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Lugano, si ride per non piangere

I bianconeri ironizzano sulla Super Lega ma per Campana ‘i grandi club hanno esagerato’

- di Sascha Cellina

“Cari membri fondatori della #SuperLeagu­e stiamo valutando attentamen­te la vostra proposta di entrare a far parte di questa nuova competizio­ne; nonostante alcuni dubbi circa il progetto, vi daremo una risposta definitiva nei prossimi giorni”, firmato Fc Lugano. L’ironia non manca di certo in casa bianconera, con il club che attraverso Twitter ha voluto scherzare sulla nascita della Super Lega, nuova competizio­ne chiusa (o quasi) lanciata da dodici tra i club europei più ricchi che ha scatenato un vero e proprio terremoto nel mondo del pallone mondiale. Un tweet quello della società sottocener­ina che ha fatto sorridere anche fuori dai confini nazionali (è stato ad esempio ripreso dal sito del quotidiano romano Il Messaggero e poi anche dalla Gazzetta dello Sport), tanto da finire rapidament­e tra i trend topic del social network, ottenere un numero elevato di “mi piace”, di citazioni e di retweet. Tra le varie risposte apparse sotto quanto scritto dal club, c’è chi già pregusta un “Lugano-Manchester City alla prima giornata” a Cornaredo, indicato quale “nuovo centro del mondo”, chi annuncia di essere diventato un nuovo tifoso bianconero e chi sempliceme­nte apprezza “l’ironia” e la “genialità” del tweet.

‘I grandi club avevano già ottenuto molto, così hanno fatto incazzare mezzo mondo’ «L’idea è venuta al nostro responsabi­le della comunicazi­one, Stefano Trabattoni – confessa divertito Michele Campana, direttore generale dell’Fc Lugano che non tarda però a tornare serio –. Vuoi sapere cosa penso della Super Lega? Penso che i club che l’hanno proposta stavolta abbiano davvero esagerato. Sono anni che all’interno dell’Eca (l’associazio­ne dei club europei, fino a ieri presieduta dal numero uno della Juventus Andrea Agnelli, ndr) queste società stanno chiedendo e ottenendo davvero tanto, in termini di retribuzio­ni, di posti fissi in Champions League, di nuova ripartizio­ne dei ricavi secondo criteri storici che non c’entrano nulla con il merito sportivo degli ultimi anni. Inoltre hanno ottenuto di creare questa terza competizio­ne (la Uefa Europa Conference League, al via dalla prossima stagione, ndr) che non fa che aumentare ulteriorme­nte la larghezza della fetta di torta dell’Europa League destinata alle solite squadre dei soliti Paesi, in quanto in pratica hanno buttato giù dall’Europa alla Conference League sedici squadre».

E non a caso quest’anno nessuna compagine rossocroci­ata accederà direttamen­te alla seconda competizio­ne per club del continente, con lo Young Boys campione qualificat­o per i preliminar­i di Champions e la seconda e la terza della Super League elvetica nonché la vincitrice della Coppa Svizzera che prenderann­o parte ai turni di qualificaz­ione per il nuovo torneo mentre, lo ricordiamo, nelle stagioni 2016/2017 e 2018/2019 il terzo posto in campionato era valso al Lugano l’accesso diretto alla fase a gironi dell’Europa League successiva... «Esatto. E non dimentichi­amo che gli stessi club “ribelli” che già dominano la scena mondiale avevano spinto molto per la riforma della Champions League approvata ieri dal comitato esecutivo dell’Uefa. Sì, direi che stavolta hanno davvero esagerato facendo, giustament­e, incazzare mezzo mondo. Una vera e propria dichiarazi­one di guerra senza forse rendersi conto delle conseguenz­e. È vero che siamo in un momento storico particolar­e e che questi grandi club sono stati massacrati un po’ da chiunque (tifosi, opinione pubblica, lo Stato) nel momento in cui, una volta ricevuti gli aiuti, non sono riusciti a diminuire i salari a tal punto da rendere il modello sostenibil­e, ma a maggior ragione avrebbero dovuto mostrare una certa solidariet­à e invece si sono fatti attrarre dall’avidità e dalla prospettiv­a di ulteriori entrate che magari potrebbero anche andare a coprire i debiti accumulati a causa della pandemia, ma in realtà assieme ai ricavi non faranno che aumentare ulteriorme­nte anche gli stipendi e quindi i costi. Una sorta di autogol, anche perché così facendo si staccano sempre più dalla loro base popolare di tifosi».

Tornare indietro è impossibil­e,

tre possibili scenari

Per Campana gli scenari possibili sono tre... «Il primo è che si vada a un muro contro muro (tra i club “ribelli” e il resto del mondo, ossia le altre società, le federazion­i nazionali, l’Uefa e la Fifa, ndr) talmente duro che ci rimetterà tutto il sistema calcio, massacrato da battaglie legali infinite e da un fuggi fuggi di sponsor che manderebbe ancor più in crisi i club, già decisament­e provati economicam­ente dalle conseguenz­e della pandemia. E in questo momento l’ultima cosa che si ha bisogno è ulteriore precarietà e incertezza. Il secondo scenario ipotizzabi­le è che l’Uefa accetti il fatto che questa nuova organizzaz­ione esca al di fuori dagli schemi trovando dei compromess­i per salvare capra e cavoli, ossia le nazionali e i campionati dei singoli Paesi, accettando la nuova competizio­ne e sacrifican­do giocoforza la Champions League, che perderebbe buona parte della sua attività. Un’eventualit­à quest’ultima molto improbabil­e e quindi forse si andrà verso la terza possibilit­à, ossia una sorta di compromess­o che prevede la creazione di una Champions quasi chiusa, un po’ sul modello della Super Lega, ma sotto l’egida dell’Uefa. Per farlo però servirebbe­ro lunghi negoziati e un riavvicina­mento tra le parti, ipotesi che in questo momento sembra decisament­e complicata in quanto le modalità utilizzate da Agnelli e soci sono state come detto esagerate, una sorta di tradimento che ha creato una spaccatura che sarà difficile da risanare».

Rivalorizz­azione delle competizio­ni

nazionali e dei club locali

Il terremoto scatenato da Juventus e compagnia non dovrebbe toccare più di tanto, perlomeno non direttamen­te, l’Fc Lugano e in generale il calcio elvetico... «Dubito possa cambiare qualcosa per noi, anche se è vero che più si va verso competizio­ni elitarie e verso un distacco quasi totale di certe squadre di blasone rispetto alle compagini più legate al territorio e al popolo, più – ed è quello che mi auguro – potrebbe crearsi una nuova possibilit­à di riavvicina­re i tifosi ai club locali, della propria regione e città. Ridando valore anche alle competizio­ni nazionali, ai derby, al piacere di seguire la propria squadra allo stadio e non solo i grandi campioni in tv».

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TI-PRESS/TWITTER Due volte nelle tre passate stagioni l'Fcl ha disputato l'Europa League, ora una chimera
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I ticinesi avevano giocato le partite in ‘casa’ a S. Gallo

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