Dai quartieri l’atto d’accusa alla Città
‘Villaggi traditi’: fiorisce il malcontento di alcuni ex Comuni contro la politica periferica
Molte aspettative dei villaggi aggregati a Lugano sono andate deluse, perciò nasce un movimento che punta a (ri)costruire una visione identitaria della città con i suoi quartieri. Nel sito villaggitraditi.ch si legge una presa di posizione ferma, accurata che va al cuore del problema. La piattaforma “vuole essere un punto d’incontro e di confronto per indirizzare la pianificazione di questi territori e delle zone periferiche di Lugano, in linea con le esigenze di oggi. A quasi dieci anni dalle ultime aggregazioni, è sempre più chiara la mancanza di una strategia, di una riflessione, di pensiero politico e culturale per orientare il Municipio”. Non solo. “Manca del tutto o quasi la volontà di comprendere, di studiare, di approfondire i contenuti di questi territori. Lugano oggi non è più solo il solo centro affacciato sul Ceresio, ma una nuova e complessa realtà composta da villaggi, nuclei storici e paesaggi con peculiarità diverse”. La nascita di questo movimento suona come un atto d’accusa nei confronti della politica cittadina e rappresenta un segnale ‘dal basso’ del mal funzionamento delle commissioni di quartiere, che non si vollero spoliticizzare, come ‘cinghia di trasmissione’ con la politica di Palazzo. Commissioni che nella riforma del 2016 non si vollero, come detto, spoliticizzare completamente: in Consiglio comunale passò infatti il compromesso sulla composizione nella quale figura sempre almeno un rappresentante per ogni partito rappresentato in Municipio.
Matrimonio con spose tradite
“Dopo 9 anni di matrimonio, la sposa si sente trascurata, se non addirittura tradita. Era il 2013 quando Lugano divenne la città più grande della Svizzera per estensione territoriale. Ottenne la mano di altri 7 villaggi, tra cui Carona”. Durante la celebrazione Lugano esordì così: “Carona apporta in dote alla Città vasti ambienti naturali e paesaggistici di pregio, zone edificabili, boschi, prati, campi e una zona residenziale di qualità, che offrono la possibilità di svago, ricreazione e turismo”. Portare in dote? Lugano sposa Carona? Metafora già allora indicativa. La dote, infatti, era “tradizionalmente,
il complesso dei beni che la moglie, o altri per essa, portava al marito come contributo agli oneri del matrimonio” (Treccani). Fuor di metafora, la nuova Lugano avrebbe dovuto assumere le proprie responsabilità, come riconoscerne l’importanza paesaggistica, storica ed edilizia. Potenziare i servizi e darsi gli strumenti e le competenze per conoscerne meglio le peculiarità, in modo da garantire e finanziare la loro corretta tutela, e valorizzarle per quello che rappresentano. A 9 anni dalle ultime aggregazioni, le attese verso la cura di questi territori restano inevase. E il malcontento si è levato a Carona, a Sonvico, a Bré e a Gandria.
Carona, ‘il progetto fa acqua da tutte le parti’
Il primo tema che “villaggi traditi” affronta è il controverso progetto “Glamping” a Carona e la cessione a privati della maggiore e più pregiata parte della piscina pubblica, per costruire circa 50 unità abitative. Un progetto che preclude alla popolazione di Lugano e di tutta la regione di usufruire di un’area di svago con molte potenzialità. Nei giorni scorsi il Municipio ha però presentato un nuovo bando di concorso... Tuttavia, la contestazione riguarda il metodo: “La pianificazione sta iniziando e sul progetto il Dipartimento del Territorio ha già espresso serie perplessità. La variante di Piano regolatore non è ancora stata approvata, ma Lugano (anche stavolta) fa precedere i concorsi per progettare l’opera prima di ponderare tutti gli interessi con una pianificazione più globale del territorio”. Secondo il sito, è un “modo semplicistico di sbarazzarsi di zone pregiate del territorio, cedendole ai privati per non doversene occupare quale ente pubblico responsabile, sembra essere la modalità con la quale Lugano affronta le sue aggregazioni”. L’auspicio è che su questi temi si apra un dibattito serie e costruttivo al quale sono chiamati a partecipare anche i settori del turismo, della cultura e della politica.
Dal sindaco ‘solo parole’
Eppure, si legge nel sito, due anni fa il sindaco di Lugano Marco Borradori disse: “Abbiamo bene in chiaro cosa fare. Approfondite riflessioni incentrate sul rapporto tra città e nuclei sono da tempo avviate e saranno componente centrale delle strategie sviluppate nel quadro del Piano direttore comunale”. Piano che è ancora in fase di elaborazione. Tanto che villaggitraditi.ch scrive che “in realtà nulla si vede ancora all’orizzonte. Anzi, oggi è sempre più chiaro che non c’è nemmeno un abbozzo di Piano direttore comunale. Ciò che si osserva è invece la mancanza di riflessione, di pensiero politico e culturale, di una strategia che diriga l’azione del Municipio verso un armonioso sviluppo nella realtà odierna”. Come mai questa rovinosa lacuna secondo alcuni quartieri? Pare che (anche nell’esecutivo) manchi del tutto la volontà di conoscere la situazione, di studiarla, di approfondirla, per poi agire di conseguenza. Nella piattaforma si ripercorre la vicenda del progetto di biopiscina che però è stata bocciata dalla maggioranza del Consiglio comunale e la creazione del villaggio ‘Glamping’ che invece prosegue il suo iter.