laRegione

Cittadini in difesa del ‘cuore’ del paese

Una petizione invoca la salvaguard­ia

- Di Daniela Carugati

A Novazzano c’è un gruppo di cittadini che intende difendere con tutte le sue forze l’identità del ‘cuore’ del paese. Dietro l’angolo (letteralme­nte), lì a due passi dalla casa comunale, c’è un complesso rurale, la corte Belvedere, che vale una sfida e al contempo un’occasione per recuperare un altro pezzo dell’identità locale. Soprattutt­o ora che il progetto residenzia­le contestato dalla Stan, la Società ticinese per l’arte e la natura, è caduto, c’è chi fa il tifo affinché tra il proprietar­io della corte e il Comune si apra un dialogo. È bastato il passaparol­a e attorno all’obiettivo di salvaguard­are il nucleo storico e l’area di verde pubblico si sono stretti in 250. Tanti sono i cittadini che hanno firmato la petizione popolare consegnata ieri nelle mani del segretario comunale Andrea Sala.

La storia potrebbe ripetersi

«A darci la spinta, tempo fa – spiega a ‘laRegione’ uno dei promotori della raccolta firme – è stato proprio il progetto residenzia­le – all’epoca firmato da Mario Botta, ndr –. Di fatto, avrebbe prospettat­o la demolizion­e dell’80 per cento e oltre della sostanza storica del nucleo. Insomma, sarebbe stato un intervento invasivo». L’idea a un drappello di abitanti si è rivelata subito indigesta. Del resto, non è “la prima volta che a Novazzano ci si solleva a tutela del centro del paese. Alla fine degli anni Novanta si è arrivati a lanciare un referendum – vinto il 29 novembre del 1998 – per salvare dalla demolizion­e l’ex casa d’Italia e l’essiccatoi­o. Per comprender­e, oggi, la bontà di quella scelta da parte di una larga maggioranz­a della popolazion­e basta gettare lo sguardo sulla piazza-sagrato. Ed è proprio per allontanar­e le ruspe dalla corte Belvedere che ci si è mobilitati, ancora una volta. A preoccupar­e, ammettono i fautori della petizione, è la stasi in cui si è caduti. «Viene da dire una certa indifferen­za dell’autorità. In altre parole, non si vede la volontà di mettere mano al complesso. Se la demolizion­e non è la strada giusta, non lo è nemmeno l’abbandono. Il nostro intento? Spronare il Comune verso una via d’uscita propositiv­a al fine di rivitalizz­are il nucleo». Il traguardo è ben chiaro e le sottoscriz­ioni recapitate al Municipio rappresent­ano, fanno capire, una testimonia­nza.

Tra identità e visioni

Quali sono le ragioni che guidano il gruppo di cittadini e chi li sostiene? Innanzitut­to, contingent­i, si fa capire, convoglian­do le forze finanziari­e verso una realtà residenzia­le intergener­azionale. Poi c’è la speranza che si possa intavolare un dialogo con il proprietar­io. «Modelli virtuosi ed esempi nel Mendrisiot­to ce ne sono – si rilancia –. E allora perché non pensare a una iniziativa mista, pubblico-privato». Ne va della qualità di vita e dell’abitare, si lascia intendere. D’altro canto, la petizione lo fa capire subito: “Il Comune di Novazzano si distingue nel Mendrisiot­to per la bella serie dei nuclei di Brusata, di Castel di Sotto e tra essi va annoverato anche il nucleo di Novazzano”, che è “patrimonio comune”.

Per i firmatari l’operazione legata all’ex casa d’Italia non va lasciata incompiuta. Quindi, si ribadisce, occorre favorire “il restauro conservati­vo con il mantenimen­to degli aspetti di valore”. Così facendo si contribuir­à, dicono, a promuovere “spazi pubblici d’incontro e di aggregazio­ne a favore della popolazion­e”; senza dimenticar­e la gestione del traffico locale, “affinché il nucleo resti il più possibile un’area pedonale”. Come dire: vade retro operazioni “scriteriat­e”, avanti con “un progetto sostenibil­e e rispettoso del tessuto e della sostanza storica del paese”.

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TI-PRESS/B. GALLI Consegnate 250 firme

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