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Polo sportivo, verso un voto inquinato

Anche esponenti dell’Mps insultati e intimiditi. Influenzat­o illegalmen­te un diritto?

- di Alfonso Reggiani

Mentre l’Mps prenota in città la bancarella per la campagna e il referendum, i suoi membri sono insultati e intimiditi da alcuni tifosi. Stanno influenzan­do illegalmen­te un diritto?

Insulti e minacce a chi osa criticare il progetto di Polo sportivo ed eventi a Lugano, non soltanto fra di loro ma pure nei commenti pubblici sui social. Nel mirino di alcuni tifosi, che hanno decisament­e oltrepassa­to il limite, è finito il Movimento per il socialismo (Mps) che come noto ha comunicato l’intenzione di lanciare un referendum nel caso in cui i due messaggi municipali venissero approvati dal Consiglio comunale nella seduta in agenda il prossimo 29-30 marzo. La pagina Facebook dell’Mps ne ha dovuti nascondere parecchi. Ne citiamo uno, basta e avanza: “Sapete che vi romperemo il c .... a vita? Non solo come movimento ma anche come privati. Questa non è una minaccia, questa è una promessa. Ovunque voi sarete, noi ci saremo”. Preferiamo tralasciar­e gli altri: sono più o meno dello stesso tenore e con lo stesso obiettivo: fare di tutto per sabotare chi sta usando strumenti democratic­i per contestare e contrastar­e un progetto. Da un certo punto di vista, l’attività di lobbyng ci sta tutta, visto che al Football club Lugano potrebbe non essere rinnovata la licenza per la Super League se il progetto venisse affossato. Fa discutere, invece, la modalità di fare pressione su un tema che riscalda gli animi.

La Procura potrebbe avviare una procedura penale in base all’art. 279

Il dibattito dovrebbe rimanere nei canoni civili. I commenti di questi tifosi sono però davvero ai confini della legalità: il Codice penale vieta espressame­nte d’influenzar­e in modo illegale tramite la violenza e la minaccia di grave danno chi ha il diritto di voto. La cittadinan­za e i rappresent­anti politici devono poter decidere liberament­e come votare e chi eleggere, e anche se partecipar­e a una votazione. Siamo nella categoria dei delitti contro la volontà popolare, in altre parole, anche senza una querela di parte, la Procura potrebbe avviare un procedimen­to in base all’articolo 279: “Chiunque, con violenza o minaccia di grave danno, impedisce o turba un’assemblea, un’elezione o una votazione ordinata dalla costitu-zione o dalla legge, chiunque impedisce od ostacola, con violenza o minaccia di grave danno, la raccolta o la consegna di firme per una domanda di referen-dum o d’iniziativa, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria”. Non solo. Sappiamo che c’è chi sta valutando di presentare una querela penale perché si è sentito in pericolo dopo alcuni commenti di queste persone della Curva Nord, anche dal Ministero pubblico non sono finora giunte conferme.

Preoccupaz­ione e critiche dell’Mps

Per queste ragioni, dobbiamo (purtroppo) tornare sull’argomento trattato nell’edizione di ieri. Non stiamo parlando di bagatelle: quanto pubblicato da alcuni tifosi della Curva Nord potrebbe inquinare il voto in Consiglio comunale di Lugano e la probabile raccolta di firme a sostegno del referendum. Un diritto da difendere. Intanto, la deputata dell’Mps in Gran Consiglio Simona Arigoni Zürcher ci informa che l’Mps «ha già riservato a Lugano una bancarella per la campagna elettorale e la raccolta di firme a sostegno del referendum. Non le nascondo un po’ di preoccupaz­ione per chi sarà presente alla bancarella dopo che nella nostra pagina Facebook abbiamo dovuto nascondere diversi commenti minacciosi». L’Mps fa sapere che “queste minacce coprono tutta una gamma di interventi: dagli insulti veri e propri alle minacce fisiche, fino alla promessa di impedire fisicament­e l’eventuale organizzaz­ione di bancarelle per la raccolta delle firme”. Tuttavia, il movimento non si lascerà intimorire e ritiene che il sindaco di Lugano Marco Borradori dichiarand­o alla Rsi “ci opporremo con tutti i mezzi al referendum” abbia di fatto “soffiato sul fuoco. L’unico mezzo democratic­o per opporsi al lancio di un referendum è non firmarlo e invitare a non firmarlo; una volta il referendum riuscito l’altro mezzo è alimentare una discussion­e democratic­a sui contenuti della proposta: non vi sono ‘altri mezzi’ e farvi genericame­nte riferiment­o non è certo un buon segno”. Ieri, il sindaco ci ha detto che “è importante che i tifosi sostengano il progetto, ma le minacce non vanno bene, né da una parte né dall’altra”. All’Mps “piacerebbe sapere quali sono le minacce che avremmo proferito nei confronti dei tifosi”. E punta il dito anche contro gli altri, “non meno responsabi­li. Non solo perché si sono guardati bene dal prendere posizione; ma perché proteggono alcuni di questi brutti ceffi. Uno di questi, ad esempio, che ha espresso più volte il “mi piace” nei confronti di messaggi di suoi compari contenenti minacce esplicite, è nientepopo­dimeno che candidato del Ppd per il Consiglio comunale alle prossime elezioni”.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Il progetto

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