Il rapporto dice: ‘Sarà Locarno’
La Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio approva l’opzione ‘S.ta Caterina’
Il comparto Santa Caterina a Locarno è la soluzione migliore per il Museo cantonale di storia naturale. È questa la conclusione alla quale giunge il rapporto della Commissione gestione e finanze, firmato ieri, che preavvisa favorevolmente la richiesta di credito di 9,55 milioni di franchi per progettare la struttura.
Il lavoro della Commissione è stato lungo, con approfondimenti e sopralluogo, audizioni, studio documenti, analisi comparata Locarno-Faido e sguardo storico. Al termine, i co-relatori (Nicola Pini Plr, Fiorenzo Dadò Ppd, Michele Guerra Lega e Anna Biscossa Ps) e altri 11 commissari hanno deciso di condividere la scelta del Consiglio di Stato. “L’ubicazione del Museo di storia naturale a Locarno, nel sedime di Santa Caterina, è la soluzione migliore in primis per il Museo stesso, che potrà beneficiare non solo dell’attrattiva del nuovo comparto e dell’affluenza turistica propria della destinazione Locarnese e Valli (garantendone una sostenibilità nel tempo), ma anche di un’importante rete di sinergie formative, culturali e scientifiche”. E il pensiero va a Isole di Brissago, Bolle di Magadino, Parco del Piano, Parco delle Camelie, Dfa della Supsi, istituti formativi dell’obbligo, postobbligo e della formazione professionale, Irsol e altri ancora. Inoltre, il Museo si troverebbe a pochi metri dalla stazione Ffs e da un autosilo, oltre che dal centro cittadino. Senza dimenticare la prossimità con le valli del Locarnese, scrigni di bellezze paesaggistiche, naturalistiche, storiche e culturali. “Da ciò l’importanza, per rafforzare ulteriormente il richiamo del Museo, dell’abbinamento con il progetto della Casa delle Valli, ulteriore messa in rete delle valli e trampolino verso di loro”, indica la commissione, che si felicita per l’accoglimento da parte del Consiglio di Stato della relativa mozione. Il comparto di Santa Caterina viene considerato come la soluzione più opportuna. “Si tratta infatti del recupero di un bene storico di rilevanza cantonale e nazionale di proprietà dello Stato” che per di più sarà messo a disposizione della cittadinanza, con contenuti museali, abbinati a spazi per la ricerca, la conservazione, la raccolta di documentazione, la didattica e per un “laboratorio culturale”. La “Gestione e finanze” ricorda pure che in ogni caso, anche senza museo, il Cantone dovrebbe intervenire sull’ex convento nel cuore di Locarno. Insomma, la scelta di “tale ubicazione permette un uso oculato delle risorse”.
Senza dubbio, come si legge nel rapporto “tale progetto costituisce, per le sue caratteristiche e la sua valenza, una grande opportunità per Locarno, il Locarnese con le sue Valli e per il Ticino tutto, che potrà beneficiare di un nuovo e importante attrattore. La riconversione-riqualifica di un intero comparto, che racchiude edifici di grande valore storico-culturale e un’ampia area verde in pieno centro-città in un Museo cantonale di storia naturale rappresenta un importante valore aggiunto a livello culturale e turistico. Valore aggiunto di cui tutto il territorio potrà beneficiare, direttamente e indirettamente”.
Prospettive per la Leventina
Quanto all’ipotesi di Faido, la Commissione gestione e finanze ringrazia i promotori dell’idea, così come i promotori delle altre sette sedi candidate nel 2017. La conclusione porta a Locarno, “che si è dimostrata rispondere meglio ai criteri scelti”. Un riesame, a questo punto, non viene ritenuto più necessario, né opportuno, anche visti gli anni e le risorse già investite. “In tal senso, la mozione per il Riesame della proposta di Faido quale sede del Museo cantonale di storia naturale è da ritenersi effettivamente evasa”. Ma la Commissione non ha dimenticato le rivendicazioni leventinesi e chiede al Consiglio di Stato di avviare al più presto i lavori del masterplan regionale ai sensi della politica economica regionale. Questo anche tenendo conto che la valle è la sola “zona masterplan” in Ticino a non aver ancora attivato l’importante strumento, che, oltre a permettere di elaborare una visione condivisa di sviluppo economico a medio-lungo termine e d’identificare i progetti per il raggiungimento della stessa, consente di garantire – in particolare ai progetti definiti “faro” dalla regione stessa – dei finanziamenti fino al 65 per cento dell’investimento. “Un modo di procedere, questo, che non solo permetterebbe di stimolare un rilancio socio-economico di tutta la valle, ma anche di approfondire le idee emerse dal progetto di Faido che, al di là della localizzazione, proponeva un’innovativa idea di dialogo tra una proposta culturale, come quella offerta dal Museo di storia naturale, e il territorio in cui la stessa era inserita, sottolineando e valorizzando i valori paesaggistici, territoriali e di competenze presenti nello stesso”.
Studi universitari e modelli già esistenti, conclude il rapporto, “considerano il territorio alpino come ambito patrimoniale di alto valore aggiunto, grazie alla collaborazione con i centri di ricerca, alle offerte formative di eccellenza in esso presenti e attivi, nonché alla partecipazione della popolazione nella raccolta dati, passati e presenti su questi luoghi; quindi si auspica che in Leventina, e più in generale nell’Alto Ticino, possano essere approfonditi, sviluppati e dove possibile concretizzati anche questi approcci progettuali, ovviamente coordinati e integrati agli altri progetti, nell’ambito del filone cultura e natura”. Nel concreto, la Commissione gestione e finanze chiede che “sia approfondita e valorizzata (se esistono le condizioni) l’opzione di realizzare strutture, ‘punti visita’, una Sezione alpina o altro in grado di far dialogare cultura e natura in Leventina, se del caso integrandoli all’offerta del Museo di storia naturale di Locarno al fine di arricchirla”.