Il caso Navalny e le spie di Praga
Sale la tensione tra Mosca e Praga dopo che la Repubblica Ceca ha ordinato l’espulsione di diciotto diplomatici russi accusati di spionaggio. Immediata la risposta del Cremlino: “Conclusioni che consideriamo provocatorie e ostili”. Il governo ceco sospetta il coinvolgimento di ufficiali dell’intelligence militare russa nell’esplosione di un deposito di munizioni a Vrbetice nel 2014. La Russia ha annunciato a sua volta l’espulsione di 20 addetti all’ambasciata della Repubblica Ceca a Mosca.
Intanto continua lo scambio d’accuse sullo stato di salute del dissidente Alexey Navalny, trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3, specializzato. “È un trasferimento alla stessa colonia di tortura, solo con un grande ospedale, dove vengono trasferiti i malati gravi. E questo va inteso come il fatto che le condizioni di Navalny sono molto peggiorate”, sostiene Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anti-Corruzione legato a Navalny, ma anche qui il Cremlino minimizza.
La Russia è infine intervenuta sul caso Lukashenko, definendo “assolutamente deleteri” i presunti e non verificati piani di assassinare il leader bielorusso denunciati sabato dallo stesso Lukashenko, che ritiene ci sia un coinvolgimento diretto di funzionari statunitensi. A suo dire le autorità russe avrebbero contribuito a far fallire un presunto piano per rovesciare il governo di Minsk e arrestato due bielorussi, il cui obiettivo era un golpe militare e ucciderlo.