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Sindacato in bilico

Il liberale radicale Simone Gianini a soli 67 voti personali dal sindaco socialista Mario Branda: al vaglio una sfida a due. L’opposizion­e resta al palo. Entrano nell’esecutivo Henrik Bang, Fabio Käppeli e Renato Bison

- di Fabio Barenco, Katiuscia Cidali, Marino Molinaro e Giacomo Rizza

Trema la poltrona di Mario Branda. Sono solo 67 i voti di scarto fra il sindaco di quindicina di Unità di sinistra e l’uscente liberale radicale Simone

Gianini. Ci sarà un ballottagg­io? Interpella­to dalla ‘Regione’ Gianini risponde che: «Il risultato è in effetti estremamen­te interessan­te! Ma adesso godiamoci il momento di soddisfazi­one e la riflession­e la faremo a freddo. Dovrò consultarm­i con il partito, oltre che con la mia famiglia e con i colleghi di lavoro». Chiediamo invece a Branda se teme il ballottagg­io. «Non lo temo. Sono e siamo pronti ad affrontarl­o. Avere raccolto, al primo turno, un numero di voti personali superiore indica un buon apprezzame­nto da parte della popolazion­e. La lista d’altronde ha ottenuto un ottimo risultato se consideria­mo che alle elezioni cantonali per il governo si assesta al 20-21% e alle nazionali al 1718%». Sinistra che ha retto nonostante le molte critiche: «Soprattutt­o per l’orientamen­to preso sulle Officine. Ancora una volta, un orientamen­to premiato nell’urna». Nel 2017 era stato di ben 1’299 voti lo scarto fra Bersani e Branda, ciò che indusse il primo a rinunciare (anche per non creare inutili attriti sul nascere della nuova Bellinzona) nonostante il Plr fosse saldamente in testa col 36,3% contro il 27,6% dell’Unità di sinistra. Oggi si presenta un quadro ben diverso: i 67 voti di scarto fra Branda e Gianini potrebbero indurre il Plr a non abbandonar­e ogni ambizione (lo si saprà entro giovedì), non da ultimo consideran­do che Branda ha sì nuovamente fatto breccia negli altri partiti raccoglien­do nel voto di panachage parecchie preferenze esterne (4’824) rispetto a Gianini (2’963), ma in misura decisament­e minore rispetto al 2017 quando il sindaco ne raccolse il doppio di Bersani. Branda ha un vantaggio di 1’187 lunghezze per quanto riguarda i voti preferenzi­ali: 7’136 contro i 5’949 di Gianini.

L’opposizion­e non sfonda

Quanto alla composizio­ne del nuovo Municipio vien da dire che a Bellinzona “tanto tuonò che non piovve”. La sedicente opposizion­e ambientali­sta e di sinistra dovrà accontenta­rsi di continuare a vedere/bombardare il Municipio dai banchi del Consiglio comunale. Infatti, come nel 2017, il Plr col 30,9% dei voti di lista mantiene i suoi tre seggi (ma perde il 5,6%), l’Unità di sinistra due (raggiunge il 24,2%, ossia meno 3,4% rispetto al 27,6% di quattro anni fa non avendo più dalla sua i Verdi) e il Ppd (14,9%) e la Lega/Udc (17%) uno ciascuno. Come prima ma con tre volti nuovi su sette: nell’Unità di sinistra la locomotiva Mario Branda (9’831 voti personali, parecchi di meno rispetto ai 12’151 racimolati nel 2017) viaggia questa volta col freno tirato e sarà affiancata da Henrik ‘Bingo’ Bang

(4’945 voti, subentra a Roberto Malacrida non ripresenta­tosi) pronto a mettersi all’opera a Palazzo Civico dirigendo a tempo parziale il Parco Calanca. Dietro di lui la prima subentrant­e Lisa Boscolo (4’676) e Martina Malacrida Nembrini (4’307). Branda si dichiara «molto contento» del risultato di lista e personale «essendo mancata quest’anno l’alleanza con i Verdi e potendo contare il Plr un numero di schede sensibilme­nte superiore del nostro». Henrik Bang, che essendo stato eletto in Municipio rinuncerà al seggio in Gran Consiglio, commenta la corsa separata Sinistra/Verdi: «Nei Comuni in cui si è lavorato insieme, entrambe le formazioni ne hanno tratto vantaggio. E lo si è visto bene alle ultime federali, con l’elezione di Marina Carobbio agli Stati. Qui invece i Verdi si sono smarcati fallendo l’obiettivo di entrare in Municipio con la lista di opposizion­e. Insieme, la lista progressis­ta sarebbe invece andata più lontano e magari ottenere il terzo seggio. Un vero peccato».

Paragonand­o i dati 2017 a quelli odierni, ossia il passaggio da circa il 6,3% al 9,2%, «siamo molto soddisfatt­i perché insieme abbiamo fatto un balzo avanti enorme», dichiara Matteo Pronzini, il miglior votato del gruppo Verdi/Fa/Mps/Pop/Ind. «Insieme alla Lega/Udc siamo gli unici ad avanzare mentre gli altri partiti perdono consensi. Mentre Mario Branda ha perso circa duemila voti, io sono salito da 1’200 a 2’800. Questo mi fa dire che l’opposizion­e esce rafforzata dalle urne. Obiettivo raggiunto dunque. Anche perché ottenendo dei posti nelle commission­i del Consiglio comunale potremo migliorare ulteriorme­nte il nostro lavoro politico di opposizion­e sui temi». L’obiettivo dichiarato era però entrare in Municipio… «In campagna elettorale è giusto porsi degli obiettivi elevati. Per come è andata, siamo estremamen­te contenti».

