Cunti beffa l’Ambrì, che gli dà una mano
Un incredibile epilogo frutta due punti al Bienne: i biancoblù pagano l’avvio in sordina
Ambrì – Un finale caotico. Anzi, quasi incredibile. Con una mano sul bastone e l’altra sulla calcolatrice. Per un Ambrì che negli ultimi quattro minuti scarsi di partita se ne becca addirittura diciotto in penalità – di cui però dieci disciplinari sul conto di Flynn, per una carica alla balaustra –, tra cui ben quattro filati sul conto di Michael Fora per una bastonata al volto di Hügli (e per l’ex capitano si tratta della seconda sanzione simile, dopo il ferimento involontario di un avversario in avvio di tempo centrale). Così l’epilogo di serata per la formazione di Luca Cereda si trasforma in un’odissea a 3 contro 5. Con i biancoblù che, stoicamente, stringendo i denti, ma non solo, riescono a portare quel sudato tre pari fino al sessantesimo, costringendo almeno il Bienne a dover andare all’overtime. Quando, crudele, arriva la beffa per i biancoblù. A cinque miseri secondi dalla fine dell’ultimissima sanzione, quella scontata da Trisconi per la panchina dell’Ambrì, che a 55 secondi dalla terza sirena si era fatto trovare sul ghiaccio con un numero eccessivo di giocatori. Quello è il momento del gol-partita, beffa nella beffa, realizzato dal topscorer del Bienne Luca Cunti che prima di quel tiro in tutta la partita non aveva concluso nulla.
È l’epilogo amaro, amarissimo, per un Ambrì costretto a dichiararsi battuto all’ultimo, come martedì a Zugo. Anche se stavolta i biancoblù di Cereda possono comunque consolarsi con un punto, in una partita in cui nuovamente Grassi e compagni (e non è la prima volta) spiccano anche per la loro indisciplina, che si traduce nell’impressionante sequela di inferiorità numeriche, che costano reti (due su quattro: il gol partita di Cunti, come detto, e lo 0-2 di Hügli) ma soprattutto energia. «Il miglior boxplay del mondo – dice Cereda a fine gara – è non prendere penalità». Più chiaro di così.
Anche se, a ben guardare, se c’è un momento in cui i leventinesi ipotecano il loro insuccesso è la prima mezz’ora. Quando il Bienne praticamente s’accampa nel terzo difensivo dell’Ambrì e porta a spasso il disco, collezionando le occasioni da rete: Hofer (traversa), Komarek, Forster, Hügli, Brunner e Rathgeb, tutto questo nel solo primo tempo, dove tra i pali Östlund fa miracoli. Anche se poi il portiere svedese si fa sorprendere da un appoggio da lontano di Rajala, che segna lo 0-1 al 21’32”. Ma dopo il raddoppio di Hügli al 27’ e successivo timeout di Cereda, l’Ambrì rinasce. E ricomincia a giocare come sa, mettendo pressione sul Bienne e impedendogli di avere tanto tempo per decidere cosa fare del disco. Il risultato di tanti sforzi sono i gol di Kostner (in shorthand, oltretutto) e Perlini, che pareggiano il conto in meno di 2’ tra il 34’51” e il 36’33”.
A scoraggiare i padroni di casa non basta neppure il 2-3 ancora di Hügli a 10’ dal sessantesimo: uno scatenato Perlini troverà di nuovo il modo per battere Van Pottelberghe, nella circostanza a 5 contro 4. Prima, però, di un disgraziato finale, in cui, è proprio il caso di dirlo, l’Ambrì decide di farsi male con le proprie mani.
‘I bastoni dovrebbero rimanere sul ghiaccio...’
A Cédric Hächler e ai suoi compagni la sconfitta all’overtime proprio non va giù. «I bastoni dovrebbero rimanere sul ghiaccio, invece di finire in faccia agli avversari – dice il difensore numero 17 –. Già a Zugo avevamo preso penalità inutili: direi che ci siamo battuti da soli».
Tuttavia, già in avvio le cose non andavano come Cereda avrebbe voluto. «Nel primo periodo non siamo mai entrati in partita – continua Hächler –, e i boxplay hanno rotto non solo il ritmo, ma anche l’efficacia dell’impegno sul piano fisico. Poi dopo il 2-0 Cereda ci ha detto che avremmo dovuto giocare il nostro hockey, muovere le gambe e lottare più forte. Che avremmo dovuto rendere la vita più difficile al Bienne, invece di permettergli di fare certe giocate». E il risultato si è visto. «Abbiamo mostrato un buon carattere, rientrando in partita due volte – dice Brendan Perlini, dopo la sua doppietta –. Lo sforzo c’è stato, ma abbiamo preso davvero troppe penalità, e nelle due volte di fila a cinque contro tre abbiamo retto finché abbiamo potuto. E sono deluso, perché non possiamo dire che questo sia un punto guadagnato. Tuttavia dobbiamo guardare avanti, prendere questo punto e guardare alle cose con ottimismo. Ma all’inizio eravamo troppo lenti, dobbiamo lavorare molto meglio».