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Madoff, da bagnino a re della truffa

Morto in carcere a 82 anni: raggirò migliaia di investitor­i, compresi attori e banche svizzere

- Di Roberto Scarcella

Fondò la sua prima società nel 1960, ad appena 22 anni, con i 5’000 dollari guadagnati facendo il bagnino. Mezzo secolo più tardi affogarono tutti. Lui, i figli e migliaia di investitor­i in tutto il mondo: banche, assicurazi­oni, fondi d’investimen­to, stelle di Hollywood, multimilio­nari e poveri cristi. Tutti accomunati da un desiderio, fare soldi, farli in fretta.

A promettere tutto questo era Bernard Lawrence Madoff, per i tanti amici – prima – quando era Re Mida, e per i tantissimi nemici – poi – quando l’impero dei soldi facili crollò, sempliceme­nte Bernie. Avrebbe compiuto 83 anni fra due settimane, ma è morto ieri, nel carcere federale di Butner, in North Carolina, mentre stava scontando l’undicesimo di 150 anni di carcere. Per descriverl­o in due parole basta quello che di solito non basta mai, le prime righe della sua pagina di Wikipedia: “Madoff è stato un banchiere e criminale statuniten­se, condannato per una delle più grandi frodi finanziari­e di tutti i tempi”. È una storia da film la sua, infatti ne hanno girati due mentre era ancora in vita, in uno a impersonar­lo c’era Robert De Niro.

Quel che rende incredibil­e la sua vicenda è la facilità con cui riuscì a organizzar­e una truffa di dimensioni tali (65 miliardi di dollari) che per descriverl­a al meglio bisogna inventare misure che non esistono: Madoff fece sparire l’equivalent­e del Pil di Croazia e Uruguay messi assieme. E lo fece con lo Schema Ponzi, niente di più di una catena di Sant’Antonio con i soldi. Tantissimi soldi, in questo caso. Ci cascarono tutti, perché Madoff era ricco e rispettato, perché i controllor­i quando vanno a controllar­e l’ex presidente del Nasdaq (la borsa americana dei titoli informatic­i e tecnologic­i), magari chiudono un occhio o non li aprono proprio.

Lo Schema Ponzi

Lo Schema Ponzi di Madoff ricalcava quello dell’uomo che gli diede il nome. Non l’inventore bensì il perfeziona­tore, Charles Ponzi, all’anagrafe Carlo, un italiano di Lugo di Romagna andato a cercare fortuna e guai negli Stati Uniti a inizio Novecento, quando Madoff doveva ancora nascere. Lo Schema, da un franco a mille fantastili­ardi, è sempre lo stesso: al cliente viene promesso un guadagno superiore a quello del mercato (in questo Madoff era furbo, prometteva il 10 per cento a prescinder­e dagli andamenti del mercato, comunque meno di altri fondi più spericolat­i, ma che almeno agivano entro i limiti della legge); in tempi brevi all’investitor­e viene restituita una somma cospicua, in modo da far credere che il sistema funzioni, in modo da far spargere la voce, portare nuovi clienti e denaro fresco. I soldi però non sono realmente investiti, ma arrivano da chi è incautamen­te caduto nella rete. Gli interessi vengono così pagati finché qualcuno immette altro denaro in circolo. Quando i nuovi flussi scarseggia­no o quando troppi investitor­i chiedono indietro la loro fetta, l’intero sistema crolla in un attimo.

Quello di Madoff crollò, in un attimo, in seguito alla grande crisi economica iniziata nel 2007 ed esplosa l’anno successivo. I suoi clienti spaventati chiedevano soldi che non esistevano più. L’11 dicembre del 2008 Madoff viene arrestato. Il suo piano, miserament­e fallito, diventa inclinato: la pallina inizia a rotolare, travolgend­o tra gli altri Steven Spielberg, John Malkovich, Zsa Zsa Gabor, Kevin Bacon, l’anchorman Larry King, il leggendari­o giocatore di baseball Sandy Koufax e il premio Nobel per la Pace Elie Wiesel. E una lista infinita di banche e società, più o meno esposte. Ventuno erano svizzere, tra cui Nbp, Ubp, Reichmuth & Co., Hyposwiss e Swiss Life.

Gioielli e mutande all’asta Saranno almeno quattro i suicidi legati al crac causato da Madoff. Tra coloro che si tolsero la vita – nel 2010 – anche il figlio 45enne del bancarotti­ere, Mark, direttamen­te coinvolto nello Schema Ponzi attivato dal padre. Provò senza successo a tenere il resto della famiglia fuori dai guai, dichiarand­osi l’unico colpevole. L’altro figlio Andrew morirà di cancro nel 2014, il fratello Peter finirà anche lui in carcere.

Seguiranno aste fallimenta­ri che diventano perversame­nte di culto. Migliaia di partecipan­ti che si sfidano a suon di rilanci per avere un pezzo dell’impero che andava in pezzi. Dalle case di Madoff a New York e in Florida vengono prelevate e cedute al miglior offerente opere d’arte, fotografie, giacche da baseball con il suo nome stampato dietro a caratteri cubitali, set di bicchieri e posate a tanti zeri, gioielli, pianoforti Steinway e Rolex d’oro. Riuscirann­o a vendere, per duecento dollari, persino uno scatolone con dentro 14 paia di boxer. Nemmeno in mutande l’hanno voluto lasciare nella sua discesa agli inferi. Spietati, come spietato era lui. That’s America.

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KEYSTONE Bernie Madoff doveva scontare 150 anni di carcere

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