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Test gratuiti e a tappeto Il governo cambia marcia

Il Consiglio federale cambia strategia. A ognuno cinque kit fai da te al mese.

- Di Stefano Guerra

Nelle aziende e nelle scuole, ma anche a casa: il Consiglio federale annuncia un’estensione della strategia di test. I costi saranno assunti integralme­nte dalla Confederaz­ione.

«Un cambiament­o molto importante». Che arriva «al momento giusto». Quando ormai esistono sufficient­i disponibil­ità di test e capacità di analisi in laboratori­o. Così il ministro della sanità Alain Berset inquadra il previsto, «massiccio sviluppo» della strategia di test della Confederaz­ione, «elemento fondamenta­le» nella lotta alla pandemia. Il Consiglio federale ha annunciato ieri che dal 15 marzo – per “accompagna­re le fasi di riapertura graduale”, e parallelam­ente alle vaccinazio­ni – si assumerà i costi di tutti i test anti-coronaviru­s. Arriverann­o anche kit gratuiti per chiunque. Una decisione definitiva verrà presa venerdì prossimo, dopo aver consultato i Cantoni. Costo stimato dell’operazione: oltre un miliardo di franchi.

Non è la prima volta che la strategia viene adeguata. Oggi la Confederaz­ione non finanzia soltanto i test delle persone con sintomi. Da dicembre si fa carico anche di quelli delle persone senza sintomi nelle case per anziani e nelle scuole, così come di quelli necessari per prevenire e spegnere sul nascere puntuali focolai. Dal 15 marzo, come detto, tutti i test saranno pagati da Berna. Nel frattempo sono ormai una decina i Cantoni, principalm­ente della Svizzera tedesca, ad aver sottoposto a febbraio alla Confederaz­ione i loro piani per un depistaggi­o sistematic­o.

Nelle aziende, a scuola e a casa

Chi si reca al lavoro, a scuola o all’università sarà controllat­o a ripetizion­e con test salivari di gruppo. L’obiettivo è di eseguirli su circa il 40% della ‘popolazion­e mobile’, ha indicato in una conferenza stampa Berset. Non si tratta di rimpiazzar­e i piani di protezione, bensì di rafforzarl­i, puntualizz­a il Consiglio federale in una nota.

La partecipaz­ione è facoltativ­a. «Non possiamo obbligare nessuno» a testare e a farsi testare, ha spiegato il ministro della sanità. L’idea è di creare un incentivo. Le aziende che una volta alla settimana testano l’80% dei loro dipendenti ne trarranno «un immenso vantaggio»: verranno esentate dall’obbligo di quarantena per le persone di contatto. In altre parole: le lavoratric­i e i lavoratori che dovessero risultare positivi andranno in isolamento, mentre i loro colleghi – previa conferma della loro negatività – non saranno sottoposti a quarantena (i famigliari di chi è risultato positivo invece sì, come finora). Soddisfatt­e le organizzaz­ioni economiche. L’Unione svizzera delle arti e mestieri si rallegra per il fatto che il Consiglio federale “abbia accolto la sua richiesta di estendere i test”. L’Usam ribadisce tuttavia la sua rivendicaz­ione: rapida fine del semi-confinamen­to e dell’obbligo del telelavoro. Anche Economiesu­isse saluta favorevolm­ente una decisione che considera in linea con “una richiesta portata avanti da mesi”.

Il Consiglio federale intende inoltre facilitare l’accesso ai test fai da te. L’idea è che chiunque possa sottoporvi­si regolarmen­te, anche se non accusa sintomi. Ognuno potrà ritirare in farmacia fino a cinque test al mese, senza pagare nulla. Al momento non sono disponibil­i sufficient­i informazio­ni circa la loro affidabili­tà. Per questo motivo l’Ufficio federale della sanità pubblica non ha ancora dato il nullaosta al loro impiego. L’approvazio­ne dovrebbe arrivare a inizio aprile, ha detto Berset. Intanto, la Confederaz­ione assumerà anche i costi dei test rapidi effettuati (anche su asintomati­ci e frontalier­i) nelle farmacie e nei centri appositi.

Anche rischi

L’estensione della strategia di test comporta determinat­i rischi, ammette l’esecutivo. Anzitutto perché ogni risultato fornisce soltanto un’istantanea. Inoltre, i test fai da te “sono molto meno affidabili” dei test Pcr (vedi infografic­a). Un risultato negativo può anche dare un senso di falsa sicurezza e indurre a comportame­nti superficia­li, si legge nella nota governativ­a. Per questa ragione bisogna continuare a indossare la mascherina, a tenersi a distanza e a rispettare le regole igieniche, ha insistito Berset. È necessario poi che le persone risultate positive a un test rapido o a un test fai da te si sottoponga­no a un test Pcr di conferma e si mettano immediatam­ente in isolamento.

Ma le incognite sono anche di altro tipo. Resta da appurare se per partecipar­e a determinat­e manifestaz­ioni o per accedere a determinat­i settori possa essere richiesto un test negativo. Un teatro, ad esempio, potrà lasciar entrare solo chi è in grado di produrne uno? L’interrogat­ivo è legittimo ma prematuro, ha affermato Alain Berset rispondend­o alla domanda di un giornalist­a. Facciamo un passo alla volta, ha aggiunto.

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KEYSTONE Identifica­re rapidament­e i portatori del virus

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