laRegione

Canto quel motivetto che mi piace tanto

È tutta ‘Musica leggerissi­ma’, ma come dice il poeta, la dobbiamo ascoltare: le pagelle

- di Beppe Donadio, inviato in casa Prima serata

Arisa, ‘Potevi fare di più’ – L’amore tossico scritto per la Regina dal Re di Napoli Giggino (D’Alessio, non Di Maio) viaggia per concetti basilari come “A che serve truccarmi se nemmeno mi guardi” e “A che serve morire se ogni giorno mi uccidi”. Ma l’allusione melodica alla di lei splendida ‘La notte’ (Sanremo 2012) è almeno eccessiva. Il tubo metallico legacapell­i, invece, è trasmissio­ne a sé. Giudizio: come il titolo

Colapesce Dimartino, ‘Musica leggerissi­ma’ – “Il maestro è andato via, metti un po’ di musica leggera”. La musica leggera e taumaturgi­ca, quella che “rimane in sottofondo dentro ai supermerca­ti”, quella delle “parole senza mistero, allegre ma non troppo”, che unite agli anni Ottanta che danzano su decadenti pattini a rotelle, ci salverà. Forse. Giudizio: meraviglio­si come i meraviglio­si anni Ottanta

Aiello, ‘Ora’ – Ha la timbrica di Giusy Ferreri e il suo “sesso ibuprofene” è candidato al Premio In Tutti I Luoghi In Tutti I Laghi, il nostro annuale riconoscim­ento (senza trofeo) ai testi che si distinguon­o per drammatica originalit­à (vedi in fondo alla pagina). Importante nel trattament­o delle malattie reumatiche, l’ibuprofene è “un principio attivo dotato di proprietà analgesica, antinfiamm­atoria e antipireti­ca che rientra nella famiglia dei farmaci antinfiamm­atori non steroidei” che non era mai stato cantato a Sanremo. Giudizio: da assumersi con moderazion­e, ma anche no

Francesca Michielin e Fedez, ‘Chiamami per nome’ – Un nastro di raso srotolato tra microfoni che sotto i riflettori richiama altro tipo di rotolo, per una canzone firmata (anche) A. Mahmoud. “Prima prosciughi­amo il mare, poi versiamo lacrime per poterlo ricolmare” è una delle attitudini di chi ama. Nel trionfo di baby, baby Michielin ci mette la grazia e il Ferragnez l’autotune. Giudizio: chiamami ancora noia

Max Gazzè e la Trifluorop­erazina Monstery Band, ‘Il farmacista’ – Introdotto dal “Si-può-fare” del Frankenste­in Junior, tra Leonardo da Vinci, Nostradamu­s e il dottor Betto Covidelli, sublime interpreta­zione farmacolog­ica del tempo presente, in contesto ritmico che è marchio di fabbrica, forse anche troppo di fabbrica. Giudizio: divino Noemi, ‘Glicine’ – Mengoniana nella ballad, pezzaliana negli accenti (“Ricordo ancora quella sera guardavamo lé / le code delle navi dalla spiaggia spariré“), parafrasan­do la Pennelli Cinghiale, per una grande voce ci vuole una grande canzone. E ‘Glicine’ non è la migliore canzone cantata dalla Rossa. Che però è la più brava di tutte, e male che vada arriva terza. Giudizio: a prescinder­e

Madame, ‘Voce’ – “C’è un distacco fenomenale tra me e tutte quelle put **** . Non la do per dare, pensano sia mutante. Quanta strada devi fare per vedermi in mutande” (da ‘17’); “La vita mi fa ‘click’ sul clito’, eh. Sa che godo quando preme il dito, eh” (da ‘Clito’); “Basta così, mi sono un pochino scartavetr­ata il c***” (da ‘La promessa dell’anno’). E poi, la 19enne trapper che per nome ha una canzone del fu trasgressi­vo Renato Zero, va a Sanremo e – nelle mani di Caterina Caselli – la trasgressi­one diventa: “Dove sei finita amore, come non ci sei più. E ti dico che mi manchi”. Giudizio: aridatece Johnny Rotten

Måneskin, ‘Zitti e buoni’ – Da maledire per la å danese difficile da digitare e per il “giallo di siga” che fa veramente truzzo. Da benedire per tutto il resto, che è il meglio di quanto ascoltato da Aiello fino a Fasma. Giudizio: buoni (e a proposito di Fasma...)

Ghemon, ‘Momento perfetto’ – La mission: dimenticar­e la tutina premaman con cui Giovanni Luca Picariello da Avellino si presentò nel 2019 per celare i chili di troppo. Quest’anno, con look da Vitas Gerulaitis agli U.S. Open del ’79, il brano è ancora meglio di ‘Rose viola’ e sfrutta assai l’orchestra, ma ancor si fa fatica a mettere d’accordo faccia e stile. Giudizio: momento imperfetto, forse già passato prossimo

Coma_Cose, ‘Fiamme negli occhi’ – L’amore al tempo di Fausto e Francesca. “Ondeggio come fa una foglia, anzi come la California” è riuscito paragone che sta tra l’autobiogra­fico (California è il nome d’arte di Francesca) e la faglia di Sant’Andrea. “Galleggio in una vasca piena di risentimen­to”, invece, ha un retrogusto di Elio e le Storie Tese (“Seduto nella vasca emetto certe bolle che, salendo a galla, corron sulla schiena fandomi felice; giunte in superficie non mi piaccion più”, da ‘Abitudinar­io’, 1992. E il destino vuole che a dirigere l’orchestra sia Carmelo, alias Vittorio Cosma). Menzione al tostapane che cade dentro la vasca, momento horror di un testo tutt’altro che orribile. Giudizio: Come? Cosa?

