Metamorfosi parziale a Lugano
A Lugano non cambia la ripartizione di seggi in Municipio ma sono stati eletti due volti nuovi. Il posto del vicesindaco Plr Michele Bertini lo prende Karin Valenzano Rossi, mentre l’ex senatore Filippo Lombardi siederà sulla poltrona lasciata da Angelo Jelmini. I risultati di questa tornata elettorale sono tuttavia significativi perché segnano il tracollo liberale radicale che, rispetto alle elezioni comunali del 2016, perde il 7,5% di voti di lista e ben 1’450 schede. Un tracollo inatteso per l’ampiezza, perché giunge dopo il leggero calo del 2013 quando il Plr raggiunse il 33,23%. Quasi il 10% in meno in otto anni è davvero parecchio. Di certo, non mancherà il lavoro al successore del dimissionario presidente sezionale Guido Tognola nominato per sostituire Giovanna Viscardi in corso di legislatura a causa di contrasti interni. E sono proprio le visioni interne divergenti, seppur sinonimo di vivacità intellettuale e di sano confronto democratico, ad aver provocato un tale dissesto nel partito.
Un partito non più trascinato da Bertini che nel 2016 conquistò oltre 13’000 voti personali. Un dissesto a cui hanno contribuito l’ingombrante e per certi versi assillante presenza più o meno occulta di politici di lungo corso. Forse, bisogna voltare pagina. L’altro elemento che spiega il forte calo del Plr è la presenza di quattro liste ‘minori’ in lizza per l’esecutivo, assenti nel 2016: Mps, Sinistra alternativa FA-Pop, Più donne e Movimento Ticino&Lavoro, che hanno ‘eroso’ percentuali. Però, il loro peso si è fatto sentire pure a sinistra, vanificando le ambizioni di raddoppio in Municipio, malgrado la crescita del Ps-Verdi e Pc, e nel Ppd+Gg e Verdi liberali trascinati da Filippo Lombardi che ha raccolto ben 772 voti dal Plr e 699 da Lega-Udc. Una lista quest’ultima che ha confermato il sindaco Marco Borradori, Michele Foletti e Lorenzo Quadri grazie anche ai tre candidati democentristi. Un altro aspetto positivo è il raddoppio della presenza femminile a Palazzo, come nel 2013.