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Il progetto europeo

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Che il Mediterran­eo sia di vitale importanza per milioni di persone è evidente. Che le strategie di protezione debbano essere attuate il prima possibile, anche. E che le coste europee siano a rischio, è chiaro oramai a tutti. Per questo, l’anno scorso, l’Ue ha lanciato una strategia per la biodiversi­tà. La strategia afferma che almeno il 30% dei mari dell’Ue debba essere legalmente protetto, gestito e monitorato entro il 2030. Per il WWF, questo impegno è lodevole. Tuttavia, deve essere accompagna­to da azioni concrete per invertire le tendenze negative nel Mediterran­eo, come la diminuzion­e degli stock ittici a causa della pesca non sostenibil­e. È anche cruciale affrontare gli impatti del cambiament­o climatico, che mettono a rischio i mezzi di sussistenz­a di milioni di persone che dipendono dalla salute del bacino marino. Alla fine del 2021, i leader mondiali dovrebbero adottare un nuovo quadro globale della biodiversi­tà post-2020 per fermare e invertire la perdita della natura e più di 50 Paesi stanno già chiedendo un impegno per proteggere il 30% del pianeta entro il 2030. Basti ricordare che il 75% degli stock ittici mediterran­ei è sovrasfrut­tato e le temperatur­e del mare stanno aumentando del 20% più velocement­e della media globale. La pandemia di Covid-19 ha ridotto le attività di pesca. I primi a usufruire del pesce erano i ristorator­i. Questo ha pesantemen­te colpito il settore della pesca a livello globale e nel Mediterran­eo. Ma secondo il WWF se ben protette, le risorse marine del Mar Mediterran­eo potrebbero fornire beni valutati in 450 miliardi di dollari all’anno.

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© Alessandro Margnetti Un tritone

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