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Sgravisti o tassatori

- Di Daniel Ritzer

Alzare il moltiplica­tore di qualche punto o ridurre le spese. È questo il dilemma che molto probabilme­nte accompagne­rà buona parte degli esecutivi e dei legislativ­i comunali appena usciti dalle urne. Già, perché la pandemia pesa sui conti dei piccoli agglomerat­i così come sulle finanze delle città. La stessa pandemia che ha costretto il Ticino a rinviare di un anno le elezioni e che ora, con tutte le sue sfaccettat­ure, condiziona eccome la legislatur­a breve in avvio.

Ciò che risulta rilevante di primo acchito è che a venire, diciamo, premiati (o almeno, a uscire indenni) dalla ripartizio­ne dei seggi nei Municipi siano i liberali radicali da un lato e l’alleanza rossoverde dall’altro. Due schieramen­ti piuttosto in contrappos­izione per quel che riguarda l’approccio alla fiscalità e alla gestione delle finanze pubbliche. Sgravisti o tassatori, direbbero polemicame­nte gli uni degli altri.

E forse questo è un primo dato che emerge dalle urne, nitido appunto nella distribuzi­one delle poltrone negli esecutivi comunali: di fronte all’incertezza generata dalla pandemia, e dalle sue conseguenz­e economiche e sociali, la gente si attende delle risposte concrete. Che si rinunci a toccare l’aliquota d’imposta, in campo liberale. Che venga garantita la rete di protezione sociale costi quel che costi, la linea a sinistra. Chi dei due ha ragione? Tutti e nessuno. Toccherà quindi a entrambi i fronti, insieme alle altre forze politiche che siedono nei vari Municipi e nei Consigli comunali, giungere a dei compromess­i. Per fortuna, si potrebbe dire, sia dalla parte del Plr sia nelle fila del Ps la capacità di convergenz­a non manca (cosa che non per forza è sempre una qualità di cui vantarsi).

È chiaro poi che chi esce indebolito da questa tornata elettorale è il Ppd. Popolari democratic­i che, per quel che riguarda la discussion­e sul mancato equilibrio delle finanze pubbliche, si sono per ora dimostrati piuttosto attendisti (affondati dalla prudenza?). Soprattutt­o nel dibattito a livello cantonale hanno più volte rimarcato quanto non sia questo il momento per decidere tagli o aumenti d’imposta. Ma chiaro: i tempi (e il portafogli­o) della politica comunale non sono gli stessi di quella cantonale. Una politica cantonale che, archiviate le Comunali, guarda ora al prossimo appuntamen­to elettorale del 2023 (da ieri diventato vicinissim­o).

Le domande e le speculazio­ni in vista delle Cantonali che si terranno fra due anni, certo, non mancano. E riguardano un po’ tutti: può crescere ancora la forza del fronte rossoverde in Ticino? E su quale figura andrebbe eventualme­nte “investita” tale forza? Quale sarà invece la sorte dei partiti storici? Assistiamo a un inesorabil­e tramonto dei conservato­ri, oppure stanno soltanto affrontand­o un periodo di rinnovamen­to (per nulla indolore) per poi rilanciars­i? E a proposito di rilancio, che dire dei liberali? Siamo davvero di fronte a una rinascita del Plr, dopo la batosta alle Federali del 2019? Cosa succederà poi con la destra ticinese: è giunta l’ora per l’Udc di rivendicar­e un seggio in Consiglio di Stato a spese del partner leghista? Oppure si farà ancora andare bene quale suo rappresent­ante l’attuale presidente del governo, detentore della doppia tessera?

I prossimi mesi, di sicuro, cominceran­no a portare delle risposte. Staremo a vedere.

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