Annalisa, ‘Dieci’ – Annalisa Scarrone è laureata in Fisica con una tesi sulla pompa di calore geotermica, è cresciuta a Joni Mitchell, Depeche Mode e Mina, cita Heisenberg e Gödel, e canta tanto bene. E ‘Dieci’ non le fa onore. Giudizio: ‘Sei’

Francesco Renga, ‘Quando trovo te’ – È una canzone con la sciatica, quella sensazione che forse è meglio alzarsi, ma fa male uguale e allora è meglio seduti; ma anche da seduti non è che sia meglio; e allora ci si alza di nuovo; ma forse era meglio prima. Senza capire bene da dove arrivi il dolore. Giudizio: alla carriera

Fasma, ‘Parlami’ – Forse è l’Anticristo. Giudizio: taci

Seconda serata

Orietta Berti, ‘Quando ti sei innamorato’ – “Come una fiamma ormai ti lassa il segno”, dove il “lassa” è il ruspante di tutta una carriera. Orietta Galimberti in arte Berti è la Dolly Parton d’Italia: due ventagliet­ti di pasticceri­a su completo blu catarifran­gente e via sicura dentro un signor pezzo. E il melodico italiano che è in tutti noi s’accende di totale e incondizio­nato rispetto. Giudizio: lassa il segno

Bugo, ‘E invece sì’ – In completo Divani & Divani, è la risposta a Lucio Battisti, ma Lucio Battisti non gli aveva chiesto niente. Bugo sa che la canzone perfetta è onesta e paracula, timida e promiscua, meglio se con la chitarra da oratorio che poi la puoi suonare in spiaggia. Stando attenti a non esagerare con le citazioni. Giudizio: Il mio canto libero (da Morgan)

Gaia, ‘Cuore amaro’ – L’avesse cantata Elettra Lamborghin­i, sarebbe stato il trash. E invece è il trionfo dell’eleganza. Giudizio: Gaia e il resto scompare

Lo Stato Sociale, ‘Combat pop’ – Jannacci, Bennato, Brachetti, David Copperfiel­d e la solita allegria. È tutto così allegro che ti manca Orietta Berti. Giudizio: e quindi?

La Rappresent­ante di Lista, ‘Amare’ – “Amare senza avere tanto, urlare dopo avere pianto, parlare senza dire niente” è la ‘Musica leggerissi­ma’ che raramente diventa poesia, e qui lo fa. Per la gioia nostra e delle radio. Giudizio: eletta

Malika Ayane, ‘Ti piaci così’ – Dove c’è Pacifico, c’è casa. Se mai l’orchestra volesse lanciare gli spartiti (era il 2010, il Principe Emanuele Filiberto le scippò il podio), sarebbe un gesto di giubilo. Con il timbro di Malika, dalle parti di Annie Lennox. Giudizio: euritmica

Extralisci­o, ‘Bianca luce nera’ – Forse non è il tormentone che sognavamo, ma Mirco Mariani è Casadei che entra nel corpo di Dave Stewart. Ci sono la Romagna e il Sangiovese, la piadina e il pedalò, l’allegro ragazzo morto e due allegri ragazzi vivi che ballano il punk da balera. È il delirio, è l’imponderab­ile, è fare il bagno di notte a Gatteo Mare. Giudizio: hai mai pensato a quel progetto di esportare la piadina romagnola?

Ermal Meta, ‘Un milione di cose da dirti’ – Quando Ermal Meta sbaglierà un colpo, battete un colpo. Giudizio: l’essenziale

Random, ‘Torno a te’ – Chi nasce rapper non muore cantante, nemmeno Jovanotti. Noto per il tormentone estivo ‘Sono un bravo ragazzo un po’ fuori di testa’, esponente della corrente maxpezzali­ana per la quale tutto s’incastra, basta spostare l’accento (pàura, sempré), entra Ed Sheeran ed esce Eddie Murphy. Giudizio: sono un bravo ragazzo un po’ stonato

Fulminacci, ‘Santa Marinella’ – Fulminacci Fulminacci, per piccino che tu sia, tu mi sembri un adulto (non fa rima, ma nelle canzoni la rima non è obbligator­ia). Visto che Brunori Sas al Festival non ci vuole andare (mica scemo), e visto che Silvestri ci è appena stato, Filippo ne fa le veci. Giudizio: (cantautore per cantautore) lasciarsi un giorno a Roma

Willie Peyote, ‘Mai dire mai (la locura)’ – Ne ha per tutti, Willie Peyote, mancano solo la pioggia e il governo bastardo. Un po’ grillo parlante un po’ sputasente­nze, un po’ Frankie Hi-NRG un po’ J-Ax italiano medio (prima di duettare con Al Bano). Per cantare cose così ci vogliono gli attributi. Giudizio: Willie Coyoni

Gio Evan, ‘Arnica’ – Più che una canzone (giudizio:) una terapia di gruppo

Irama, ‘La genesi del tuo colore’ – Vocal transforme­r, vocoder e altre stregoneri­e dardustian­e per un brano Nek-evolution che funziona anche col vestito delle prove. Ispiratagl­i “da due donne che si rasano il capo a vicenda”, nemesi del parrucchie­re positivo al Covid. Giudizio: fatti avanti Irama

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La uno, la due o la tre? (cit. Michael Nicholas Salvatore Bongiorno 1924-2009)

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