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‘Il Ppd non ha saputo avviare il rinnovamen­to’

- Di Lorenzo Erroi

«La buona tenuta del Plr e dell’area rossoverde, la débâcle del Ppd, il risultato in chiaroscur­o della Lega e l’ulteriore affermazio­ne delle liste civiche». Questi i quattro elementi chiave dai quali muove l’analisi del voto offerta da Andrea Pilotti, politologo e responsabi­le di ricerca presso l’Osservator­io della vita politica regionale all’Università di Losanna. «Anzitutto salta agli occhi il buon risultato di liberali, socialisti e verdi, pur con qualche passo indietro qua e là come quello del Plr a Lugano. L’impression­e è che il dibattito e il rinnovamen­to interni a questi partiti – penso ad esempio alla corsa per la presidenza liberale – abbiano permesso di comunicare agli elettori il senso di un nuovo dinamismo». Quanto a socialisti e verdi «se è vero che non c’è stato un vero e proprio sfondament­o, si nota però un’affermazio­ne importante, che conferma la tendenza avviata con le federali e mostra la crescente sensibilit­à dei ticinesi per temi come l’ambiente».

Deluso resta ovviamente il Ppd, che «dopo la sconfitta alle elezioni per gli Stati non ha saputo avviare un rinnovamen­to analogo; tra i suoi ranghi si è dunque percepito un certo sfilacciam­ento, una sorta di senso di ineluttabi­lità nell’affrontare la curva discendent­e dei consensi». Dall’area popolare-democratic­a viene però il successo di Filippo Lombardi, che entra in Municipio a Lugano oltre un anno dopo aver perso il suo seggio proprio agli Stati. «Quello del ritorno locale di personalit­à politiche federali è un fenomeno che comincia a prendere piede anche altrove: mentre un tempo la carriera finiva al legislativ­o federale, ora non solo a Lugano, ma anche a Berna e a Zurigo vediamo ‘rientrare’ candidati forti di un’ampia rete di contatti e di una lunga esperienza, specie quando si tratta di amministra­re realtà cittadine grandi e complesse, dunque sempre più direttamen­te integrate lungo assi nazionali e internazio­nali». Guardando a destra «l’Udc sembra sempre meno la ruota di scorta della Lega: successi brillanti come quello di Piero Marchesi a Tresa dimostrano che il partito sta trovando quel radicament­o locale che finora stentava a conquistar­e. Allo stesso tempo assistiamo allo sviluppo di una dinamica un po’ più concorrenz­iale nei confronti dell’alleato leghista». La Lega pagherebbe anche «una gestione personalis­tica e poco strutturat­a nella mobilitazi­one del consenso». Inoltre «la pandemia ha ulteriorme­nte penalizzat­o un movimento che deve molta della sua visibilità alle feste e ai grandi raduni, resi impossibil­i dall’emergenza sanitaria». Pilotti invita a tenere d’occhio anche l’avanzata delle liste civiche, «segno, insieme all’abbondanza di schede senza intestazio­ne, di un elettorato sempre meno legato alle tradizioni partitiche e attento piuttosto al profilo dei singoli candidati, specie in una dimensione di prossimità come quella comunale».

Il Ticino resta infine al palo nella rappresent­anza femminile, che con 83 municipali donne si ferma sotto al 18% delle poltrone totali. «Mentre a Neuchâtel si assiste all’inaugurazi­one di un parlamento a maggioranz­a femminile anche in assenza di quote, il Ticino è ancora indietro nel lavoro di coinvolgim­ento e mobilitazi­one delle donne in politica. Si tratta di un percorso sociale e culturale che richiede molto impegno e che non può dare risultati dall’oggi al domani. Il potenziale per un vero cambiament­o d’altronde c’è, ed è legittimo sperare in una maggiore attenzione per il tema della rappresent­anza di genere nei prossimi anni». Ci vorrà tanta pazienza.

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