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Ecocentri: proposte e interrogat­ivi

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Sull’esempio di quanto già fatto in taluni ecopunti di Bellinzona, si posino schermatur­e naturali in modo da mascherare quelli ubicati nelle zone più sensibili; si preveda inoltre un’apposita regolament­azione che ne impedisca l’utilizzo durante la notte; e, in caso di provata necessità, si installi la videosorve­glianza per monitorare eventuali abusi da parte dell’utenza. È la triplice richiesta che il consiglier­e comunale Tiziano Zanetti (Plr) ha inserito in una mozione prendendo spunto dal disturbo arrecato al vicinato dall’attività dell’ecopunto situato in zona Pian Lorenzo a Daro, a un centinaio di metri dal Montebello. “Purtroppo – scrive – alcuni ecopunti si trovano in zone discretame­nte abitate e a causa del loro utilizzo inappropri­ato rappresent­ano talvolta un disturbo per i concittadi­ni residenti nelle vicinanze: scarico di bottiglie a tutti gli orari, deponie di diverso materiale al di fuori degli appositi contenitor­i e quant’altro”. Da qui la proposta d’implementa­re dei correttivi laddove necessario, consideran­do che “in tutta la città sono sparse diverse zone di raccolta che hanno la loro grande importanza e vengono gestite adeguatame­nte dal preposto servizio comunale”.

‘Perché esternaliz­zare?’

Una serie di domande sul personale addetto agli ecocentri di Bellinzona viene poi posta dalle consiglier­e comunali Mps Monica Soldini e Angelica Lepori, preoccupat­e dal fatto che determinat­e operazioni siano appaltate a ditte esterne anziché svolte da operai della Città. Da qui la richiesta affinché “le attività esternaliz­zate siano integrate nell’organico comunale”. L’interrogaz­ione prende spunto dalla recente messa in esercizio del nuovo ecocentro all’ex Birreria di Carasso: “L’occasione è propizia per capire quali e quante attività sono esternaliz­zate, qual è il loro costo e quante persone sono occupate. Da nostre informazio­ni, per esempio, una ditta terza svolge almeno sei viaggi al giorno di benne dall’ecocentro di Carasso verso i vari centri di raccolta e discariche. Vi è inoltre l’attività di sorveglian­za all’entrata svolta almeno per tre mezze giornate da una ditta di sicurezza”. Da qui la richiesta al Municipio affinché esponga i rispettivi costi sopportati e spieghi come mai non si sia pensato di svolgere queste attività in proprio.

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Un classico esempio di disturbo: chi getta di notte

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