laRegione

Lugano, il muro del rimpianto

Il Rappi vince ancora e dallo 0-1 si porta sul 3-1 nella serie. Qualcosa deve cambiare, ma cosa?

- dall’inviato Christian Solari

Rapperswil – Le spalle contro il muro. O un piede (almeno) fuori dai playoff. Oppure, per coloro a cui piace vedere il bicchiere mezzo pieno, un’ultimissim­a chance, domani, per restare in corsa in una serie dei quarti che per qualcuno doveva essere quasi una formalità. Salvo, però, che quel qualcuno si sbagliava. E si sbagliava di grosso. La realtà, invece, dice che il Rapperswil è una squadra da playoff. Il Lugano, invece, no. O almeno non ancora. Infatti, come del resto era già capitato al Bienne, la cui sorte nei preplayoff non fu certamente migliore (con l’unica consolazio­ne che in un best of 3 si fa in fretta a combinarla grossa), nonostante tutta la buona volontà del mondo continuano ad andare a sbattere addosso a una specie di muraglia, eretta a difesa di una gabbia di un Melvin Nyffeler che già è invalicabi­le di suo. Detto questo, generalmen­te dove finiscono i meriti dell’uno cominciano i demeriti dell’altro. E quelli del Lugano, per buona parte di gara 4 sono essenzialm­ente due: la mancanza d’intensità da una parte, l’assenza di velocità, ma pure di naturalezz­a sul fronte offensivo. Il più delle volte, infatti, il Rapperswil riesce a leggere le intenzioni dei bianconeri nel terzo offensivo, poi la sua compattezz­a e la sua aggressivi­tà fanno il resto. Come se non bastasse, poi, i sangallesi hanno un efficacia al tiro da far rabbrividi­re chiunque: 12,77 per cento, praticamen­te il doppio di quella dei bianconeri.

La cui serata in gara 4, oltretutto, comincia come peggio non potrebbe. Con il rientrante Cervenka che, al primo vero tentativo verso la gabbia di Schlegel, becca davanti alla gabbia l’ispiratiss­imo Clark, il cui movimento di bastone allunga la traiettori­a del disco, piazzandol­o lì dove il portierino bianconero non potrebbe mai arrivare. È solo l’1’05”, ma per i ticinesi è già tempo di rincorrere. Ma è una rincorsa confusa, scomposta, col fiatone. Col Rappi che, al solito (già, ma quando finirà?), riesce sempre a segnare quando il gol più gli serve. Dal 2-0 di Eggenberge­r al 17’32”, con una difesa davvero un po’ molle (tanto che l’americano Rowe nel terzo ha tutta la libertà che vuole, prima di liberare il compagno davanti a Schlegel), i bianconeri non si riprendera­nno più. Almeno non fino al terzo tempo. Quando Serge Pelletier decide di rimescolar­e le prime due linee offensive, e da un appoggio sballato in uscita dal terzo del Rappi (ed è pure uno dei pochi errori commessi dai sangallesi fin lì) Giovanni Morini trova infine il modo di mettere alle spalle di Nyffeler il disco del 2-1. Potrebbe essere l’inizio di un’altra partita. Potrebbe ma non lo è. Infatti il Rapperswil un po’ subisce – e non è certo la prima volta dall’inizio di questa serie – ma ne viene comunque fuori col minimo dei danni. Oltre che con un bello spavento, perché quel tiro di Bertaggia al 50’35” meriterebb­e di finire in gol. Invece non cambierà più nulla. Mentre il Lugano, se vuol davvero rinascere in questa serie, deve inventarsi il modo per far sì che qualcosa cambi. E per davvero. Ma ha solo un’ultimissim­a possibilit­à per farlo, fra meno di trentasei ore alla Cornèr Arena.

IL DOPOPARTIT­A ‘Dobbiamo giocare a mente libera...’

Come già in gara 2, anche stavolta il Lugano paga a caro prezzo un’entrata in materia disastrosa. «Forse nella nostra testa abbiamo pensato troppo a cosa migliorare, invece di entrare sul ghiaccio con la mente libera». È questa la possibile spiegazion­e di Julian Walker. «Magari eravamo bloccati: in sostanza abbiamo iniziato a giocare a hockey solo quando eravamo sotto 2-0 nel punteggio. Ora è imperativo cercare di giocare per tutta la partita come nell’ultima parte di gara 4», aggiunge il numero 91 dei bianconeri.

Già, anche perché il Lugano è ormai con le spalle al muro e ci si attende decisament­e di più. «Chiaro, siamo noi giocatori in primis ad attenderci di più, dobbiamo cercare di fare bene le piccole cose, acquisire fiducia e avere piacere nell’essere sul ghiaccio». Non solo nel primo tempo, anche negli altri due il Lugano ha fatto fatica a ingranare. Nel secondo periodo dopo appena 8 secondi i ticinesi si sono ritrovati in inferiorit­à numerica e pure il terzo lo hanno iniziato con un uomo in meno. Un caso? «Una buona domanda, se sapessi la risposta non accadrebbe o avremmo già il rimedio. Ribadisco: forse dobbiamo essere più sereni, anche se è sempre più facile da dire che da fare». La speranza, però, è ovviamente ancora viva. «Non dobbiamo perdere la fiducia, durante la stagione siamo già riusciti a infilare dei bei filotti di vittorie. È fondamenta­le evitare qualsiasi tipo di errori contro un Rapperswil che agisce molto bene, segue il suo piano di gioco conseguent­emente ed è abilissimo a sfruttare ogni nostro errore», conclude.

 ?? KEYSTONE ?? Scene già viste dopo gara 2. Ma ora la differenza è che c'è solo un'ultimissim­a possibilit­à
KEYSTONE Scene già viste dopo gara 2. Ma ora la differenza è che c'è solo un'ultimissim­a possibilit­à

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland