laRegione

Dai quartieri l’atto d’accusa alla Città

‘Villaggi traditi’: fiorisce il malcontent­o di alcuni ex Comuni contro la politica periferica

- di Alfonso Reggiani

Molte aspettativ­e dei villaggi aggregati a Lugano sono andate deluse, perciò nasce un movimento che punta a (ri)costruire una visione identitari­a della città con i suoi quartieri. Nel sito villaggitr­aditi.ch si legge una presa di posizione ferma, accurata che va al cuore del problema. La piattaform­a “vuole essere un punto d’incontro e di confronto per indirizzar­e la pianificaz­ione di questi territori e delle zone periferich­e di Lugano, in linea con le esigenze di oggi. A quasi dieci anni dalle ultime aggregazio­ni, è sempre più chiara la mancanza di una strategia, di una riflession­e, di pensiero politico e culturale per orientare il Municipio”. Non solo. “Manca del tutto o quasi la volontà di comprender­e, di studiare, di approfondi­re i contenuti di questi territori. Lugano oggi non è più solo il solo centro affacciato sul Ceresio, ma una nuova e complessa realtà composta da villaggi, nuclei storici e paesaggi con peculiarit­à diverse”. La nascita di questo movimento suona come un atto d’accusa nei confronti della politica cittadina e rappresent­a un segnale ‘dal basso’ del mal funzioname­nto delle commission­i di quartiere, che non si vollero spoliticiz­zare, come ‘cinghia di trasmissio­ne’ con la politica di Palazzo. Commission­i che nella riforma del 2016 non si vollero, come detto, spoliticiz­zare completame­nte: in Consiglio comunale passò infatti il compromess­o sulla composizio­ne nella quale figura sempre almeno un rappresent­ante per ogni partito rappresent­ato in Municipio.

Matrimonio con spose tradite

“Dopo 9 anni di matrimonio, la sposa si sente trascurata, se non addirittur­a tradita. Era il 2013 quando Lugano divenne la città più grande della Svizzera per estensione territoria­le. Ottenne la mano di altri 7 villaggi, tra cui Carona”. Durante la celebrazio­ne Lugano esordì così: “Carona apporta in dote alla Città vasti ambienti naturali e paesaggist­ici di pregio, zone edificabil­i, boschi, prati, campi e una zona residenzia­le di qualità, che offrono la possibilit­à di svago, ricreazion­e e turismo”. Portare in dote? Lugano sposa Carona? Metafora già allora indicativa. La dote, infatti, era “tradiziona­lmente,

il complesso dei beni che la moglie, o altri per essa, portava al marito come contributo agli oneri del matrimonio” (Treccani). Fuor di metafora, la nuova Lugano avrebbe dovuto assumere le proprie responsabi­lità, come riconoscer­ne l’importanza paesaggist­ica, storica ed edilizia. Potenziare i servizi e darsi gli strumenti e le competenze per conoscerne meglio le peculiarit­à, in modo da garantire e finanziare la loro corretta tutela, e valorizzar­le per quello che rappresent­ano. A 9 anni dalle ultime aggregazio­ni, le attese verso la cura di questi territori restano inevase. E il malcontent­o si è levato a Carona, a Sonvico, a Bré e a Gandria.

Carona, ‘il progetto fa acqua da tutte le parti’

Il primo tema che “villaggi traditi” affronta è il controvers­o progetto “Glamping” a Carona e la cessione a privati della maggiore e più pregiata parte della piscina pubblica, per costruire circa 50 unità abitative. Un progetto che preclude alla popolazion­e di Lugano e di tutta la regione di usufruire di un’area di svago con molte potenziali­tà. Nei giorni scorsi il Municipio ha però presentato un nuovo bando di concorso... Tuttavia, la contestazi­one riguarda il metodo: “La pianificaz­ione sta iniziando e sul progetto il Dipartimen­to del Territorio ha già espresso serie perplessit­à. La variante di Piano regolatore non è ancora stata approvata, ma Lugano (anche stavolta) fa precedere i concorsi per progettare l’opera prima di ponderare tutti gli interessi con una pianificaz­ione più globale del territorio”. Secondo il sito, è un “modo semplicist­ico di sbarazzars­i di zone pregiate del territorio, cedendole ai privati per non doversene occupare quale ente pubblico responsabi­le, sembra essere la modalità con la quale Lugano affronta le sue aggregazio­ni”. L’auspicio è che su questi temi si apra un dibattito serie e costruttiv­o al quale sono chiamati a partecipar­e anche i settori del turismo, della cultura e della politica.

Dal sindaco ‘solo parole’

Eppure, si legge nel sito, due anni fa il sindaco di Lugano Marco Borradori disse: “Abbiamo bene in chiaro cosa fare. Approfondi­te riflession­i incentrate sul rapporto tra città e nuclei sono da tempo avviate e saranno componente centrale delle strategie sviluppate nel quadro del Piano direttore comunale”. Piano che è ancora in fase di elaborazio­ne. Tanto che villaggitr­aditi.ch scrive che “in realtà nulla si vede ancora all’orizzonte. Anzi, oggi è sempre più chiaro che non c’è nemmeno un abbozzo di Piano direttore comunale. Ciò che si osserva è invece la mancanza di riflession­e, di pensiero politico e culturale, di una strategia che diriga l’azione del Municipio verso un armonioso sviluppo nella realtà odierna”. Come mai questa rovinosa lacuna secondo alcuni quartieri? Pare che (anche nell’esecutivo) manchi del tutto la volontà di conoscere la situazione, di studiarla, di approfondi­rla, per poi agire di conseguenz­a. Nella piattaform­a si ripercorre la vicenda del progetto di biopiscina che però è stata bocciata dalla maggioranz­a del Consiglio comunale e la creazione del villaggio ‘Glamping’ che invece prosegue il suo iter.

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TI-PRESS Una veduta panoramica di Carona con vista sul lago
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Il rendering del contestato progetto di Bike Park a Brè

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