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‘C’è da ritrovar fiducia nel nostro gioco’

La situazione è delicata, ma la rimonta fattibile. Morini: ‘Le cose possono cambiare’.

- di Moreno Invernizzi

Lugano – Sono scure le nubi che si addensano sopra la Cornèr Arena. In un cielo sereno ma sinistrame­nte ingrigitos­i dopo la sconfitta di gara 4, che complica, e non di poco, la missione del Lugano, ora costretto a vincere una dopo l’altra le prossime tre partite con il Rapperswil per staccare il biglietto per le semifinali. Senza mettere piede in fallo, perché al primo passo falso, il sipario stagionale calerà in maniera definitiva. Se già alla vigilia della partita di lunedì, il compito per gli uomini di Pelletier era in salita, ora lo è più che mai...

Che la situazione sia complicata non ne fa mistero Giovanni Morini: «A questo punto per noi sono tutte partite a eliminazio­ne diretta: sappiamo qual è la posta in gioco e sappiamo anche che non abbiamo più margine di errore». Guardando al passato, il Lugano non è comunque nuovo a situazioni simili. Tre anni fa, ad esempio, nella semifinale col Bienne i bianconeri si erano ritrovati sotto 0-2 nella serie, e 0-3 nel parziale di gara 3, prima di risorgere e imporsi 4-2. E, prima ancora, impossibil­e non citare la ‘remuntada’ nel derby dei quarti di finale dal parziale di 0-3 nella serie al 4-3, nell’anno dell’ultimo titolo vinto dal Lugano (2005/06). «Il fatto di esserci già ritrovati in situazioni analoghe e di aver saputo mantenere i nervi saldi per uscirne vittoriosi ci dà la giusta carica per affrontare questo delicato momento. Ne abbiamo parlato pure nello spogliatoi­o, anche perché alcuni dei miei attuali compagni (Sannitz e Chiesa, ndr) quell’impresa contro l’Ambrì Piotta la vissero in prima persona. E allora, agli occhi della gente la situazione in cui ci trovavamo era ancora peggio di quella attuale. Per cui sì, siamo sull’orlo del baratro, ma non dobbiamo farci prendere dal panico: sappiamo cosa c’è da fare e sappiamo pure come farlo; tocca a noi eseguirlo sul ghiaccio. Non da ultimo, nell’hockey di esempi di serie ribaltate ce ne sono parecchi». Come quella fra lo Zugo e lo stesso Rapperswil dell’anno successivo, il 2006/07, con gli svizzeroce­ntrali capaci di eliminare i sangallesi dopo che questi ultimi si erano portati sul 3-0 nella serie dei quarti di finale... «Stringi stringi, nei playoff è tutta una questione di ‘momentum’. Quello che finora ha avuto dalla sua parte il Rapperswil. Bastano però un paio di episodi affinché il vento cambi completame­nte direzione, e anche piuttosto in fretta. Ora è necessario fare in modo che questi episodi si verifichin­o». Dopo averci dormito su una notte, che sensazioni ti ha lasciato gara 4? «Sapevamo tutti dell’importanza di quella partita, ragion per cui abbiamo provato a mettere tanta intensità fin da subito, sia a livello di collettivo, sia con la mia linea. Penso che, al di là di tutto, siamo riusciti anche a farlo bene, creandoci pure qualche occasione. È stata la dimostrazi­one che nei playoff è anche questione di attitudine e di mentalità: bisogna iniziare le partite con la giusta intensità, il resto viene di conseguenz­a». Una rete martedì e una anche sabato: sul piano personale, sebbene sia una magra consolazio­ne, le cose non sono andate male per il numero 23 del Lugano. Ma se Morini quello step per passare in modalità playoff lo ha fatto, altrettant­o non si può ancora dire per diversi altri elementi: «Siamo sull’1-3 nella serie, di conseguenz­a i fatti dicono che no, quello step, come squadra, finora non siamo effettivam­ente riusciti a farlo. Al di là di questo, i risultati personali nei playoff non contano nulla: se dessi importanza a questi, probabilme­nte starei nel posto sbagliato e praticando lo sport sbagliato. I playoff sono una questione di squadra, dove l’ego personale non deve avere spazio. Qui l’unica cosa che conta è vincere, indipenden­temente dalle prestazion­i personali». Comunque sia, appunto, non è ancora troppo tardi per fare quel famoso step... «No, assolutame­nte. Le cose possono ancora cambiare, e possono farlo in modo repentino. Adesso siamo con le spalle al muro, per cui dobbiamo provarci con tutte le nostre forze in gara 5, oppure mai più...».

Di cosa avete più bisogno in questo momento? «Soprattutt­o di fiducia. Penso che non ce ne sia a sufficienz­a ora come ora, soprattutt­o nel nostro gioco. A volte abbiamo come l’impression­e di essere troppo spaventati anche dalla semplice idea di giocare a hockey. Si parla di battaglie, di intensità in partita, ma è pur sempre un gioco, e come tale ha bisogno di divertimen­to, di un pizzico di incoscienz­a che ti permetta quella giocata anche non semplice, ma non certo di paura. Per cui da gara 5 sarà imperativo tornare a giocare in maniera solida, lasciando però spazio pure alla creatività».

HNAT DOMENICHEL­LI Pelletier resta dov’è: ‘Si vince e si perde assieme’

Avanti con Pelletier fino alla fine. Lo dice, senza mezzi termini, Hnat Domenichel­li, sgomberand­o il campo da ogni supposizio­ne dopo che la notizia del suo possibile allontamen­to alla vigilia di gara 5 era iniziata a circolare con una certa insistenza. «Alcuni media hanno fatto supposizio­ni in questo senso, ma non è la verità: andiamo avanti con l’attuale staff tecnico – chiarisce il direttore sportivo del Lugano –. Siamo una squadra, nella vittoria e nella sconfitta. Certo, siamo in una situazione delicata in questa serie, che ci vede sotto 1-3, e di questo ne ho parlato stamattina (ieri, ndr) tanto con i tecnici quanto con i giocatori, ma non siamo ancora spacciati. Andiamo avanti come un gruppo unito, lo stesso che in questi mesi ha lavorato duramente, anche se le ultime tre partite non sono andate bene. Nonostante ciò non siamo appunto ancora morti; ora da ognuno mi aspetto una grande reazione. Io credo nei nostri mezzi, credo che tutti ci proveranno, si sforzerann­o di dare il meglio di sé in gara 5. Non è nostra intenzione separarci dall’allenatore nel bel mezzo di una serie: questo gruppo resta unito, nei buoni quanto nei cattivi tempi, e assieme lotteremo fino alla fine. Questo non è il momento per puntare il dito contro qualcuno. Per il quinto atto di questa serie Serge sarà al suo posto come d’abitudine, con Paul (DiPietro) e Rob (Cookson) al suo fianco, impegnato come sempre a far sì che in pista ci vada la miglior squadra possibile. Non so se alla fine riusciremo a raddrizzar­e la serie, ma so che ci proveremo, che i ragazzi faranno di tutto per onorare l’Hockey Club Lugano».

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KEYSTONE Per il numero 23 dei bianconeri un gol tanto in gara 3 quanto in gara 4
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TI-PRESS/F. AGOSTA Pensieroso...

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