Test gratuiti e a tappeto Il governo cambia marcia
Il Consiglio federale cambia strategia. A ognuno cinque kit fai da te al mese.
Nelle aziende e nelle scuole, ma anche a casa: il Consiglio federale annuncia un’estensione della strategia di test. I costi saranno assunti integralmente dalla Confederazione.
«Un cambiamento molto importante». Che arriva «al momento giusto». Quando ormai esistono sufficienti disponibilità di test e capacità di analisi in laboratorio. Così il ministro della sanità Alain Berset inquadra il previsto, «massiccio sviluppo» della strategia di test della Confederazione, «elemento fondamentale» nella lotta alla pandemia. Il Consiglio federale ha annunciato ieri che dal 15 marzo – per “accompagnare le fasi di riapertura graduale”, e parallelamente alle vaccinazioni – si assumerà i costi di tutti i test anti-coronavirus. Arriveranno anche kit gratuiti per chiunque. Una decisione definitiva verrà presa venerdì prossimo, dopo aver consultato i Cantoni. Costo stimato dell’operazione: oltre un miliardo di franchi.
Non è la prima volta che la strategia viene adeguata. Oggi la Confederazione non finanzia soltanto i test delle persone con sintomi. Da dicembre si fa carico anche di quelli delle persone senza sintomi nelle case per anziani e nelle scuole, così come di quelli necessari per prevenire e spegnere sul nascere puntuali focolai. Dal 15 marzo, come detto, tutti i test saranno pagati da Berna. Nel frattempo sono ormai una decina i Cantoni, principalmente della Svizzera tedesca, ad aver sottoposto a febbraio alla Confederazione i loro piani per un depistaggio sistematico.
Nelle aziende, a scuola e a casa
Chi si reca al lavoro, a scuola o all’università sarà controllato a ripetizione con test salivari di gruppo. L’obiettivo è di eseguirli su circa il 40% della ‘popolazione mobile’, ha indicato in una conferenza stampa Berset. Non si tratta di rimpiazzare i piani di protezione, bensì di rafforzarli, puntualizza il Consiglio federale in una nota.
La partecipazione è facoltativa. «Non possiamo obbligare nessuno» a testare e a farsi testare, ha spiegato il ministro della sanità. L’idea è di creare un incentivo. Le aziende che una volta alla settimana testano l’80% dei loro dipendenti ne trarranno «un immenso vantaggio»: verranno esentate dall’obbligo di quarantena per le persone di contatto. In altre parole: le lavoratrici e i lavoratori che dovessero risultare positivi andranno in isolamento, mentre i loro colleghi – previa conferma della loro negatività – non saranno sottoposti a quarantena (i famigliari di chi è risultato positivo invece sì, come finora). Soddisfatte le organizzazioni economiche. L’Unione svizzera delle arti e mestieri si rallegra per il fatto che il Consiglio federale “abbia accolto la sua richiesta di estendere i test”. L’Usam ribadisce tuttavia la sua rivendicazione: rapida fine del semi-confinamento e dell’obbligo del telelavoro. Anche Economiesuisse saluta favorevolmente una decisione che considera in linea con “una richiesta portata avanti da mesi”.
Il Consiglio federale intende inoltre facilitare l’accesso ai test fai da te. L’idea è che chiunque possa sottoporvisi regolarmente, anche se non accusa sintomi. Ognuno potrà ritirare in farmacia fino a cinque test al mese, senza pagare nulla. Al momento non sono disponibili sufficienti informazioni circa la loro affidabilità. Per questo motivo l’Ufficio federale della sanità pubblica non ha ancora dato il nullaosta al loro impiego. L’approvazione dovrebbe arrivare a inizio aprile, ha detto Berset. Intanto, la Confederazione assumerà anche i costi dei test rapidi effettuati (anche su asintomatici e frontalieri) nelle farmacie e nei centri appositi.
Anche rischi
L’estensione della strategia di test comporta determinati rischi, ammette l’esecutivo. Anzitutto perché ogni risultato fornisce soltanto un’istantanea. Inoltre, i test fai da te “sono molto meno affidabili” dei test Pcr (vedi infografica). Un risultato negativo può anche dare un senso di falsa sicurezza e indurre a comportamenti superficiali, si legge nella nota governativa. Per questa ragione bisogna continuare a indossare la mascherina, a tenersi a distanza e a rispettare le regole igieniche, ha insistito Berset. È necessario poi che le persone risultate positive a un test rapido o a un test fai da te si sottopongano a un test Pcr di conferma e si mettano immediatamente in isolamento.
Ma le incognite sono anche di altro tipo. Resta da appurare se per partecipare a determinate manifestazioni o per accedere a determinati settori possa essere richiesto un test negativo. Un teatro, ad esempio, potrà lasciar entrare solo chi è in grado di produrne uno? L’interrogativo è legittimo ma prematuro, ha affermato Alain Berset rispondendo alla domanda di un giornalista. Facciamo un passo alla volta, ha aggiunto.