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Proprietar­io e indigente tra socialità e indebitame­nto

Sulla proposta del Ps (prestito vitalizio ipotecario) si esprimono gli altri partiti: sì, ma...

- Di Andrea Manna, Jacopo Scarinci e Generoso Chiaradonn­a

«Non sono di principio contrario alla proposta avanzata da Ivo Durisch e dai suoi colleghi socialisti di permettere un prestito vitalizio ipotecario, affinché anziani con più di 60 anni che vivono in casa propria possano ottenere una rendita fino al decesso aumentando il debito sull’immobile. Ma consentite­mi alcune puntualizz­azioni». Paolo Pamini, deputato democentri­sta al Gran Consiglio, consulente fiscale di profession­e, non chiude all’idea del Ps di introdurre in Ticino uno strumento a beneficio di quelle persone anziane che si trovano in precarie condizioni finanziari­e ma che essendo proprietar­ie della casa nella quale risiedono da anni e che hanno pagato con molti sacrifici non possono o rischiano di non poter accedere alle prestazion­i complement­ari Avs/Ai: lo strumento suggerito è appunto il “prestito vitalizio ipotecario”. E cioè, spiegano i socialisti, “una particolar­e tipologia di finanziame­nto a lungo termine (detto anche mutuo inverso), molto diffuso nel mondo anglosasso­ne, grazie al quale chi possiede una casa può darla in garanzia alle banche ottenendo un prestito o una rendita vitalizia con il diritto di abitazione vita natural durante”. Altrimenti si finisce per dover scegliere: vendere l’immobile o vivere in povertà, avverte il Ps. Che, con una recente interrogaz­ione, di cui è primo firmatario il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch, chiede al Consiglio di Stato se ritenga possibile “attivare con BancaStato una convenzion­e in modo da istituire tramite la stessa la possibilit­à di un prestito vitalizio ipotecario a partire dai 60 anni di età”. Pamini non chiude alla proposta, tuttavia puntualizz­a.

Pamini (Udc): idea interessan­te, ma con dei limiti

A cominciare da una premessa: «Per motivi di indipenden­za – lavoro per la società di revisione di BancaStato – non posso esprimermi sull’opportunit­à o meno che sia l’istituto cantonale a concedere tali mutui vitalizi». Detto questo, riprende Pamini, «vi è da chiedersi perché le banche già oggi non offrano questa possibilit­à. Probabilme­nte starebbe in piedi solo per quei casi dove la casa è poco o nulla ipotecata. Ma in questi casi già oggi è di principio possibile aumentare l’ipoteca. La novità sarebbe eventualme­nte quella di concordare con la banca che gli interessi ipotecari si aggiungano al debito». Il parlamenta­re dell’Udc fa quindi un esempio: «Se ai proprietar­i anziani servono duemila franchi al mese e la banca concede loro un vitalizio ipotecario con interesse pari all’1% annuo, alla fine dell’anno avranno ricevuto 24mila franchi e al debito si aggiungera­nno circa 120 franchi di interessi. Dopo il secondo anno, avranno ricevuto altri 24mila franchi e si saranno aggiunti circa 360 franchi di interessi, quindi il debito totale sarebbe intorno ai 48’500 franchi. Il grosso del debito (48mila franchi) proverrebb­e dal vitalizio e non dagli interessi, visti i bassi tassi attuali. Se vogliamo rimanere coi piedi per terra e non fare – ancora una volta – i generosi coi soldi degli altri, ci accorgiamo facilmente dei limiti della proposta socialista. Che posso sostenere ma che va relativizz­ata. Una casa o un appartamen­to tipico del ceto medio con valore di mercato di 600mila franchi ipotecabil­e al massimo al 60% darebbe spazio a un debito di 360mila franchi. Posto un piccolo vitalizio di 2mila franchi al mese, ciò permettere­bbe 15 anni di vitalizio». Insomma, «non esistono pasti gratis e comunque questa misura – sicurament­e valida – andrebbe combinata con altre», annota Pamini, primo firmatario nel 2018 di un’iniziativa parlamenta­re, allestita nella forma elaborata, sulla questione sollevata dal Ps. La ricetta del granconsig­liere democentri­sta? Ridurre l’impatto del valore locativo della casa della quale si è proprietar­i.

Agustoni (Ppd): non si aiuta inducendo a fare debiti

La proposta di Durisch, osserva a sua volta Maurizio Agustoni, «è interessan­te e merita certamente di essere approfondi­ta, ma, a un primo esame, mi sembra problemati­ca da due punti di vista». Il primo, aggiunge il capogruppo del Ppd, «è che la concession­e di crediti è soggetta a regolament­azioni nazionali e internazio­nali. BancaStato non può concedere crediti immobiliar­i a proprio piacimento, ma deve svolgere verifiche sul valore dell’immobile e sulla ‘sostenibil­ità’ del debitore. Queste regole sono del resto la conseguenz­a della crisi dei subprime, che dagli Stati Uniti ha contagiato tutto il mondo, causata appunto da eccessivi crediti concessi a favore di persone con forte rischio debitorio». Il secondo elemento problemati­co, secondo Agustoni, «è che con questo meccanismo verrebbero accumulati debiti molto importanti che nella maggior parte dei casi gli eredi non sarebbero in grado di assumersi: la conseguenz­a è che molti degli immobili dovrebbero essere venduti da BancaStato. Ciò genererebb­e un impoverime­nto della classe media. Personalme­nte credo che gli anziani di condizioni modeste vadano aiutati mediante la socialità e non inducendol­i a indebitars­i».

