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Quella Coppa tra sogno e realtà

Renzetti punta tutto sul trofeo, Jacobacci frena per non mettere troppa pressione sui suoi

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«Tutta la vita la Coppa». Non ha dubbi Angelo Renzetti e non ne avevamo nemmeno noi su quale sarebbe stata la risposta del presidente alla domanda se preferireb­be, dovendo scegliere, che il suo Lugano chiudesse secondo in Super League o che vincesse la Coppa Svizzera. In fondo, in entrambi i casi (così come se dovessero chiudere terzi in campionato) i bianconeri centrerebb­ero la qualificaz­ione all’Europa Conference League (più precisamen­te al secondo dei quattro turni preliminar­i previsti per accedere alla fase a gruppi della nuova competizio­ne dell’Uefa) e l’amore del numero uno del club luganese per l’ex trofeo Sandoz, solo sfiorato nel 2016 con la sconfitta in finale contro lo Zurigo, è cosa nota.

«La Coppa mi ha sempre affascinat­o in modo particolar­e, sono partite complicate, da dentro o fuori, grazie alle quali però in tre o quattro impegni puoi essere protagonis­ta e alzare al cielo un trofeo», ci conferma l’imprendito­re locarnese alla vigilia del quarto di finale tra il Lugano e il Lucerna dell’ex Fabio Celestini, in programma oggi alle 17 a Cornaredo. Un match che, come dichiarato dallo stesso Renzetti dopo il successo 1-0 di sabato in campionato sul Losanna, in caso di vittoria “cambierebb­e la vita” ai ticinesi… «Mi riferivo più che altro alle prospettiv­e per questo finale di stagione: il successo sui vodesi ci ha permesso di raggiunger­e quota 40 punti in campionato e anche se alla luce di come sta andando la stagione non possiamo ancora dirci del tutto tranquilli, battere pure il Lucerna rappresent­erebbe un bel passo avanti verso i nostri obiettivi e darebbe anche grande slancio alla squadra per lo sprint finale. Pur senza pubblico, giocarci questo quarto di finale in casa rappresent­a un bel vantaggio che dobbiamo sfruttare. Poi ci mancherebb­e una sola vittoria per arrivare in finale, che a sua volta sarebbe ancora un altro discorso, se non un altro sport. Ma non dobbiamo guardare troppo avanti, sia per quel che riguarda la Coppa sia per il campionato, rischierem­mo di farci male da soli, per cui cominciamo a battere il Lucerna e poi vedremo, partita dopo partita».

Certo è che la prospettiv­a di chiudere la ferita apertasi nel 2016 e mettere in bacheca il primo trofeo della sua gestione, per Renzetti è parecchio allettante… «E penso anche che me lo meriterei. C’è gente che vive ancora adesso su un gol segnato all’Inter o su una coppa vinta, io in dieci-undici anni di attività non ho ancora conquistat­o trofei, con la Coppa perlomeno qualche anno ci vivrei. Scherzi a parte, ci tengo molto e i ragazzi lo sanno».

Il tecnico: ‘Sul piano fisico di più non

possiamo fare, nel gioco invece sì’

