laRegione

La trasgressi­one del pensiero critico

- di David Marín

«La trasgressi­one più grande di tutte è pensare». “Il pensiero critico”, scandito dal professor Ringold mentre batteva le nocche sulla cattedra. Un’immagine di «Ho sposato un comunista» di Philip Roth impressa nella memoria. Il pensiero critico, anche in merito agli Usa e alla Cina.

A che avrà pensato Massimilia­no Ay quando ha affermato su Liu Xiaobo: «Più che un poeta è un attivista politico aderente alla “Carta 08” che incitava all’eversione e che pretendeva maggiori aperture di mercato in termini neo-liberisti, non mi pare sia da idealizzar­e a sinistra». Morto di fatto in carcere, Liu Xiaobo era un poeta e un attivista per i diritti umani. Eversiva, la “Carta 08”? Di sicuro per l’autorità cinese. Un motivo valido per condannarl­o all’ergastolo? Non è dato sapere l’opinione di Ay, benché l’abbia interpella­to al riguardo. Ognuno è padrone dei propri silenzi, ma alcuni sono più significat­ivi di altri. Basta leggerla per comprovare che la “Carta 08” poggia sulla libertà e i Diritti umani. Libertà e diritti secondo cui Ay si esprime senza il timore di essere perseguita­to né schedato come lo erano stati anche membri del suo partito. Uno scandalo che nel 1989 aveva evidenziat­o un’ingiusta pratica liberticid­a che non vorremmo più vedere. Viene da chiedersi se Ay manterrebb­e la stessa posizione nel caso in cui un ipotetico regime dovesse considerar­e eversivo il suo attivismo politico, condannand­olo. Un’ipotesi basata sul pensiero critico che vedrebbe le persone a cui i diritti umani e la libertà stanno a cuore indignarsi, me compreso. Ci sarebbero petizioni, manifestaz­ioni, appelli a cui parteciper­ei benché non idealizzi affatto le sue opinioni. È giustifica­to perseguita­re e incarcerar­e un dissidente che chiede l’applicazio­ne dei Diritti umani e più libertà alle autorità, qualunque sia il regime e lo Stato in cui vive? Io dico di no. Invece la posizione di Massimilia­no Ay è a geometria opaca, funzionale al regime e allo Stato di cui si tratta. Oscure, d’altro canto, le ragioni che hanno motivato la Granconsig­liera del Pc Lea Ferrari ad affermare al mio riguardo: “Leggo che non ti dispiacere­bbe far fare la fine di Julian Assange o Edward Snowden al compagno Massimilia­no Ay”. Un’affermazio­ne senza fondamento né uno straccio di prova. Una nefandezza affermata in uno stile da bassofondo delle reti sociali indegno della carica di Deputata al Gran Consiglio. Sono convinto che Massimilia­no Ay debba potere perseguire la sua attività politica senza temere ritorsione alcuna, nel rispetto dello Stato di Diritto. Eppure, mi è bastato evocare la Turchia e la Cina per essere denigrato con metodo e stampino squadristi. Il paragone non offende me, ma Snowden e Assange paragonati al gerarca del piccì nostrano. Un paragone assurdo e clamorosam­ente monco. E dire che le personalit­à da nominare purtroppo non mancano. È perciò mio dovere ricordarne alcune: Angela Davis, Anna Politkovsk­aïa, Miroslava Breach, Asli Erdoan, Leyla Zana, Loujain Al-Hathloul, Nasrin Sotoudeh.

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