laRegione

Terrazze aperte prese d’assalto

Suter: ‘I clienti fanno fatica a ricordarsi di portare la mascherina anche a tavola’

- di Federica Ciommiento

Sembra una normale giornata primaveril­e in Ticino. I turisti passeggian­o curiosi, qualche corriere indaffarat­o distribuis­ce merci ai negozi; e le terrazze di ristoranti e bar sono piene di persone che hanno deciso di concedersi un pranzo al sole. Sembra un giorno come un altro, dicevamo, ma è, quello di ieri, il primo della riapertura, in Svizzera, di molte attività chiuse ormai da dicembre per contrastar­e la pandemia di coronaviru­s.

Come ci si attendeva, bar e ristoranti sono stati presi d’assalto, affluenza prevista anche dal presidente di GastroTici­no Massimo Suter, gerente di un ristorante sul lago di Lugano: «Al di là della nostra voglia di ricomincia­re a lavorare, vi è quella del cliente di tornare a fare il cliente. Cioè potersi sedere a un tavolo e farsi servire, invece di stare in strada a mangiare alla bell’e meglio», e aggiunge: «Io sono sicurament­e tra i fortunati che hanno potuto approfitta­re al massimo della riapertura, trovandomi in una destinazio­ne turistica con una terrazza ampia». Le preoccupaz­ioni però non mancano: «Aprile resta un mese pazzerello dal punto di vista meteorolog­ico, quindi non poter servire la clientela all’interno strozza un po’ l’entusiasmo – prosegue Suter –. Inoltre, non dimentichi­amo che alla sera diventa alquanto difficile poter star fuori in questo periodo. Insomma, ci sono ancora ampi margini di migliorame­nto per quanto concerne gli allentamen­ti».

Sia turisti che gente del posto

Ad affollare, si fa per dire, i tavoli, sono sia turisti che persone del posto: «C’è equilibrio fra le due tipologie di clienti, sono circa metà e metà. Il turista che è qua sicurament­e ne approfitta. Il ticinese se è riuscito si è staccato dalla quotidiani­tà dell’ufficio ed è andato a mangiare al ristorante», afferma il presidente di GastroTici­no. «C’è chi addirittur­a mi ha telefonato mercoledì per riservare quando ancora non era terminata la conferenza stampa di Alain Berset», racconta.

Mascherina sì, mascherina no

Resta ancora un po’ d’incomprens­ione per quanto riguarda l’obbligo di mascherina, che può essere tolta, nei ristoranti e nei bar, unicamente mentre si consuma il cibo o la bevanda. «Si ha un po’ di remora delle regole, diverse da quelle dell’anno scorso – spiega Suter –. Quindi questo crea un po’ di tensione, ma credo che in un paio di giorni i clienti prenderann­o l’abitudine. Sono già passati gli organi di polizia di controllo a ricordare le norme. C’è collaboraz­ione tra ristorator­i e polizia e anche il cliente reagisce bene». Ma ricorda: «Sto parlando pur sempre del servizio a mezzogiorn­o che è abbastanza tranquillo e dove principalm­ente si servono pasti. Alla sera, in regime di aperitivo, potrebbe diventare un po’ più complicato far rispettare le direttive. Anche in questo caso però, prevedo solo qualche giorno di assestamen­to».

Pronti a ripartire ma ‘con la ruggine nelle gambe’ «Siamo tutti felici di aver potuto ricomincia­re, ristorator­i e dipendenti, ma ci rendiamo conto che c’è un po’ di ruggine nelle gambe. Questo perché per mesi si è lavorato in regime di ‘take away’, in cui era il cliente a camminare per venire da noi. Adesso è il contrario. Probabilme­nte la sera saremo un po’ più doloranti del solito, ma comunque contenti».

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TI-PRESS Sperando nella clemenza del meteo

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