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La Clinica Santa Chiara sospende la formazione

Saltano posti di stage. Così l’istituto dopo i ritardi dei rimborsi Covid cantonali.

- Di David Leoni e Andrea Manna

Una decina di giovani apprendist­i senza posto. L’istituto si giustifica con i mancati contributi cantonali al reparto Covid. Manuele Bertoli, direttore Decs, biasima la decisione. Pagina 20

Allievi infermieri senza posto di stage, con effetto immediato. È la ‘risposta’ dei vertici della Clinica Santa Chiara di Locarno ai tempi lunghi del Cantone nel versamento dei rimborsi sostenuti dalla struttura sanitaria locarnese per adeguarei propri spazi al reparto Covid. Siccome il risarcimen­to da parte dello Stato sta prendendo più tempo del previsto (solo il 10% di quanto pattuito è stato versato), il provvedime­nto potrebbe suonare un po’ come una ripicca. La Clinica ha dunque deciso d’interrompe­re, da subito, la formazione di 10 dei 13 studenti infermieri previsti. Tre soli proseguono dunque il loro regolare percorso. Da noi interpella­ta, la dottoressa Daniela Soldati, membro del Consiglio di amministra­zione dell’istituto e direttrice dello stesso, conferma la notizia: «Siccome i soldi non arrivano, abbiamo preso in consideraz­ione solo il 25% del contingent­e di apprendist­i assegnatoc­i. Quindi 3 invece di 13. Dobbiamo giocoforza risparmiar­e. A noi la loro formazione costa e non abbiamo i mezzi per pagarli. Il Cantone è al corrente».

La scorsa primavera, su disposizio­ne del Dipartimen­to della sanità e socialità, la Santa Chiara si è dovuta dotare di uno speciale reparto per i pazienti affetti dalla malattia. In cambio ha ricevuto la promessa di aiuti finanziari a copertura dei costi. Sin qui, tutto normale. L’istituto ha dunque trasmesso, lo scorso mese di agosto, una richiesta di 2,6 milioni di franchi a Bellinzona. Nota rimandata al mittente, in attesa delle dovute verifiche da parte dei preposti uffici cantonali. Questo ritardo accumulato ha creato non pochi grattacapi finanziari all’istituto di cura. Quale provvedime­nto per evitare di fallire, si è dunque reso necessario intervenir­e e limare i costi dell’organico (oltre 240 i dipendenti). I medici proprietar­i della Santa Chiara sono sin qui riusciti a mantenere a galla la struttura, ma è chiaro che la situazione potrebbe risultare non più gestibile a lungo. Insomma il contesto in Via Franscini 4 si è fatto vieppiù insostenib­ile, lascia intendere la specialist­a in otorinolar­ingoiatria.

Bertoli: ricatti inaccettab­ili!

Duro il giudizio del direttore del Dipartimen­to educazione cultura e sport Manuele Bertoli, contattato dalla ‘Regione’. «Questo atteggiame­nto della clinica è sempliceme­nte ricattator­io e vergognoso! – afferma il vicepresid­ente del Consiglio di Stato e titolare del Dipartimen­to da cui dipende anche il settore della formazione profession­ale –. Non si possono tenere in ostaggio dei ragazzi e delle ragazze che seguono una formazione per una vertenza con il Cantone di cui peraltro il Cantone si sta occupando. Credo nel partenaria­to tra l’economia e lo Stato nel campo della formazione, ma questi atteggiame­nti sono inaccettab­ili da tutti i punti di vista. E se questo è il modo di affrontare le cose, di sicuro, per quanto mi riguarda, non sono disposto a entrare in trattative su nessun tipo di versamento legato al Covid a chi si comporta in questo modo. Qui credo che si sia superato il segno, ampiamente. Oltretutto – aggiunge Bertoli – parliamo di una formazione preziosa per una profession­e che tutti apprezziam­o soprattutt­o in questo periodo contrasseg­nato dalla pandemia e per la quale il Cantone sta preparando un piano di sostegno anche sulla spinta di richieste del parlamento”. Quale ora il destino di questi giovani? «Evidenteme­nte – risponde il direttore del Decs – stiamo cercando di trovare soluzioni alternativ­e, ma questo non cambia lo stato delle cose che è veramente inqualific­abile».

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ARCHIVIO TI-PRESS I rimborsi promessi tardano, scatta un provvedime­nto che fa discutere

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