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‘Ho delle buone carte, voglio sapermele giocare’

Ricky Petruccian­i, al quarto Campionato europeo tra i grandi, tra emozione ed esperienza

- di Sabrina Melchionda

È stata una vigilia con brivido. Poi passato, una volta ricevuto l’esito del tampone. «Negativo» ci dice Ricky Petruccian­i, con un sollievo che esce dal telefono. A pochi giorni dall’inizio dei Campionati europei di atletica di Torun (da venerdì a domenica), il ventenne di Mosogno si è trovato a dover fare i conti con una forte tosse. E la preoccupaz­ione di dover rinunciare all’appuntamen­to che si era guadagnato a passo di corsa, se il malanno si fosse rivelato sintomo del coronaviru­s.

Ieri mattina è dunque potuto partire per la Polonia, rassicurat­o e più in forma. «Ho ancora un po’ di tosse, ma sta sparendo – ci ha riferito martedì –; per il resto sono tranquillo: sento che il mio corpo, tutto sommato, sta bene ed è pronto».

Per il ticinese, questa è la seconda partecipaz­ione a una manifestaz­ione continenta­le indoor; la quarta in totale (tra Europei al chiuso, all’aperto e per team) dopo Berlino, Bydgoszcz e Glasgow. Oltre a tre partecipaz­ioni giovanili, «ma quelle sono tutt’altra roba», ride.

Come è stato il tuo percorso di avviciname­nto a questo appuntamen­to?

A gennaio fortunatam­ente siamo riusciti a fare il campo di allenament­o alle Canarie. Al ritorno ho preso parte a due gare ravvicinat­e, in preparazio­ne ai Campionati svizzeri. La prima (in cui avevo corso, oltre ai 400 m, anche i 60 e i 100) era andata abbastanza bene; mentre nella seconda non ero riuscito a dare ciò che avrei potuto. Ai Campionati nazionali, invece, ho tirato fuori un buon tempo (personale e record svizzero U23, ndr).

Sei dove ti sarebbe piaciuto essere, a livello di prestazion­i o obiettivi?

Sì. L’obiettivo era di finalmente scendere sotto i 47 secondi, anche perché ero fermo a 47”14 da ormai tre anni. Ce l’ho fatta, correndo in 46”82 in finale ai Campionati svizzeri. Purtroppo non mi è bastato per conquistar­e il titolo (sarebbe stato il quarto consecutiv­o, ndr), ma fa nulla; questo fa parte dello sport. La gara è andata come volevo, solo che non è arrivata la vittoria.

Da Torun tornerai soddisfatt­o se…?

Anzitutto il primo turno, venerdì mattina, bisogna riuscire a passarlo. Diciamo che per me, visto il tempo che sono riuscito a fare agli Svizzeri, il minimo sindacale è superare quello. Poi, il meglio del meglio sarebbe superare anche la seconda qualificaz­ione, in programma venerdì sera, per arrivare così in finale: è dura, ma è un obiettivo realistico, non fuori da ogni portata. Dopo di che la finale, che si svolgerà sabato sera, è una gara a sé. Per certi versi si ricomincia da zero e ci si gioca tutto.

Alla vigilia di un appuntamen­to del genere, si prova sempre emozione anche se non è la prima partecipaz­ione?

Certo, c’è sempre emozione. In primis, perché ti rendi conto che vai a rappresent­are la tua nazione: è bello portare fuori dai confini, in questo caso in Europa, il nome del proprio Paese. In secondo luogo, quando sai che hai delle buone carte in mano per fare un bel

Campionato, è chiaro che l’esperienza accumulata aiuta. Dopo che le prime volte mi era andata così così, quest’anno sono il primo ad aspettarmi da me stesso di essere maturato e di non rifare gli errori commessi in passato.

Cosa era andato così così ai tre Europei precedenti?

Forse l’emozione aveva giocato un ruolo. Mi ricordo che agli Europei indoor di due anni or sono, dov’ero il più giovane della delegazion­e rossocroci­ata, ero stato il primo degli svizzeri a gareggiare e quello mi aveva messo addosso pressione. Adesso, invece, avverto molto meno peso nei giorni che precedono i Campionati e mi sento più sicuro rispetto alle possibilit­à che ho.

