laRegione

I reati finanziari e il criptoparl­amento

- di Andrea Manna

Il sostituto procurator­e generale Andrea Maria Balerna e il responsabi­le della Polizia giudiziari­a Thomas Ferrari sono stati chiarissim­i a proposito della criminalit­à finanziari­a: occorre essere “consapevol­i della sua pericolosi­tà sociale”; è come “un cancro, in grado di intaccare l’intero tessuto economico”. Parole pronunciat­e ieri mattina nella conferenza stampa indetta da Ministero pubblico e forze dell’ordine per fare il punto sulle inchieste riguardant­i malversazi­oni di vario genere commesse o tentate in Ticino. Nel pomeriggio il Gran Consiglio, un sordo Gran Consiglio, con quarantott­o voti favorevoli e trentasei contrari, ha aperto le porte alla possibilit­à per i cittadini di pagare determinat­i servizi erogati dal Cantone in bitcoin, cioè con la più nota delle criptovalu­te, che non sono certo fra gli strumenti più trasparent­i. Per la precisione la maggioranz­a parlamenta­re ha detto sì a un progetto pilota. D’accordo. Ma il segnale che giunge dal Palazzo della politica cantonale è preoccupan­te. A nulla sono serviti i moniti dei rappresent­anti delle autorità penali inquirenti.

Vani i moniti di Balerna e Ferrari. Vani anche, in particolar­e, quelli formulati in precedenza, nero su bianco, dal capitano della Cantonale Orlando Gnosca, interpella­to dalla Gestione durante l’esame commission­ale del dossier. Le consideraz­ioni dell’ufficiale sono state inserite, dai rispettivi relatori, sia nel rapporto di minoranza sia nel rapporto di maggioranz­a poi accolto dal plenum. “Come forze dell’ordine, osserviamo il tema delle criptovalu­te soprattutt­o dal punto di vista degli illeciti che con esse vengono commessi e che proprio per questo aspetto di grande anonimato sono usate massicciam­ente in tutti gli ambiti illegali”.

E ancora: “Da decenni la comunità internazio­nale sta lottando contro i reati legati al denaro contante, ora ci troviamo di fronte a una nuova entità che sostituisc­e il denaro contante e che è ancora più facilmente occultabil­e”. Questo e altro ha scritto all’indirizzo della commission­e parlamenta­re il capo del Reparto giudiziari­o 1 della Polizia cantonale, del quale fanno parte, oltre alla Scientific­a, le sezioni investigat­ive che indagano sui reati finanziari, su quelli contro il patrimonio e sui reati informatic­i. Niente da fare. Il Gran Consiglio ha deciso di procedere comunque: vai con il test. È una sorta di cortocircu­ito istituzion­ale, con la polizia e la magistratu­ra che predicano una cosa e la politica che ne fa un’altra. Disorienta­nte, come minimo.

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