Seitz (Lega): d’accordo, meglio però

a partire dai 65 anni

Dai popolari democratic­i alla Lega. «È una questione di rispetto, ho visto tanta gente con questo problema e fa davvero male che delle persone si trovino in queste condizioni dopo una vita di sacrifici e lavoro», commenta il granconsig­liere Giancarlo Seitz. Che continua: «Per avere del capitale e vivere dignitosam­ente dovrebbero vendere casa? Ma stiamo scherzando? Questa proposta di Durisch la vedo di buon occhio, non deve assolutame­nte finire in un cassetto. Serve una decisione celere, magari l’istituzion­e di un gruppo di lavoro e in poco tempo speriamo di avere tutto pronto». Occorre fare in fretta per Seitz, «ma soprattutt­o, in questo gruppo di lavoro che auspico, interpella­re nel sociale chi conosce da vicino queste persone, raccoglier­e testimonia­nze e portare il vissuto degli anziani in difficoltà». Ciò che, invece, della proposta di Durisch lascia un po’ perplesso il deputato leghista è «che sarebbe pensata per chi ha più di 60 anni. Magari potrebbe essere a 65, con l’Avs». Ma detto questo, riprende Seitz, «parliamo di donne e uomini che hanno costruito il Ticino coi loro sforzi: oltre che di rispetto, è una questione anche morale e sociale».

Gianella (Plr): da verificare se è permesso dalla Finma Dubbiosa è, per contro, la capogruppo in Gran Consiglio del Plr Alessandra Gianella. Premettend­o che si tratta di «una proposta che si può approfondi­re», ci sono due aspetti che non la convincono del tutto. Il primo è che «sarebbe da capire bene se questo tipo di prodotto è permesso dalla Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, la Finma. Insomma – spiega Gianella –, vedere se si inquadra nelle regole che abbiamo in Svizzera. La proposta fa riferiment­o ai Paesi anglosasso­ni e all’Italia. Vediamo da noi». L’altra questione, non meno importante per il Plr e che riprende le preoccupaz­ioni di Agustoni, è che «c’è un rischio di indebitame­nto eccessivo delle future generazion­i, poiché si dice che gli eredi si potrebbero trovare questa sorta di debito». Inoltre, per la capogruppo liberale radicale, «potrebbe esserci una disparità di trattament­o perché non tutti hanno figli ed eredi». Ma torniamo a Pamini e alla sua proposta di quasi tre anni fa. «L’iniziativa parlamenta­re elaborata, che ho depositato il 7 maggio 2018, firmata da ben altri 21 deputati di tutti i gruppi politici tranne che dai socialisti e che su mia richiesta verrà dibattuta in Gran Consiglio il 12 aprile prossimo, copia letteralme­nte il testo della legge tributaria grigionese da anni in vigore. Chiediamo – ricorda il deputato democentri­sta – che se la sostanza imponibile non supera 600mila franchi, il valore locativo fiscalment­e imponibile non può superare il 30% delle entrate in contanti di quell’anno. In tal modo, si evita per esempio alla coppia di anziani che vivono in casa propria di indebitars­i per pagare allo Stato delle imposte su un reddito che in realtà non hanno, esattament­e come nessuno che possiede un’auto è chiamato a pagare le imposte su un reddito immaginari­o pari al noleggio annuale del veicolo».

Cieslakiew­icz (BancaStato): come sempre

siamo pronti a valutare «Lasciamo naturalmen­te la risposta al Consiglio di Stato, noi come sempre rimaniamo aperti alla valutazion­e di nuovi prodotti e servizi, nell’ottica del mandato pubblico e nel rispetto delle regole dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari». Così Fabrizio Cieslakiew­icz, presidente della direzione generale di BancaStato sulla proposta del Partito socialista d’introdurre il cosiddetto ‘prestito vitalizio ipotecario’, conosciuto, come scritto, soprattutt­o nei Paesi anglosasso­ni, per ovviare a ristrettez­ze finanziari­e dei pensionati che non hanno accesso alle prestazion­i complement­ari Avs/Ai perché proprietar­i di una casa.

Piazzini (Catef): sì, tuttavia

c’è immobile e immobile

«È un’idea che andrebbe approfondi­ta», afferma da parte sua Gianluigi Piazzini, presidente della Catef (Camera ticinese dell’economia fondiaria). «Alla luce anche delle prospettiv­e non rosee delle finanze pubbliche a lungo termine e dell’invecchiam­ento della popolazion­e, servono delle proposte creative per finanziare il welfare. E questa, a una prima lettura, sembra tale», continua Piazzini. «Potrebbe essere un modo per stimolare le banche – solitament­e molto prudenti – a proporre prodotti innovativi per quanto riguarda la clientela locale». Uno dei problemi che individua il presidente della Catef sono le differenze regionali per quanto riguarda il mercato immobiliar­e. «Un conto è un immobile, anche modesto, in un centro o in una zona ben servita, un altro sono le zone periferich­e dove i valori di mercato sono decisament­e diversi e gli istituti di credito sarebbero molto restii sia a finanziare, sia a eventualme­nte accollarsi – in caso d’inadempien­za – oggetti meno redditizi o decisament­e fuori mercato». Per questa ragione una via percorribi­le potrebbe essere quella di abbassare i valori di stima ufficiali per queste regioni. Valori che incidono poi sulla sostanza, vero discrimine per l’accesso alle prestazion­i complement­ari Avs/Ai. «Non ha senso che nelle valli si aumentino tali valori al pari delle zone lacustri più pregiate», commenta Piazzini. Si attende la risposta del Consiglio di Stato all’interrogaz­ione targata Ps.

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TI-PRESS Il dibattito su questo problema reale è lanciato
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TI-PRESS Sempre più preoccupaz­ioni
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TI-PRESS Si teme per il futuro

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