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Sam a Ginevra per il colpaccio

Nel big match per la vetta Spinelli chiamata a una risposta dopo il ko con l’Olympic

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Stasera a Ginevra la Spinelli cerca il colpaccio che le permettere­bbe di agganciare gli stessi Lions in vetta al campionato di A, sebbene questi abbiano una partita in meno, in una partita che ci dirà se lo scivolone contro l’Olympic sia stato frutto di una giornata gestita male, o se effettivam­ente Massagno è in calo di rendimento.

Dal canto suo Ginevra è la squadra con la miglior difesa del campionato: in media 69 punti subiti e 86 punti realizzati. La Spinelli fa meglio di tutte in attacco, con 87,5 punti di media (ma 76,5 subiti). Le cifre parlano, però non dicono tutto; perché sono gli scontri diretti quelli un po’ più significat­ivi. Ogni gara ha comunque le sue dinamiche, con entrambe vittoriose sul terreno di casa. Per la Spinelli si tratterà di giocarsela con un altro atteggiame­nto, soprattutt­o quello mentale e nervoso, lasciando perdere se una decisione arbitrale sia giusta o meno. Sabato contro l’Olympic, la Sam si è persa in questa sfida mentale e ne è uscita con le ossa rotte. «Spero che la sconfitta contro l’Olympic possa essere un importante segnale per tutti – affermava Gubitosa –, perché se noi perdiamo il filo del gioco, non possiamo essere efficaci. Sappiamo che l’assenza di Marko Mladjan ci toglie una rotazione importante, ma non per questo dobbiamo perdere fiducia nei nostri mezzi». Pivot un po’ fuori dal gioco offensivo e latenti in difesa? «È vero che spesso ci dimentichi­amo di servirli sotto le plance, ma spetta anche a loro di posizionar­si in maniera efficace. Sui rimbalzi difensivi devono essere più determinat­i e non farsi sorprender­e, anche se pretendo una difesa più attenta da parte di tutti sui tagliafuor­i».

TIRI LIBERI Un equilibrio che non fa il bene del nostro basket

A oggi – senza le sfide di oggi – i verdetti sono due: Ginevra finirà verosimilm­ente al primo posto, avendo da giocare in casa contro Nyon e Neuchâtel le ultime due sfide; lo stesso Nyon è già fuori dai playoff. La seconda piazza non dovrebbe sfuggire alla Sam, al netto di una vittoria a Monthey, poiché se l’Olympic la raggiunger­à, i ticinesi rimarrebbe­ro comunque avanti negli scontri diretti. È tranquillo anche il Neuchâtel in quarta posizione.

C’è invece un bel guazzabugl­io dalla quinta all’ottava posizione, con quattro squadre racchiuse in due punti. Però al Lugano manca un solo incontro, quello con gli Starwings, ed è quinto con 16 punti. Il Monthey, che ha recuperato una gara ieri sera, si trova pure a 16 punti, ma con una partita in meno. A quota 14 troviamo Boncourt e Starwings con una partita in meno rispetto al Lugano. Di scontri diretti ne rimane uno fondamenta­le, quello che il 28 aprile opporrà i bianconeri ai basilesi sul campo amico dell’Elvetico. Le altre squadre se la vedranno con le migliori, a eccezione di un Boncourt-Nyon che ci pare scontata. Sarà dunque interessan­te vedere se ci sarà qualche colpaccio, anche se non ci crediamo molto. Le forze in campo sono quelle che sono e difficilme­nte ci saranno colpi di coda, a meno che qualcuna vada in campo senza costrutto. Ci sarà certamente chi sosterrà che questo equilibrio è un bene per il nostro basket e chi, come noi, sostiene ci sia un evidente calo di valore di tutto il movimento. Anche in passato ci sono state delle dicotomie fra le più forti e le più deboli o, per meglio dire, fra le prime tre e le altre; ma il valore tecnico di oggi delle squadre dal quarto all’ottavo posto si è abbassato di molto.

Un esempio è il Lugano, che gioca da una vita ormai con soli due stranieri eppure può finire al quinto posto: altre squadre che lo seguono in classifica, che di stranieri ne hanno tre o quattro, faticano tanto e quanto i bianconeri. Segno evidente che la qualità tecnica degli stranieri non è eccelsa. E nessuno venga a dirmi, che se le forze in campo si equilibran­o è perché hanno pari qualità e che questa qualità può essere elevata. L’unico comune denominato­re è che questi stranieri costano tremila dollari al mese e quindi nel mondo ce ne saranno mezzo milione di ugual valore. Ogni tanto capita qualche giocatore che, sull’arco di una o due stagioni, cresce bene e può arrivare in campionati più performant­i e avere ingaggi migliori, ma sono rarità. Non molto tempo fa avevamo degli stranieri che costavano tre volte tanto, ma che facevano il pieno in palestra e ci si giocava l’Europa alla pari con squadre di nazioni più quotate. Oggi una sola squadra maschile gioca in Europa, nella competizio­ne dei più “poveri” (Europa Cup) contro squadre sconosciut­e, eppure si fa fatica a vincere qualche gara.

Vedremo come le società usciranno da questa pandemia e se nel futuro qualcuna si rimetterà in carreggiat­a dal punto di vista finanziari­o, per avere una qualità migliore e risvegliar­e sogni ed entusiasmi oramai sopiti.

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Vincendo i ragazzi di Gubitosa aggancereb­bero i Lions in vetta

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