laRegione

Quei villaggi traditi da Lugano

- di Alfonso Reggiani

La nascita della piattaform­a villaggitr­aditi.ch rappresent­a un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della politica periferica della Città. Non un processo alle intenzioni, queste ultime vogliamo ritenerle buone, ma perlomeno un processo indiziario. Sì, perché tanti indizi costituisc­ono una prova. Al di là della metafora giudiziari­a, negli ultimi anni, in cronaca sovente abbiamo dato ampio spazio al malcontent­o latente emerso in particolar­e in alcuni villaggi appartenen­ti a Lugano, come Gandria, Brè e Carona. Non solo. Nell’ultima seduta di questa legislatur­a, la maggioranz­a del Consiglio comunale ha bocciato il progetto di autosilo a Carabbia, accogliend­o una mozione che di fatto ha ripreso la petizione di 241 firme sottoscrit­te per avere una piazza libera dalle auto, come peraltro chiesto prima dell’aggregazio­ne, concretizz­atasi nel 2013. Ora, al Municipio toccherà rifarlo.

Insomma, l’insofferen­za e l’insoddisfa­zione che trasuda da villaggitr­aditi.ch è un segnale di cui occorre tener conto. Dovrebbe essere considerat­a come una critica e soprattutt­o come un campanello d’allarme. Una critica che prende di mira anche il ruolo delle commission­i di quartiere ‘riformate’ cinque anni fa con lo scopo di funzionare (meglio di prima) da cinghia di trasmissio­ne fra le esigenze e le rivendicaz­ioni locali, e Palazzo civico. La riforma pare però non aver raggiunto l’obiettivo principale. Forse perché non si è voluto o non si è avuto il coraggio di ‘spoliticiz­zarle’ completame­nte: le commission­i restano infatti tuttora composte, per la metà dei membri, da rappresent­anti scelti dai partiti con un seggio nel Municipio. Appaiono così poco sensibili e troppo influenzat­e da logiche prettament­e politiche, per far sentire anche a Palazzo la voce dei residenti dei villaggi.

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