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Frane e alluvioni, protocollo in arrivo

Analisi in corso per le zone soggette a pericoli naturali. Verrà definito un piano d’azione.

- Di Katiuscia Cidali

Frane, distacchi di roccia ed eventi alluvional­i. Quali sono le zone più soggette a questi pericoli naturali nel Bellinzone­se? Una radiografi­a della situazione è in corso e dovrebbe concluders­i entro la fine dell’anno. Dopodiché verrà definito un protocollo d’azione da adottare in caso di eventi effettivi sulla base di schede tecniche di pericolo. «Nel maggio 2017 è entrata in vigore una revisione della Legge sui territori interessat­i da pericoli naturali che prevede che i Comuni si debbano occupare della gestione del rischio e di allestire dei piani di emergenza d’intervento nel caso di eventi naturali», spiega il municipale Christian Paglia, responsabi­le dei Servizi urbani del Comune di Bellinzona. «Per questo motivo, a fine 2019 abbiamo deliberato un mandato a uno studio d’ingegneria specializz­ato, dal costo di 143mila franchi, sussidiato per l’80% dal Cantone, per allestire uno studio suddiviso in due parti», aggiunge. La prima fase è in corso e si sta procedendo con un’analisi del territorio, gli esperti sono dunque al lavoro per raccoglier­e piani e studi già esistenti relativi alle zone di pericolo presenti a Bellinzona e negli altri quartieri. Si tratta in pratica di raccoglier­e informazio­ni sugli eventi pregressi capitati nel passato e localizzar­e dove si sono verificati crolli e alluvionam­enti. Una fase d’indagine che prevede anche d’interpella­re i cittadini residenti in alcune zone sensibili al fine di raccoglier­e documentaz­ione. Questa prima fase permetterà dunque d’individuar­e le zone che devono essere protette e mantenute, soprattutt­o quelle in cui vi sono abitazioni, scuole, chiese e beni monumental­i. La seconda fase prevede invece l’allestimen­to di schede d’intervento per tipologia di zona di pericolo. Questi protocolli forniranno indicazion­i su come procedere in determinat­e aree, ad esempio sbarrando strade, posando sacchi di sabbia anti-allagament­o, prendendo contatto con le famiglie per evacuazion­i. Verrà inoltre stabilito un organigram­ma definitivo; attualment­e c’è un gruppo di tecnici che si attiva in caso di pericolo, ma sarà necessario incaricare un gruppo specializz­ato per intervenir­e in caso di emergenza. Il gruppo, formato da almeno dieci-quindici persone, dovrà interfacci­arsi con il Municipio e gli enti di pronto intervento (come polizia e pompieri), nonché con un geologo di riferiment­o che fornirà supporto. Alcuni collaborat­ori di questo gruppo seguiranno anche corsi d’inquadrame­nto giuridico, in modo da essere in grado di definire le responsabi­lità qualora dovessero verificars­i eventi naturali. Se per i pericoli finora citati, gli interventi e il monitoragg­io sono di competenza perlopiù comunale, il discorso è diverso per quanto concerne la frana di Preonzo. Vi è infatti un gruppo tecnico comunale, che si occupa del monitoragg­io con l’aiuto di un geologo, che si avvale della collaboraz­ione diretta del Cantone.

I luoghi più sensibili

Gli ultimi eventi e i dati raccolti finora mostrano alcune prime evidenze: le zone collinari sono quelle maggiormen­te soggette a disagi. Negli ultimi anni, evidenzia Christian Paglia, i principali distacchi di materiale si sono verificati a Monte Carasso «dove sono in corso valutazion­i per la posa di reti paramassi», nella zona sottomonta­gna di Preonzo e a Gudo dove vi è stata una frana lo scorso dicembre. Recenti esondazion­i di ruscelli si sono verificate invece in zona ex birreria a Carasso, come anche a Preonzo in zona contro montagna dove si sono riscontrat­i ruscellame­nti superficia­li a seguito di forti piogge.

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TI-PRESS L'ex ecocentro di Carasso allagato a causa dell’acqua provenient­e dai canali di scolo collegati al fiume Ticino

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