Riaperture con rischio ‘calcolato’
Non solo le terrazze di bar e ristoranti. Il Consiglio federale sorprende decretando il via libera da lunedì anche a cinema, teatri, centri fitness, stadi ed eventi sportivi e culturali.
A metà marzo il Consiglio federale aveva presentato ai Cantoni un ‘pacchetto’ piuttosto generoso: doveva essere la fase 2 dell’uscita dal semi-confinamento. Ma di fronte a numeri sconfortanti, aveva subito tirato il freno a mano, rinviando a data da stabilirsi quasi tutti gli allentamenti prospettati. Nel frattempo la situazione epidemiologica è “ulteriormente peggiorata”. Messo alle strette da più parti, ieri il Consiglio federale ha però optato per riaperture ad ampio raggio, benché prudenti (cfr. infografia). Da lunedì – con determinate restrizioni – si potrà tornare a frequentare le terrazze dei ristoranti, i cinema, i teatri, i centri fitness e gli stadi di calcio. Sarà inoltre di nuovo possibile praticare lo sport al coperto. E nelle università l’insegnamento si farà in presenza.
Alla vigilia in pochi ci avrebbero scommesso. La riapertura delle terrazze – chiesta a gran voce non tanto da Gastrosuisse, quanto dai Cantoni e dalle Città – era data per probabile. Ma nonostante i molteplici e ripetuti appelli, altri passi in questa direzione non sembravano essere all’ordine del giorno. Si sapeva già, infatti, che quattro dei cinque criteri di riferimento non erano soddisfatti. E di recente alcuni paesi (la Germania, ad esempio) hanno imboccato la strada contraria, decretando un ulteriore giro di vite. Come avrebbe fatto il Consiglio federale a giustificare delle riaperture alle quali un mese fa – in una situazione epidemiologica meno tesa – aveva rinunciato?
Aprile non è marzo
Il ministro della sanità Alain Berset l’ha spiegata così quest’apparente contraddizione. Anzitutto, è primavera inoltrata: si possono fare molte più attività all’esterno. Inoltre – ha sottolineato il ministro della Sanità in una conferenza stampa a Berna – la campagna vaccinale è ben avviata, sta dando i suoi frutti e nelle prossime settimane tutte le persone vulnerabili avranno ricevuto le due dosi. Sin qui le prime aperture (negozi, musei ecc.) non hanno provocato un aumento massiccio dei contagi. E la stragrande maggioranza della popolazione rispetta le regole di igiene e di comportamento. Infine, se è vero che attualmente quattro criteri su cinque non sono soddisfatti, è altrettanto vero che «non siamo lontani» e su uno di questi (l’occupazione dei posti letto nei reparti di terapie intensive) oggi ci siamo.
Berset non lo ha nascosto: la situazione epidemiologica resta «abbastanza fragile». «Corriamo un rischio», ma questo è «sostenibile», ha detto. Il Consiglio federale definisce “moderata” la riapertura. Un passo che non va però inteso come «un segnale che ci si può rilassare, che tutto è finito». «Non è assolutamente il caso», ha insistito il ministro della Sanità. Si deve continuare a essere prudenti e molto attenti nell’applicazione dei concetti di protezione, ha avvertito il friburghese, mettendola sul piano della «fiducia». Il governo è pronto anche a fare marcia indietro se necessario. “A seconda dell’evoluzione della situazione negli ospedali, c’è il rischio che gli allentamenti debbano essere revocati”, scrive in una nota. La situazione – ha ricordato Berset – può mutare molto velocemente e tornare molto fragile, come dimostra il canton Uri, attuale hotspot nazionale.
Contenti e scontenti
Particolarmente attesa era la riapertura delle terrazze di bar e ristoranti. Varranno le regole già note: obbligo di consumare stando seduti, mascherina, quattro ospiti al massimo per tavolo, registrazione dei dati di contatto e distanza di un metro e mezzo fra i tavoli. Per molti esercenti non cambierà nulla, per altri poco. Berset li ha voluti rassicurare: il sostegno finanziario è garantito anche a coloro che non hanno una terrazza o per i quali la riapertura delle stesse non è redditizia. La prossima tappa (riapertura degli spazi interni) dipenderà dall’evoluzione della pandemia nelle prossime tre-quattro settimane, ha indicato il consigliere federale.
A tirare un sospiro di sollievo sono tra gli altri i centri fitness. La Federazione svizzera dei centri fitness e di salute si è detta soddisfatta. Delusa è invece l’Unione svizzera delle arti e mestieri. L’organizzazione critica la mancanza di prospettive per i settori colpiti dalle misure anti-coronavirus e ribadisce la sua richiesta di mettere fine in toto e subito al lockdown, che definisce una politica fallimentare. L’Usam non si spiega come mai l’obbligo di telelavoro sia ancora in vigore. «Vogliamo andare avanti passo per passo sulla mobilità. Se creiamo molto movimento, questo crea molti più contatti. E poi quest’obbligo è già abbastanza flessibile per le aziende. Ma sarà di nuovo tema, molto presto», ha detto Berset. Sempre in attesa restano gli organizzatori di grandi eventi, come festival e concerti. A loro per il momento non resta che sperare di rientrare tra i beneficiari degli aiuti previsti dalla legge Covid-19.
