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L’indispensa­bile ruolo dei docenti

L’indispensa­bile ruolo dei docenti

- Di Elena Zaccheo, direttrice scuole comunali di Locarno

«All’untore! All’untore!» si gridò all’inizio della peste di manzoniana memoria. S’era trovato il capro espiatorio che liberava il cittadino dalle sue responsabi­lità di prudenza civica. Anche oggi si cerca di scaricare i propri errori, egoismi e dubbi sulle spalle altrui. Se le diverse sedi scolastich­e avessero seguito la stessa filosofia, si sarebbero dovute chiudere tutte le scuole, come s’era fatto nei primissimi tempi, considerat­a la rapidità di diffusione del virus, ancora molto sconosciut­o; s’avanzava a tastoni, cercando soluzioni, supplicand­o il soccorso della scienza, col fiato sospeso e l’angoscia crescente. Invece le sedi scolastich­e si sono lanciate nella ricerca di soluzioni adatte alle situazioni in perenne mutamento di quei primi tempi incerti e dolorosi. Bisognava permettere a un determinat­o gruppo di allievi di tornare quanto prima in classe, per poter lavorare in comune, in un ambiente che la situazione familiare non offriva, con le tecniche che tanti genitori non potevano permetters­i di mettere a disposizio­ne dei loro figli.

E così si sono trovate soluzioni nuove, con gli inevitabil­i errori e i successivi adattament­i, tutto essendo nuovo ed incredibil­e. Si trattava anche di “liberare” i genitori attivi nel mondo sanitario e in tutti i settori lavorativi indispensa­bili alla vita di ogni giorno, negozi alimentari, trasporti, pulizie, sicurezza … Ma cos’è la “Scuola”? Qui non si tratta di un ente che decide degli scopi da raggiunger­e, delle modalità pedagogich­e per raggiunger­li, degli anni necessari per raggiunger­li, degli strumenti didattici di cui servirsi. In questa particolar­e situazione si parla di docenti che hanno accettato di partire da zero per inventare e sperimenta­re altre strategie, per adattare quelle già in vigore. Bisognava continuare ad agire e a far agire, ma senza tralasciar­e di tranquilli­zzare i genitori e i loro figli, di contattarl­i, di convincerl­i, di ascoltarli. Sono i docenti, e le direzioni delle varie sedi, che si sono messi a disposizio­ne sacrifican­do tempo e sicurezze pedagogich­e, lanciandos­i in azioni scolastich­e inusitate, rinunciand­o alla solita “verità” dell’ “abbiamo sempre fatto così; perché cambiare?”. No, si doveva cambiare, si doveva scegliere un altro stile; e s’è cambiato, e s’è scelto un altro stile, mettendosi a disposizio­ne, per il bene degli allievi e delle famiglie in difficoltà. Anche con fatica. Anche senza essere sempre capiti e apprezzati. Ed è un dovere riconoscer­e la forza e la coesione dimostrate dai docenti in quelle settimane. E la riconoscen­za è d’obbligo, non solo all’interno delle varie sedi, ma anche da parte dei genitori, e degli allievi, che ne hanno usufruito. Ora la scuola ha ritrovato il suo ritmo consueto. Sì, a parte il fatto che bisogna ancora ricuperare il tempo sospeso e le materie solo parzialmen­te insegnate. A parte il fatto che, come in tutta la società, non si è mai sicuri di quello che si deciderà l’indomani. A parte il fatto che anche fra gli allievi serpeggia quell’impalpabil­e tensione non proprio atta a stabilire un clima di lavoro disteso e proficuo. A parte il fatto che certe attività non si possono momentanea­mente offrire, quelle attività che permettono di scaricare angosce e tensioni. A parte il fatto che si è tutti svuotati di quelle energie necessarie per sostenere preoccupaz­ioni e insicurezz­e. A parte il fatto che mascherine e disinfetta­nti non permettono di occultare, non foss’altro per poco, che la situazione non è migliorata. A parte il fatto che il vaccino, malgrado tutto fonte di una certa calma, non s’è ancora visto nelle aule docenti. Ma i docenti s’adattano, fanno buon viso a cattiva sorte, non si scoraggian­o, tranquilli­zzano, incitano a rispettare regole e modi di fare, ascoltano, e continuano ad arricchire le intelligen­ze con le nozioni indispensa­bili alla vita futura e con le meraviglie che i vari aspetti del mondo offrono alle menti ricettive di chi non cessa di crescere, pur nella stanchezza presente. Non la “Scuola”, ma i singoli docenti, quelli che sono in prima fila, che credono ancora nell’indispensa­bile ruolo loro affidato per il bene della società intera. Il mio è un omaggio, un incentivo, una profonda riconoscen­za ai docenti!

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