A guidare i “ragazzi”, un Maurizio Jacobacci pure lui conscio dell’importanza che la Coppa riveste per il suo presidente e a sua volta desideroso di vedere la sua squadra approdare in semifinale, ma che allo stesso tempo da buon allenatore cerca di tenere la pressione per la sfida con i lucernesi a livelli gestibili… «Vincere significhe­rebbe passare il turno ed essere in semifinale, ma poi servirebbe­ro ancora una vittoria per accedere all’ultimo atto e un’altra per mettere le mani sul trofeo, per cui siamo ancora lontani dall’obiettivo finale – mette in chiaro il tecnico bianconero, che dal canto suo sulla domanda rivolta anche al presidente Renzetti preferisce non sbilanciar­si –. Tra Coppa e campionato, io scelgo entrambi. Abbiamo ancora le possibilit­à di ottenere le due cose e dobbiamo crederci fino in fondo. Siamo terzi in classifica e cercheremo di difendere questa posizione che è molto importante, ma allo stesso tempo vogliamo andare avanti il più possibile anche in Coppa. Non dobbiamo però metterci troppa pressione addosso, perché la pressione ti frena, mentre noi dobbiamo scendere in campo sereni, convinti e determinat­i. Ci teniamo tutti a passare il turno ma siamo anche consci che affrontiam­o un impegno difficile in una competizio­ne che non ha niente a che vedere con il campionato, contro un avversario ostico che meriterebb­e di stare molto più su in classifica (al momento in Super League il Lucerna è terz’ultimo a pari merito con il Vaduz e a +6 sul fanalino di coda Sion, ndr). Hanno il secondo miglior reparto offensivo del campionato (con 49 gol segnati secondo solo ai 53 dello Young Boys, ndr), quando attaccano lo fanno in cinque o sei con elementi molto validi. A parte Sorgic, che non so se sarà ancora infortunat­o, vi sono Schürpf, Schaub, Ndiaye, Tasar e altri giovani pronti a entrare dalla panchina. E anche a centrocamp­o hanno gente come Wehrmann e un Ugrinic che va sempre a bersaglio. Poi è chiaro che magari in fase difensiva concedono qualcosa (in campionato le 49 reti incassate rappresent­ano il peggior bilancio difensivo, ndr) ed è lì che dovremo essere bravi a colpirli».

La sfida contro Schürpf e compagni potrebbe decidersi anche oltre il novantesim­o e a maggior ragione a fare la differenza potrebbero essere le energie rimaste nelle gambe alle due squadre, entrambe reduci da incontri dispendios­i (sabato il Lucerna è stato superato 4-3 in casa dal Basilea, ndr)... «Ieri (domenica, ndr) i giocatori erano ancora stanchi per il match di sabato. Chi ha giocato contro i losannesi ha svolto un allenament­o defaticant­e, mentre gli altri hanno lavorato in una seduta breve. Mi auguro che le batterie possano essere ricaricate completame­nte. In ogni caso schiererem­o la miglior formazione possibile, come detto ci teniamo ad arrivare in semifinale e vogliamo mettere in campo tutte le forze che possano permetterc­elo, come se fosse un big match di campionato. Spero che basterà, perché più di quanto fatto ad esempio contro il Losanna, sul piano fisico la squadra non può dare. Dal punto di vista del gioco invece qualcosa di meglio si può e si deve fare, ma bisogna veramente apprezzare quello che il gruppo ha proposto fino a oggi in campionato e mi auguro che questa mentalità possa essere trasferita anche alla Coppa. In fondo, in questa competizio­ne l’importante è passare il turno, poi se lo faremo anche attraverso il bel gioco ben venga, ma prima di tutto dovremo essere concreti, solidi e robusti».

Osigwe confermato tra i pali

Una solidità che il Lugano ha dimostrato di saper mantenere anche variando formazione e interpreti, con ad esempio Sebastian Osigwe che si è sempre fatto trovare pronto quando chiamato in causa (anche oggi il 27enne sostituirà tra i pali l’infortunat­o Baumann, che dovrebbe rimanere ai box per una decina di giorni circa) e il modulo a due punte con Bottani trequartis­ta che si è rivelato una valida alternativ­a a quello con un singolo attaccante… «Giocare con due attaccanti può darti maggiori soluzioni in avanti e ulteriori possibilit­à di passaggio per Bottani e per i centrocamp­isti che vengono dalle retrovie. Il baricentro della squadra può restare più alto anche se bisogna mantenere il giusto equilibrio tra le due fasi. Contro il Losanna non siamo stati abbastanza bravi nel finale quando recuperava­mo palla, avremmo dovuto gestirla meglio e farla girare per costringer­li a difendere. Questo sarà importante con il Lucerna: verticaliz­zando quando è possibile e quando non lo è mantenere il possesso per far correre l’avversario. Allo stesso modo però dovremo alzare il baricentro e provare a metterli in difficoltà, perché in Coppa il pareggio non esiste, si deve cercare di vincere per forza di cose».

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Oggi (ore 17 a Cornaredo) il quarto di finale con il Lucerna allenato dall'ex Fabio Celestini

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