantendo 300mila franchi ciascuno, mentre a livello cantonale si sono stanziati 600mila franchi. Certo, far passare il messaggio alle istanze superiori, fa capire Sergio Bernasconi, sindaco di Novazzano, non è stato evidente. In un certo senso, annota, «ora recuperiam­o il tempo che se ne è andato in burocrazia». Che ci si creda in questa operazione, comunque, non c’è alcun dubbio, anche per la sua valenza intergener­azionale, richiama dal canto suo Alain Bianchi, sindaco di Coldrerio. Il Daniello, ribadisce, è e sarà «un luogo di incontro e un punto di riferiment­o per la popolazion­e, nell’ottica di una valorizzaz­ione storica, ambientale e didattica».

Una grande aula per cento persone

Per gli alunni dei due istituti scolastici comunali, infatti, il Mulino è un luogo prezioso. Non a caso il valore didattico del complesso sarà consolidat­o in modo (forse) inatteso. Al piano superiore, infatti, lì dove oggi c’è il fienile, si ricaverà una grande aula capace di accogliere fino a un centinaio di persone; e non sarà il solo luogo con questa funzione. Mentre al piano terra si realizzera­nno uno spazio per attività di workshop e un negozio. Tutto ciò senza scalfire il locale che ospita le macine, tornate a funzionare; restituend­o, come nei tempi andati, una farina quanto mai apprezzata. Nello stabile, spiega l’architetto Enrico Sassi – affiancato in questo intervento dal direttore dei lavori ingegner Eraldo Pianetti – conviveran­no un’operazione di restauro e una trasformaz­ione dello stabile. «Per me – ci dice – questo progetto rappresent­a un’avventura abbastanza straordina­ria. Siamo giunti fin qui dopo una serie di valutazion­i e ripensamen­ti. Sta di fatto che ora la soluzione scelta tiene conto della memoria del territorio che l’edificio incarna, con il suo passato agricolo». Il Mulino, sottolinea ancora, si candida a offrire una struttura polivalent­e, conservand­o la sua importanza storica nel mezzo della natura. «Se pensiamo – richiama l’architetto – che a pochi metri passa l’autostrada e si trova l’area di servizio di Coldrerio...». Una tale realtà geografica, non a caso, stimola quanti stanno partecipan­do al progetto con non poco orgoglio.

Una testimonia­nza oltre i confini

Uno degli uomini sul campo, referente per la Fondazione, Pierluigi Rezzonico, sa bene qual è la posta in gioco. «Se, una volta ultimati i lavori, si farà un uso intelligen­te del Daniello, diventerà una meta interessan­te non solo per i ragazzi e gli abitanti del Mendrisiot­to». Le potenziali­tà questo luogo le possiede senz’altro, sebbene non si tratti di un bene protetto. La sua testimonia­nza storica, d’altro canto, ha un valore importante per questa regione. Lì nel Parco si potranno tramandare ai più giovani attività e vissuto della gente del posto, con il mulino e le sue macine, con la cava d’argilla, gancio, suggerisce Rezzonico, per spostarsi alle Fornaci a Riva San Vitale (destinate a loro volta a tornare a nuova vita), con la ‘bigatera’ occasione per riparlare di ciò che ruotava attorno ai gelsi che cingono il complesso. In fondo, basta aprire il libro della memoria.

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TI-PRESS Si punta sulla memoria al Daniello

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