Alessandro Rossellini e i suoi macigni di Sisifo
Fuori concorso, ‘The Rossellinis’
Continua a pieno ritmo questa 52ª edizione di Visions du Réel, dal vivo a Nyon e per il resto del mondo bloccato dalla pandemia online su
www.visionsdureel.ch. Fuori concorso abbiamo incontrato un film di particolare interesse cinefilo come ‘The Rossellinis’ un viaggio a costruire una saga firmato, più con sentimento che con accortezza di linguaggio cinematografico, da Alessandro Rossellini, nipote del celebre maestro del cinema più che regista Roberto Rossellini (Roma, 8 maggio 1906 - Roma, 3 giugno 1977).
A differenza del corto ‘Mio padre ha 100 anni’ che Guy Maddin ha preso dal libro di Isabella Rossellini e che rispettava l’idea cinematografica rosselliniana, cara alla Nouvelle Vague, il nipote Alessandro, figlio di Renzo Rossellini e della ballerina afroamericana Katherine L. O’Brien, nel suo film documentario vaga alla ricerca del senso di appartenere a una famiglia. La sua storia personale, di ex tossicodipendente, è per lui il proprio macigno di Sisifo che continuamente gli ricade addosso nelle conversazioni che riempiono il film, rendendole spesso imbarazzanti nella loro profonda verità. Il regista ci conduce per mano a conoscere i suoi pa- renti, morti come Ingrid Bergman (Stoccolma, 29 agosto 1915 - Londra, 29 agosto 1982) che fu moglie del nonno, vivi come le zie gemelle Isotta Ingrid e Isabella Rossellini, con cui ha un colloquio durissimo, e la madre che ritrova in un ricovero. Il film scorre faticosamente seguendo il respiro ansioso di un uomo che sa di aver tradito un nome che gli è caro, che è il senso del suo vivere ancora.
IN CONCORSO Il lontano 1970 di Tomasz Wolski di Ivo Silvestro
Polonia, 1970. A causa della produzione agricola inferiore alle aspettative, i prodotti alimentari scarseggiano e le autorità annunciano forti e improvvisi incrementi nei prezzi di pane, latte, carne. Gli operai manifestano, si organizzano scioperi. Mancano dieci anni alla nascita di Solidarno, le proteste non sono politiche ma economiche: “Lottiamo per il pane, non contro il governo” si legge in uno dei cartelli che vediamo nel documentario ‘1970’ di Tomasz Wolski, nel concorso internazionale del festival.
Sciopero economico e non politico: non un cambio di regime, ma paghe più alte e prezzi più bassi per i beni di prima necessità. Tuttavia i due aspetti non sono facilmente scindibili e questo lo sanno sia i manifestanti – “uguaglianza di paga per il partito e per i lavoratori” leggiamo in uno dei cartelli – sia chi detiene il potere e le manifestazioni di protesta sono attentamente seguite dalle autorità, informate costantemente su quel che accade nelle piazze e nelle fabbriche. Quante persone si riuniscono, quali sono le loro rivendicazioni, quali slogan utilizzano, cosa c’è scritto su cartelli e volantini: tutto viene comunicato via telefono ai membri del governo e del partito. Sempre via telefono avviene la decisione di intervenire con la forza, di dare a polizia ed esercito l’autorizzazione a fare ricorso alle armi. Si parla di decine di morti, centinaia di feriti, migliaia di arresti.
Quando le registrazioni di quelle telefonate spuntano fuori da un archivio, Wolski decide di utilizzarle per documentare gli avvenimenti, per ricostruire le responsabilità. Dal punto di vista cinematografico si pone un problema: come gestire una semplice registrazione audio, senza immagini? Tomasz Wolski ricorre all’animazione stop motion e ad alcuni pupazzetti dei gerarchi. Il risultato non è del tutto convincente: il contrasto che si viene a creare con le immagini d’archivio certamente evidenzia la distanza tra le autorità e la cittadinanza, ma al contempo dà un’aura da cartone animato umoristico che le musiche drammatiche non bastano a fugare. Non è tuttavia questo il limite principale del documentario di Wolski che si limita a portare su schermo le proteste del 1970, senza neanche cercare un quadro politico e sociale più ampio ma confinandosi nel racconto, questo sì fiabesco, di governanti cattivi e del popolo buono.