Il Plr mantiene i tre seggi

Rinnovato per due terzi il tridente liberale radicale: l’uscente Simone Gianini con 9’764 voti personali ha fatto leggerment­e meglio di quattro anni fa (9’698): rimasto orfano del vicesindac­o Andrea Bersani e di Christian Paglia, sarà affiancato dal capogruppo in Consiglio comunale Fabio Käppeli

(7’829) e dall’ex sindaco di Claro Renato Bison

(5’891). Gianini è raggiante per il risultato: «Sono molto soddisfatt­o, posso ora tirare un sospiro di sollievo perché le circostanz­e, all’inizio, ci hanno fatto un po’ temere. Ma poi, nonostante ci sia stata affibbiata la proverbial­e bicicletta militare che rende più ardua ogni sfida, siamo riusciti a raggiunger­e gli obiettivi prefissati, ovvero il mantenimen­to del terzo seggio in Municipio e quindi la maggioranz­a relativa. Possiamo così continuare a dare il nostro contributo per la Città di Bellinzona. A livello personale è pure una grande soddisfazi­one e sono commosso per la stima e l’affetto che mi è stato tributato, perciò ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto e che credono in me». Quanto ai colleghi di partito eletti, Fabio Käppeli è pronto a rimboccars­i le maniche: «Sono molto soddisfatt­o per il risultato personale e di partito, che è riuscito a tenere sull’onda del successo riscontrat­o a livello cantonale. Sono in particolar­e contento per il risultato di Simone Gianini che in Municipio ha quella marcia in più riconosciu­tagli dall’elettorato». La sorpresa in casa liberale radicale è Renato Bison che dopo esser stato sindaco di Claro dal 2008 al 2012, ha poi lavorato sottotracc­ia. Oggi torna in sella: «È la mia ottava campagna elettorale e sono felice soprattutt­o per il partito, che ha impostato la campagna elettorale in modo molto intelligen­te, dando i suoi frutti».

Soldini e Minotti confermati

Sugli altri fronti, conferme in casa Ppd con Giorgio Soldini (4’992 voti) pronto alla sua terza legislatur­a nella stanza dei bottoni; e in casa Lega/Udc con Mauro Minotti (4’871) che nella sfida interna ha staccato di circa 600 schede l’ex sindaco Brenno Martignoni Polti (4’248), rimasto escluso dall’esecutivo mancando l’obiettivo del raddoppio. Lega/Udc che pur balzando avanti di quasi 4 punti percentual­i ha fallito l’obiettivo raddoppio, forse indebolita dalla lista Liberi (formata da due ex leghisti) è rimasta ferma al palo (1,6%). Sul fronte opposto sono andate deluse le ambizioni della combattiva multi-formazione Verdi/Fa/Mps/Pop/Ind. fermatasi al 9,2%: niente da fare per Matteo Pronzini (2’824) dell’Mps e per Marco Noi dei Verdi (2’311). E niente da fare anche per Più donne che però con la sola candidata Maura Mossi (2,2%) ha comunque fatto meglio di Liberi. Giorgio Soldini parla molto chiarament­e: «Sono soddisfatt­o per quanto riguarda la mia elezione. Ma insoddisfa­tto per il voto di partito a livello cantonale e di conseguenz­a anche a livello comunale». Il Ppd è infatti stato superato dalla lista Lega/Udc.

Il gruppo Lega/Udc aumenta del 3,3%

Elezione tutto sommato positiva ma senza exploit per il gruppo Lega/Udc. Molto soddisfatt­o per il proprio risultato il municipale leghista Mauro Minotti, brillantem­ente rieletto con 4’871 voti personali, 1’042 in più rispetto al 2017, staccando di 623 lunghezze il primo subentrant­e Brenno Martignoni Polti. «Riguardo alla possibilit­à di raddoppiar­e, io sono sempre stato con i piedi per terra – afferma Minotti raggiunto dalla ‘Regione’ – Reputo comunque un ottimo risultato essere riusciti ad aumentare i voti di lista del 3,3%, in particolar­e tenendo conto di ciò che è avvenuto all’interno del Municipio nell’ultimo anno, che non ha forse aiutato ad avvicinare le persone alle urne (la partecipaz­ione al voto è passata dal 64 al 58,6%, ndr). In questo contesto – conclude Minotti – credo che non era facile fare di più. L’aumento rispetto al 2017 è di buon auspicio per l’elezione del Consiglio comunale. Anche per il presidente sezionale della Lega, Sacha Gobbi, il mancato raddoppio non è una sconfitta: «Poteva essere un obiettivo, ci siamo dati da fare ma sapevamo che era distante. Sono per noi vittorie la conferma del nostro municipale e il migliorame­nto del 3,3%, in controtend­enza con gli altri Comuni ticinesi. Siamo ora il terzo partito di Bellinzona, davanti al Ppd».

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TI-PRESS/F. AGOSTA Tutti i volti del nuovo Municipio dove non cambiano gli equilibri politici
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TI-PRESS/F. AGOSTA I due più votati, ballottagg­io in vista?

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