Le decisioni del Consiglio federale non fanno l’unanimità nemmeno tra i partiti. L’Udc se ne attribuisce il merito, pur giudicando le aperture insufficienti e il ritmo troppo lento. Sostanzialmente soddisfatti Plr, Alleanza del Centro e Verdi liberali. Ps e Plr chiedono un cambiamento di marcia nella campagna vaccinale. Per il presidente dei Verdi Balthasar Glättli, le riaperture prospettate sono “irresponsabili”. La Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (Cds) le ritiene invece benvenute e invita il Consiglio federale a prevedere le successive in funzione dell’andamento della campagna vaccinale, in modo da offrire una prospettiva ai settori della ristorazione, della cultura e dell’intrattenimento.
GASTROTICINO Suter: ‘Disparità incomprensibili’
Incomprensione. È questa la reazione di Massimo Suter, presidente di GastroTicino, riguardo alle decisioni federali che permetteranno a bar e ristoranti di accogliere i clienti nelle terrazze a partire da lunedì. «È sicuramente un primo passo importante verso un ritorno alla normalità, ma la stragrande maggioranza del settore non potrà approfittare di questo allentamento», ricorda il ristoratore, che esprime anche preoccupazione: «Il rischio di fallimenti e chiusure di una buona parte del settore non è assolutamente scongiurato». Per questo motivo il presidente di GastroTicino auspica che venga garantito il sostegno finanziario agli esercizi pubblici, ma soprattutto chiede alla Confederazione di togliere il blocco totale alla ristorazione: “Se le sale interne resteranno chiuse ancora per molto tempo, la situazione non migliorerà e metterà a rischio molti posti di lavoro e apprendistato», si legge nel comunicato della federazione che comprende gli esercenti e gli albergatori in Ticino. “Non si
capisce – prosegue – perché il Consiglio federale non abbia voluto aprire tutto il settore della ristorazione, in quanto la situazione relativa ai dati dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei ricoveri nelle cure intense, risulta abbastanza tranquilla”.
«Sono realtà che in questo momento non vengono assolutamente considerate», dice Suter, riferendosi agli esercizi privi di terrazza o con un’ubicazione che non assicura un’adeguata redditività. Essi possono continuare a offrire cibo e bevande da asporto, ma la concorrenza sarà alta: «Le persone hanno voglia di tornare a sedersi al ristorante e difficilmente la loro scelta ricadrà sul mangiare in piedi o su un muretto i prodotti d’asporto». Un periodo di gloria, quello dei take away, che vedrà ora una fase calante: «Non andranno a morire ma adesso verrà ridimensionata la loro necessità e presenza». La risposta della popolazione all’apertura degli spazi esterni di bar e ristoranti sarà, secondo Suter, sicuramente alta e immediata, ma «vi sarà comunque un po’ d’incomprensione a fronte di questa decisione. È chiaro che le persone non boicotteranno le terrazze aperte, ma sicuramente noteranno la disparità di trattamento».
NORMAN GOBBI ‘Sulla strada del ritorno verso la normalità’
“Il Consiglio di Stato saluta favorevolmente la decisione del Consiglio federale di riaprire almeno le terrazze dei ristoranti e dei bar”. È quanto afferma il presidente del governo Norman Gobbi attraverso una breve nota. “Benché parziale, questa prima riapertura fornisce una prospettiva agli operatori economici”, continua Gobbi sottolineando che “la decisione odierna sulle riaperture delle terrazze conferma che poteva essere adottata già per il periodo pasquale”. Ricordiamo che il Consiglio di Stato, proprio nell’imminenza della Pasqua che segna di fatto l’inizio della stagione turistica, aveva sollecitato più volte il Consiglio federale ad allentare proprio la misura relativa alle terrazze. “Si tratta comunque di un segnale importante per tutta la società: la Svizzera è incamminata sulla strada del ritorno alla normalità”.
Lo stesso discorso vale per le riaperture delle attività culturali e per attività sportive sia all’interno, sia all’aperto. “Permangono delle limitazioni, ma è uno spiraglio che dovrebbe contribuire a favorire il nostro benessere psicofisico”, commenta il presidente del Consiglio di Stato. La situazione resta comunque delicata e fragile. “La campagna di vaccinazione procede in maniera costante, condizionata però dal numero di dosi a disposizione”. “L’auspicio è che possa davvero arrivare il cambio di velocità che stiamo attendendo con trepidazione”, aggiunge Gobbi che ricorda come è pronto a questo cambio di velocità “avendo creato un’organizzazione efficace”. Tutto dipenderà dalla velocità di fornitura dei vaccini.
Ma al di là dell’aumento del numero di persone vaccinate, Gobbi sottolinea “che le regole di comportamento devono continuare a essere rispettate continuando a rimanere prudenti e disciplinati”. “Il periodo pasquale – si continua ancora – è stato esemplare in questo senso avendo dimostrato di sapere seguire le regole tenendo sotto controllo la diffusione del virus”.
Il grande afflusso di turisti a Pasqua è stato certamente benefico per l’economia. “Tutto si è però svolto in maniera ordinata grazie anche alla collaborazione dei Comuni e degli enti esterni che hanno sensibilizzato i nostri amici confederati”, scrive Gobbi che conclude con un invito alla fiducia: “Non durerà pre sempre e la strada intrapresa è quella giusta”.