Chi scende e chi sale sugli scranni locali
I dati per i singoli Municipi e legislativi sono contrastanti, ma una tendenza c’è
Certo, è difficile far paragoni e isolare tendenze a livello cantonale dopo le elezioni comunali, nelle quali peraltro il profilo e i progetti dei singoli candidati contano spesso ben più dell’appartenenza partitica. Se però si vanno a vedere i numeri aggregati per quanto riguarda i Municipi, qualche segnale emerge: anzitutto il buon risultato del Plr – che porta a casa una decina di seggi in più rispetto a cinque anni fa – e della sinistra rossoverde che si attesta su una crescita molto simile, con il Ps e gli alleati ecologisti che in particolare si aggiudicano 11 seggi supplementari. Accusa il colpo il Ppd, che lascia sul terreno 15 poltrone, di cui due pesantissime a Locarno e a Mendrisio. Maluccio anche la destra e in particolare la Lega: il tandem con l’Udc cede 9 seggi, sebbene in Comuni minori e a fronte di un buon risultato individuale dei democentristi.
Il dato sui Consigli comunali arrivato ieri è invece ancora più frammentario, con forti discrepanze locali: il Plr arretra ovunque tranne che a Mendrisio, ma neppure Ppd e Lega brillano (vedi pagine 3-6), mentre la sinistra difende le posizioni grazie anche all’affermazione dei suoi nuclei più ‘movimentisti’ (vedi sotto). A compliera care ulteriormente il paragone col passato è la situazione fluida sul piano delle aggregazioni, oltre al fatto che le liste mutano nel tempo ed esecutivi di dimensioni diverse (normalmente a 5 o 7 membri) fanno ‘pesare’ in modo differente ogni poltrona locale.
Un discorso a parte meritano le liste civiche, che hanno ottenuto 8 seggi in più nei Municipi e hanno intercettato oltre il 20% dei voti complessivi. Un fenomeno che fa il paio con quello della scheda senza intestazione a un partito: nel 2007 – l’anno della sua introduzione – piaceva solo al 15% dei votanti, oggi invece un elettore su quattro ‘rinuncia’ a indicare un partito e punta direttamente sui singoli candidati. Segni, come si dice sempre, di una crescente disaffezione per i partiti storici e di una maggiore ‘personalizzazione’ della militanza? Fino a un certo punto, sì, ma è anche vero che la maggioranza resta comunque più vicina alle identità partitiche. Non dimentichiamo, inoltre, che la lista senza intestazione contribuisce, anche se in maniera depotenziata, alla forza elettorale dei partiti d’origine dei candidati per cui si vota. Continuando a giocare coi numeri aggregati, ma stavolta in tema di Consigli comunali, vediamo che i liberali restano in testa alla classifica con 685 seggi, più di uno su quattro (il totale di 2’215). Tra Plr e Ppd – 442 eletti – s’incunea il variegato mondo delle liste civiche (456 seggi su un ventaglio che spazia da destra a sinistra), poi arrivano a pari merito la Lega con l’Udc (312) e la sinistra rossoverde nel suo complesso (312).