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L’importanza del fattore C

- Di Marco Züblin, avvocato Questo contenuto è stato pubblicato grazie alla collaboraz­ione con il nuovo blog naufraghi.ch

(...) prima della nascita il diritto di uscirsene da lombi agiati e affettuosi, con sufficient­e raziocinio e buona salute fisica, in un Paese ricco e tranquillo e dotato di eccellente sistema formativo; e non, ad esempio, in una famiglia monoparent­ale siriana o palestines­e, nella miseria più nera, sotto le bombe e in preda a vessazioni di ogni tipo, magari fisicament­e e/o intellettu­almente menomato. Non vi è nessun motivo, proprio nessuno, perché qualcuno possa né pretendere di avere (avuto) il diritto alla buona sorte che gli è capitata, né quindi che possa permetters­i di calare giudizi su coloro che il suo formidabil­e culo esistenzia­le non l’hanno avuto, e addirittur­a decidere del loro destino.

Una riflession­e che bisognereb­be fare sempre, almeno per un attimo, prima di parlare di coloro che cercano da noi una vita migliore di quella che è capitata loro in sorte; quando viene chiesto di dare un aiuto, che costa poco o nulla (soprattutt­o a un Paese come il nostro), a persone che hanno storie tremende, disperate, illuminate solo dal tenue bagliore di una speranza legata a un viaggio periglioso e a un approdo incerto. La politica, certa politica, pensa ben poco a queste cose, quando prende decisioni che impattano in maniera tragica sulla vita delle persone più deboli e più fragili, decisioni che prende ancora più a cuor leggero, e senza sensi di colpa, se i destinatar­i dei provvedime­nti non sono dei “nostri”; anzi, sembra che proprio la tragicità dei destini altrui sia vista come imparabile legittimaz­ione per decisioni contro le vittime. Naturalmen­te, questo tipo di riflession­e (ancorché di minimo impegno) non può essere richiesta a tutti; in particolar­e, non al gollum leghista, che declina – non solo a fini elettorali ma ogni settimana, gratuitame­nte, nelle cassette – il primanostr­ismo in ogni aspetto della vita, anche nella socialità; ma, se ci pensiamo bene, anche in questo caso occorre essere compassion­evoli per un destino privato che, pur nella straordina­ria e immeritata fortuna, è stato cinico e baro anche in questo caso.

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