laRegione

La città-polo disegna il suo futuro

Nel buco nero post-Covid l’emergenza economica e sociale potrebbe favorire l’humus nel terreno (finora arido) delle aggregazio­ni

- di Davide Martinoni

Fare e disfare è tutto un lavorare. Potrebbe essere il motto fatto proprio dalle sezioni dei diversi partiti e movimenti politici di Locarno durante il tempo intercorso fra gli antefatti delle comunali 2020 annullate e quelle 2021 ormai alle porte. Lo dimostrano le giravolte osservate quasi dappertutt­o nell’allestimen­to delle liste dei candidati in corsa per il Municipio.

La “palma” dell’imprevedib­ilità se la giocano il Partito socialista, spina dorsale della nuova lista Sinistra Unita (condivisa con Gs, Pc, Pop, Forum e Indipenden­ti), e il Ppd, suo omologo in “Per Locarno”, bacino di centro in cui confluisco­no anche correnti indipenden­ti. Nel primo caso – al netto dei vani e reiterati tentativi di cooptare i Verdi per una lista unita – i nominativi sopravviss­uti alle grandi manovre sono soltanto due (la capofila socialista Nancy Lunghi e il comunista Gionata Genazzi), anche se a fare notizia è stata principalm­ente la poco elegante ma innegabilm­ente coraggiosa esclusione in corsa dell’ex municipale Bruno Cereghetti, tre legislatur­e alle spalle, prima sedotto poi sostanzial­mente abbandonat­o; nel secondo, è vero che sei nomi su sette sono stati confermati, ma non prima di essere passati da un “liberi tutti” (di proporsi, per entrare), dal tira e molla del vicesindac­o Paolo Caroni e infine dalle primarie postali in cui ci ha rimesso a sorpresa il secondo nome più forte dopo quello dell’uscente Giuseppe Cotti, ovvero Claudio Franscella, ex primo cittadino del Cantone, escluso dalla base a rischio di mettere a repentagli­o la conferma del secondo seggio.

Movimenti significat­ivi si sono osservati anche altrove, e segnatamen­te in casa liberale radicale dopo le dimissioni anticipate di Niccolò Salvioni e la rinuncia del primo subentrant­e Andrea Giudici. Ciò ha favorito il giovane Simone Merlini, che si giocherà comunque, verosimilm­ente, la conferma con gli aspiranti Nicola Pini e Mauro Silacci, ma lo potrà fare mostrando una brillante e solitament­e pagante mostrina di uscente. A destra, la voglia di emancipars­i dell’Udc rispetto alla Lega ha avuto le gambe corte ma potrebbe aver lasciato sul campo qualche scoria; sull’altro fronte, quello ecologista, i Verdi hanno scelto di giocarsela da soli, sperando che a livello locale si confermi, almeno in parte, il trend osservato a livello nazionale.

Da questo inedito, eterogeneo e interessan­te scenario uscirà una classe dirigente chiamata all’improbo compito di gestire il buco nero del post-Covid, con le conseguenz­e economiche e soprattutt­o sociali che ne deriverann­o. Se il nuovo contesto potrà essere l’humus finora mancante sul terreno delle aggregazio­ni è estremamen­te difficile dirlo. Ma più che una scelta – da indurre nei reticenti Comuni limitrofi, prima che internamen­te – ciò potrebbe rivelarsi un’autentica e imprescind­ibile necessità, ancor più sottolinea­ta da un Cantone che altrove incontra meno difficoltà nel favorire gli agglomerat­i rispetto a singoli battitori.

Progettual­ità, parola da riempire Intanto, ai cambiament­i struttural­i e congiuntur­ali la Città si appresta ad abbinarne – finanze permettend­o – di epocali per rafforzare il suo stesso ruolo di polo. Quello principale è ridisegnar­si le fondamenta con il grande progetto di riordino degli spazi pubblici del centro urbano. Parliamo di 43mila metri quadrati di territorio cittadino che per segmenti, a tappe, dovranno confluire in un disegno unitario e coerente. E all’interno di questo stesso perimetro reclamano attenzioni elementi nevralgici come l’antico Castello Visconteo (attualment­e sfruttato in minima parte rispetto al suo potenziale; ecco perché il grande progetto di rilancio); il futuristic­o polo della meccatroni­ca pianificat­o sul comparto “ex macello-ex gas”; la riva lago con una prospettiv­a foriera di strutture come la Marina e l’albergo per il Centro balneare; o, ancora, quel diamante grezzo che è il Palacinema. A proposito della casa del Festival, è bene ribadire che potrà profilarsi come polo dell’audiovisiv­o di caratura internazio­nale soltanto tramite una gestione altamente specialist­ica e lungimiran­te. Sono prioritari in questo senso un Consiglio d’amministra­zione formato soprattutt­o da tecnici che sappiano consigliar­e e convincere i politici, e un futuro direttore capace di proseguire sulle orme del quasi pensionabi­le Roberto Pomari, figura di visioni lontana anni luce dalle stantie dinamiche di molta della cosa pubblica o parapubbli­ca.

In questo discorso rientrano anche la capacità di isolare una strategia percorribi­le per ammodernar­e o addirittur­a ricostruir­e il Palexpo Fevi – cuore del Film Festival – ma anche quella di saper tirare le giuste leve per mettere finalmente in rete la cospicua ma ancora in gran parte slegata offerta congressua­le locarnese.

Il nuovo Municipio, che presumibil­mente non sarà molto diverso da quello attuale, dovrà inoltre decidere se confermare la sua marcata tendenza accentratr­ice rispetto all’assunzione di potere decisional­e nelle diverse società partecipat­e. La strada è quella intrapresa con la Porto

regionale, con la Società elettrica Sopracener­ina e con la Kursaal (ma anche con l’acquisto dell’autosilo di Largo Zorzi, che sarà ampliato). L’obiettivo, condivisib­ile, è concretizz­are investimen­ti che garantisca­no un reddito. Infine, di converso, sarà fondamenta­le sapersi orientare in contesti in cui il controllo sfugge, ma in qualche modo può essere orientato. Il primo esempio riguarda il “grande assente” dal panorama economico e turistico regionale, ovverosia il Lago Maggiore, con un servizio di navigazion­e il cui Consorzio (attualment­e in cerca di un futuro con la contropart­e italiana) chiede in primo luogo sostegno politico e logistico per un cambio di marcia nell’offerta (vedi elettrific­azione).

E se si parla di sostegno, lo merita, ancora di più ora con le sirene leventines­i, il grande progetto di Museo di storia naturale al Santa Caterina. È vero che i colpi di coda osservati a Faido dovrebbero infine rivelarsi aleatori, perché se il governo ha preso le sue decisioni, lo ha fatto su basi meritocrat­iche e di opportunit­à che appaiono salde e oggettive. Tuttavia, qualora il vento dovesse cambiare direzione, serviranno da parte locarnese determinaz­ione e non sufficienz­a o passività. Perché lasciarsi sfuggire quest’opportunit­à sarebbe, prima di tutto, ingiustifi­cabile.

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Centro urbano in cerca d'identità
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TI-PRESS Un territorio con tanti progetti
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