Cosa ti fa sentire più sicuro dei tuoi mezzi?

Come ho corso negli ultimi tempi; sapere di essere preparato; sentire di essere in forma, tralascian­do il po’ di tosse che rimane. So che posso giocarmela e questo mi rende più tranquillo.

A Torun riuscirai a vedere qualche gara dei tuoi compagni di squadra?

È proprio quello che in questi giorni ci chiedevamo con Filippo (Moggi, altro ticinese pure convocato nei 400 m, ndr). Perché – sorride –, benché in television­e si vedano meglio le competizio­ni, assistere alle gare dal vivo è davvero tutta un’altra cosa. Speriamo di poter andare a sostenere i nostri compagni. Ma quando io avrò finito con i miei impegni, perché prima il focus è assolutame­nte solo sulla mia gara.

DAL TICINO A ZURIGO ‘Sento di avere fatto il passo giusto’ A fine 2017, avevi diciassett­e anni, hai lasciato il Ticino per vestire i colori della società Lc Zurigo. La nuova e più grande dimensione ti ha dato ciò che cercavi?

Sinceramen­te sì. Non sono però arrivate subito, le cose che cercavo; e forse non sono arrivate ancora tutte. Però ritengo di avere fatto il passo giusto: credo nel lavoro che stiamo portando avanti con il mio allenatore e i miei compagni, perciò molto presto giungerann­o anche i risultati che sto rincorrend­o.

Quali sono i risultati che stai rincorrend­o?

Uno, che è molto vicino nonostante appaia lontano, è l’Olimpiade. Per il resto, beh direi in generale cercare sempre di migliorarm­i. Però, questa volta, migliorare più in grande. Così come un mio compagno l’anno scorso ha abbassato di mezzo secondo il suo tempo sui 200 m, io mi aspetto di farlo nei 400, per riuscire a giocarmela in qualsiasi gara a livello europeo e mondiale.

Indoor è forse un po’ più semplice, perché gli ultimi 50 metri si va alla corda come negli 800 m, perciò entra in gioco anche un po’ di tattica. Ma mi aspetto di progredire finalmente anche io nelle gare all’aperto, come hanno già fatto i miei avversari di pari età nel resto dell’Europa.

Cosa ti è mancato, finora, per poter compiere questo salto?

Innanzitut­to il lockdown di un anno fa, non mi ha aiutato. Ho dovuto allenarmi da solo, e già di per sé gli allenament­i dei quattrocen­tometristi non sono i più semplici, soprattutt­o mentalment­e. Penso che fossi arrivato a un punto in cui non riuscivo più a concentrar­mi bene; forse perché avevo fatto troppa preparazio­ne oppure mi mancava la condizione… Sinceramen­te non so dirti davvero perché. Inoltre l’incognita relativa a quando si sarebbe tornati a gareggiare, non è stata facile da gestire. L’estate scorsa si è passati dal non sapere se ci sarebbero state competizio­ni, a correre tantissimo in un mese. Questa situazione è stata molto faticosa.

Da quest’anno credo di avere ritrovato la capacità a focalizzar­mi. Inoltre quando mi sono spostato a Cham, per allenarmi all’Oym, sapevo che ci sarebbero state delle gare indoor. Avere degli appuntamen­ti agonistici in programma, rende tutto assai più semplice in termini di programmaz­ione e di motivazion­e: perché sai per cosa stai facendo lo sforzo. Al contrario, trovare gli stimoli è complicato.

 ?? TI-PRESS ?? Il ventenne di Mosogno è stato protagonis­ta sui 400 m al Galà dei Castelli di Bellinzona, corso a settembre
TI-PRESS Il ventenne di Mosogno è stato protagonis­ta sui 400 m al Galà dei Castelli di Bellinzona, corso a settembre
 ?? TI-PRESS ?? A Torun sarà in pista domani mattina
TI-PRESS A Torun sarà in pista domani mattina
 ?? TI-PRESS ?? Obiettivo: migliorars­i sempre. E le Olimpiadi
TI-PRESS Obiettivo: migliorars­i sempre. E le Olimpiadi
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KEYSTONE A febbraio, 400 m indoor a Macolin

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