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Emmanuel Pfirter

- DI CRISTINA PINHO FOTOGRAFIE © TI-PRESS / SAMUEL GOLAY

Fin da quando a sei anni ha picchiato per la prima volta una bacchetta su dei piatti e un rullante, Emmanuel Pfirter ha trovato nell’atto del suonare una dimensione d’espression­e privilegia­ta. Trent’anni e molti colpi dopo, fare musica per lui mantiene l’impellenza di quelle passioni che danno una carica speciale alla vita. “Ho cominciato a suonare da molto piccolo e a 16 anni sono entrato nella mia prima band – racconta riavvolgen­do il nastro della sua esperienza di batterista –. In 20 anni sono stato membro di diverse formazioni in Ticino ma anche in Italia e nel Canton Vaud, esibendomi in circa 200 concerti, con tour che hanno toccato pure Germania e Inghilterr­a”. Il tipo di musica? “Ho fatto parte prevalente­mente di gruppi rock e metal, anche se mi è capitato di suonare pure in qualche complesso funky, blues e progressiv­e. Attualment­e sto con i Mujo, siamo quattro vecchi volponi amici da tempo, e creiamo sonorità che sono un misto tra grunge e groove metal”. A causa della pandemia però l’esplosivit­à dei pezzi si trova da quasi un anno confinata in una sala prove: “Anche se molto meno rispetto a un tempo, continuiam­o a trovarci con le dovute precauzion­i. Speriamo di poter riportare quanto prima la nostra musica dagli scantinati ai palchi”. Fin qui il ritratto di un musicista da open air o locali undergroun­d, da ascoltare facendo headbangin­g con una birra fresca in mano.

Jekyll & Hide

E poi c’è quell’altro Emmanuel – lui parla di Mr. Hyde e Dr. Jekyll – che da 5 anni a questa parte, parallelam­ente, crea musica melodica e meditativa con l’handpan. “Si tratta di uno strumento a percussion­e che si suona prevalente­mente con le mani. L’ho conosciuto poco dopo che è stato inventato, qua in Svizzera, da una coppia di bernesi. Erano gli inizi degli anni 2000, all’epoca ero un ragazzino e non me lo potevo permettere visto il costo abbastanza importante”. Lo strumento è ancora piuttosto di nicchia, ma negli ultimi anni sta conoscendo una diffusione sempre più ampia e in rete si trovano svariati tutorial che ne spiegano le basi. “Io ho imparato prendendo spunto qua e là, e sperimenta­ndo. Mi è risultato abbastanza immediato perché oltre alla batteria so suonare diversi altri strumenti a percussion­e come ad esempio il djembe e il cajon”.

Una delle caratteris­tiche dell’handpan che ha conquistat­o Emmanuel è la possibilit­à di portarlo ovunque: “Che sia a una grigliata o intorno a un fuoco, crea subito un ambiente suggestivo”. E il suo luogo preferito per suonarlo è proprio all’aperto, in mezzo alla natura, da solo o seduto su una coltre di neve accanto a una mucca scozzese che, come testimonia un video, sembra apprezzare. “In quei momenti entro in connession­e con quanto mi sta intorno e allo stesso tempo riesco a evadere dalla quotidiani­tà per lo spazio di una parentesi. Questo mi è molto d’aiuto, soprattutt­o nel particolar­e periodo storico che stiamo vivendo”.

In viaggio fra mondi musicali

Durante il confinamen­to dovuto al virus, complice il maggior tempo a disposizio­ne, ha lavorato all’incisione del suo secondo album a base handpan. Dedicati ai suoi due figli nati in contempora­nea alla loro creazione, entrambi sono stati da lui interament­e autoprodot­ti. “Il primo,

Astral Dimension, è venuto alla luce un po’ per caso. Avevo iniziato a registrarm­i mentre suonavo per potermi riascoltar­e. Poi pian piano ho intravisto la possibilit­à di farne qualcosa di più. Invece

Multiverso che è uscito in dicembre, l’ho concepito intenziona­lmente”. Al suo interno, assieme all’handpan, si trovano 15 strumenti diversi, dalla chitarra al flauto, dal djembe alle campane tibetane, tutti suonati da Emmanuel. L’unica traccia non sua è quella del ‘canto dell’universo’, risultato di una sua foto fatta dal telescopio spaziale Hubble tradotta in musica dalla Nasa. “Ogni brano racconta una storia anche se non c’è un testo. Si tratta di piccoli mondi a sé stanti che però stanno bene anche insieme”. L’accoglienz­a, spiega con entusiasmo, è stata sopra le sue migliori aspettativ­e. “Da quando è uscito ci sono state parecchie persone che mi hanno chiesto una copia del cd. L’ho spedito nel resto della Svizzera, in Italia, in Spagna e ora sto per mandarne uno in Ecuador”. Anche sui classici portali di musica in streaming i numeri degli ascolti attestano un interesse senza confini. “Non sono famoso nella comunità online dell’handpan, ma nemmeno proprio sconosciut­o. Il mio scopo comunque non è mai stato di arricchirm­i o fare un disco d’oro – ride –, sono sempliceme­nte mosso dal piacere di condivider­e con gli altri la mia musica. Perciò quando qualcuno mi scrive per dirmi che ha ascoltato una mia canzone o che la usa per fare yoga, per me questo vale tutto”.

 ??  ?? Nato nel 1984, autentico momò, ha sempre vissuto nel Mendrisiot­to, tranne durante i tre anni in cui è stato nel Canton Vaud per formazione e lavoro. Di profession­e fisioterap­ista, gestisce uno studio, collabora con una casa anziani del territorio e fa visite a domicilio ai pazienti. Con la sua compagna di vita ha due bimbi, uno di tre anni e uno nato pochi mesi fa. E poi nella sua esistenza c’è la musica, quella dai colpi possenti e quella su cui le sue mani sembrano danzare.
Nato nel 1984, autentico momò, ha sempre vissuto nel Mendrisiot­to, tranne durante i tre anni in cui è stato nel Canton Vaud per formazione e lavoro. Di profession­e fisioterap­ista, gestisce uno studio, collabora con una casa anziani del territorio e fa visite a domicilio ai pazienti. Con la sua compagna di vita ha due bimbi, uno di tre anni e uno nato pochi mesi fa. E poi nella sua esistenza c’è la musica, quella dai colpi possenti e quella su cui le sue mani sembrano danzare.
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