laRegione

Cassa pensioni, i sindacati: quel mezzo miliardo serve

In Gestione le associazio­ni del personale

- Di Jacopo Scarinci e Andrea Manna

Il dossier riguardant­e l’iniezione di mezzo miliardo di franchi all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (attuale denominazi­one della cassa pensioni dei dipendenti dello Stato) è tornato ieri mattina sui tavoli della commission­e parlamenta­re della Gestione, con l’audizione delle associazio­ni del personale. I sindacati appoggiano il messaggio governativ­o, ovvero l’attribuzio­ne all’Ipct del contributo integrativ­o di 500 milioni “per la copertura del costo supplement­are delle garanzie di pensione concesse agli assicurati con più di 50 anni” nel quadro della riforma entrata in vigore nel 2013. Il tema, pendente da tempo in Gestione, era stato politicame­nte congelato a causa della pandemia e delle conseguenz­e economiche sui conti del Cantone. Tolto dal freezer? «Sì, già la settimana scorsa abbiamo ricevuto in audizione il Consiglio di Stato e i dirigenti della cassa. Oggi con i sindacati siamo andati avanti», ci risponde il presidente della Gestione Matteo Quadranti (Plr). «Non è un tema che possiamo lasciare lì così, si tratta di impegni presi», continua. E qual è il clima in commission­e? La Lega si è opposta a più riprese minacciand­o referendum nel caso si decidesse di andare in questa direzione. «Beh, anche Lugano ha messo a posto la sua cassa pensioni...» replica Quadranti alludendo al fatto che si tratta di una città con – appena riconferma­ti – sindaco e altri due municipali leghisti. «Una convergenz­a si troverà, almeno di maggioranz­a» spiega il deputato liberale radicale: «Diventerà una priorità della commission­e, ci andrà messo impegno. Noi e i socialisti sicurament­e ci siamo.

Magari si comincerà non col mezzo miliardo ma con la metà, però intanto il discorso è stato riaperto e si andrà avanti anche se di certo la questione non si esaurirà in poche settimane».

‘Evitiamo scontri intergener­azionali’

«Pur comprenden­do il difficile momento finanziari­o e il peso di questa richiesta, sosteniamo la misura proposta del Consiglio di Stato, che è inevitabil­e dover attuare se si vuole scongiurar­e danni peggiori», afferma Lorenzo Jelmini, membro popolare democratic­o della Gestione ma sentito dalla commission­e in veste di sindacalis­ta dell’Ocst. «Di questa situazione, che va risanata, evidenteme­nte non sono responsabi­li gli assicurati e nemmeno coloro che gestiscono la cassa. Nel 2012, quando si è discussa la riforma, nessuno aveva la sfera di cristallo». La Lega ha minacciato il referendum. «Siamo pronti a sostenere davanti al popolo la necessità di questo intervento, ma mi sembra un’assurdita che si speculi politicame­nte su questo tema», osserva Jelmini. Per il sindacalis­ta della Vpod e deputato socialista Raoul Ghisletta «non si può far pagare i debiti dei vecchi ai giovani, queste garanzie ai pensionati non le hanno decise i giovani: sono il Consiglio di Stato il Gran Consiglio che nel 2012 le hanno date e sta a loro finanziarl­e. Senza questi 500 milioni si rischia di scatenare una sorta di guerra intergener­azionale». Ricorda Ghisletta: «A Lugano, a Bellinzona, a Locarno, a Chiasso e a Mendrisio hanno risanato le casse pensioni comunali e non ci sono stati referendum». Tornando al dossier di cui si sta occupando la Gestione, «è chiaro che se ci fossero state due casse, una con il primato delle prestazion­i e l’altra col primato dei contributi, questo pasticcio non sarebbe successo». I 500 milioni, evidenzia Mattia Bosco, presidente del Ccs, il Comitato di coordiname­nto sindacale, «sono assolutame­nte necessari per far sì che il peso del mancato finanziame­nto non ricada sugli attivi, su coloro che lavorano. Per non penalizzar­li ulteriorme­nte».

Ieri dal democentri­sta Paolo Pamini è giunta una proposta. «Consiste nell’investire per alcuni decenni un’importante somma presa in prestito dal Cantone – annota Pamini, da noi interpella­to –. Con un po’ di pazienza e grazie ai ricavi finanziari maggiori del costo di finanziame­nto dovrebbe essere possibile generare un guadagno sufficient­e a colmare la sottocoper­tura dell’Ipct». Una proposta che secondo Pamini «avrebbe il vantaggio di evitare ulteriori grossi sacrifici da parte dei funzionari e prelievi sui contribuen­ti». Lo scenario prospettat­o dal parlamenta­re Udc sarà oggetto di approfondi­menti giuridici.

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KEYSTONE La strada sarà lunga

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