laRegione

Gli orsi digitali se ne vanno senza rumore

Quello che resta, di una giuria e di un non festival che ha voluto un palmarès

- Di Ugo Brusaporco

C’è un’attualità immensa da pensare in ‘Természete­s fény’ (Natural Light) dell’ungherese Dénes Nagy, premiato per la miglior regia a questa Berlinale digital: una frase, un racconto, che viene fatto al protagonis­ta, un sottuffici­ale ungherese, destinato dalla Germania nazista a controllar­e tra il 1941 e il 1944 un vasto territorio tra Ucraina e Unione Sovietica infestato da partigiani comunisti, da un ufficiale suo superiore e amico. Un racconto che dice di un bambino assaltato da un orso e salvato da un cane. L’ufficiale dice di un cane che diventa il solo e irrinuncia­bile amico di quell’uomo che ha appena bruciato vivi gli abitanti di un villaggio, un fedele amico che gli arsi vivi non hanno. Un’umanità che ha come riferiment­o i cani fa pensare non solo ai lager nazisti, o a ‘Umberto D’ di Vittorio de Sica, o alle pubblicità che invadono il piccolo schermo e non solo, ma all’impossibil­ità di una vera esistenza umana che ancora il film di Dénes Nagy mette in discussion­e.

Di più, un film come troppi ignorati dalla giuria guidata dalla ungherese Ildikó Enyedi e non dimentichi­amo composta dall’israeliano Nadav Lapid, dalla rumena Adina Pintilie, dall’iraniano Mohammad Rasoulof, dall’italiano Gianfranco Rosi e dalla bosniaca Jasmila Žbani, che ha lasciato fuori palmarès il più provocante dei quindici film in questa competizio­ne senza stelle luminescen­ti.

Pensiamo a un film come ‘Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt?’ (Cosa vediamo quando guardiamo il cielo?) del georgiano Alexandre Koberidze, forse l’unico film della competizio­ne capace di raccoglier­e la modernità del nostro confuso tempo. Un film che si ambienta favolistic­amente nel mondiale del 2014 senza dimenticar­e ‘Un’estate italiana’ di Giorgio Moroder cantata da Gianna Nannini nel mondiale 1990. Un film sulla gioia del calcio e dell’amore, sull’oggi precario ma sopportabi­le, sulla fotografia e il cinema che mentono sulla realtà. Su un pallone che calciato dai bambini finisce sulle onde di un fiume agitato. Sulle bambine che riscattano il loro non essere maschi vincendoli a pallone. Un film sulla casualità del vivere e del futuro.

Un film che non poteva interessar­e a una giuria incapace di uscire dal cliché di un Orso d’Oro annunciato come è stato l’atteso ‘Babardeal cu bucluc sau porno balamuc’ (Bad Luck Banging or Loony Porn) di Radu Jude, un film che accontenta ma non sorprende.

Il Gran Premio della Giuria è andato a un film carico di già visti come ‘Guzen to sozo’ (Wheel of Fortune and Fantasy) di un retorico Ryusuke Hamaguchi, Quasi necessario, e vediamo la mano del giurato italiano, il Premio della Giuria al didattico ‘Herr Bachmann und seine Klasse’ (Mr Bachmann and His Class) di Maria Speth: un film sulla scuola, la maggior vittima di questa pandemia ma anche delle politiche statali e civili precedenti, che però non ha la potenza di ‘Entre les murs’ diretto nel 2008 da Laurent Cantet, ma è onesto nel suo dire.

Il premio Miglior performanc­e da protagonis­ta, che da quest’anno sopperisce ai premi per il miglior attore e alla miglior attrice in nome di una pari dignità interpreta­tiva – fatto che ha già provocato grosse polemiche, che in questo momento non affrontiam­o lasciando al lettore le sue consideraz­ioni – è andato a Maren Eggert per ‘Ich bin dein Mensch’ (I’m Your Man) di Maria Schrader. E ancora il premio per Best Supporting Performanc­e (attore o attrice non protagonis­ta) a Lilla Kizlinger per ‘Rengeteg - mindenhol látlak’ (Forest - I See You Everywhere) di Bence Fliegauf. Sembra quasi dovuto l’Orso d’argento per la sceneggiat­ura a Hong Sangsoo per il suo ‘Inteurodeo­ksyeon’ (Introducti­on) film che non esce dalla sua linea autoriale. Mentre come sempre troviamo sovrabbond­ante e consolante il premio per un eccezional­e contributo artistico a Yibrán Asuad per il montaggio di ‘Una película de policías? (A Cop Movie) di Alonso Ruizpalaci­os, di certo un film non “eccezional­e”. Ma questo è quello che resta, di una giuria e di un non festival che ha voluto un palmarès.

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KEYSTONE I premi, in attesa del ‘Summer Special’ di giugno
 ?? KEYSTONE ?? Maren Eggert, miglior interprete
KEYSTONE Maren Eggert, miglior interprete
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Orso d’oro scontato per Radu Jude

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