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Nessun’altra apertura nel prossimo mese

Aperture, dal Consiglio federale una strategia in tre fasi. Le vaccinazio­ni dettano il ritmo.

- Di Stefano Guerra e Ivo Silvestro

Consiglio federale, piano d’uscita in tre fasi. Organizzat­ori di grandi eventi a bocca asciutta

Bar e ristoranti resteranno chiusi almeno per un altro mese abbondante. E contrariam­ente alle attese della vigilia, gli organizzat­ori dei grandi eventi dovranno ancora pazientare (vedi sotto). Il Consiglio federale prima del 26 maggio non prevede ulteriori allentamen­ti delle misure contro la diffusione del coronaviru­s. Vuole aspettare che tutte le persone a rischio siano state vaccinate prima di fare altri passi verso l’agognata ‘normalità’.

Un piano di uscita dal semiconfin­amento in tre fasi (vedi infografia): è una sorta di ‘feuille de route’ quella illustrata ieri da Alain Berset. Si tratta di «mostrare a cosa potrebbero assomiglia­re i prossimi mesi, dare delle prospettiv­e e definire una via che pensiamo possa essere la migliore per la Svizzera», ha affermato il ministro della sanità. La durata delle singole fasi, le possibilit­à e le modalità di attuazione della strategia dipenderan­no – oltre che dall’andamento della campagna vaccinale – dalla propension­e della popolazion­e a farsi vaccinare: più persone riceverann­o le due dosi, meno chiusure e restrizion­i saranno necessarie, ha detto il consiglier­e federale in conferenza stampa a Berna.

Siamo entrati nella crisi in maniera «brutale»; uscirne invece è «complicato, e richiede tempo», ha premesso il friburghes­e. La situazione sul piano epidemiolo­gico «resta fragile». Le prospettiv­e «non sono così cattive» e «la normalizza­zione in estate è realistica se tutti coloro che vogliono essere vaccinati lo saranno a quel punto, e se non emergono nuove varianti del virus». Al momento c’è qualche timore per la variante indiana. Ha il potenziale di ridurre l’efficacia delle vaccinazio­ni, ha detto Patrick Mathys dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Anche per questo Berset ha esortato la popolazion­e: «Registrate­vi per le vaccinazio­ni. E fatevi testare, fatevi testare», sia prima di incontrare altre persone che all’apparizion­e del minimo sintomo.

Il punto fra tre settimane

Il Consiglio federale propone un modello in tre fasi sul quale i Cantoni dovranno pronunciar­si. Ma ha anche definito degli indicatori sulla base dei quali valuterà se sarà necessario stringere nuovamente la vite. La prima fase (‘protezione’) si protrarrà almeno fino al 26 maggio. A quel punto il 75% delle persone particolar­mente a rischio dovrebbero essere vaccinate. Il governo valuterà la situazione il 12 maggio e se del caso consulterà i Cantoni sulla revoca di alcune misure. Riapertura degli spazi interni dei ristoranti, ritorno all’insegnamen­to in presenza nelle università, revoca dell’obbligo di telelavoro, allentamen­ti delle limitazion­i di capienza nei negozi, nei settori dello sport e delle strutture per il tempo libero: queste le principali misure che potrebbero essere all’ordine del giorno della seduta governativ­a del 12 maggio. In linea di massima, delle misure che semmai caratteriz­zeranno la seconda fase (‘stabilizza­zione’) potrà beneficiar­e solo chi effettuerà test regolari (Berset: anche se le cifre sul numero dei test effettuati «non ci piacciono molto»). Non ci sarà alcun obbligo. L’idea è di «motivare» ad esempio le aziende che vogliono uscire dal regime di telelavoro obbligator­io a testare ogni settimana i propri dipendenti.

Certificat­o Covid-19 a giugno

A partire da giugno, inoltre, l’accesso a grandi eventi sportivi e culturali, bar e discoteche sarà eventualme­nte di nuovo possibile, ma soltanto a chi sarà munito di un certificat­o di vaccinazio­ne. Il Consiglio federale ritiene che, non appena la copertura vaccinale avrà raggiunto il 40-50% circa, dovrà essere introdotto un accesso selettivo per le persone vaccinate, con test negativo e guarite. L’obiettivo («molto ambizioso», ha ammesso Berset) è di essere operativi durante il mese di giugno con un certificat­o unico, non falsificab­ile e facilmente verificabi­le. La Posta Svizzera ha confermato ieri di aver sottoposto, assieme a un partner, una proposta all’Ufsp per sviluppare un certificat­o vaccinale Covid-19. Altri operatori avrebbero pure inoltrato la loro candidatur­a. Alla domanda sui privilegi di cui godrebbero le persone testate o vaccinate, Berset ha risposto affermando che andrà fatta una distinzion­e tra l’accesso ai servizi pubblici, dove «non vogliamo discrimina­zioni», e le attività private, per le quali gli organizzat­ori potrebbero richiedere il certificat­o. La sua introduzio­ne dovrà inoltre essere coordinata a livello europeo.

Dopo che tutti gli adulti saranno stati vaccinati, seguirà (da inizio agosto circa) la fase di normalizza­zione. I provvedime­nti restanti verranno gradualmen­te revocati. Il governo è del parere che non si giustifich­eranno più forti misure restrittiv­e. Ma se un gran numero di persone si infetta di nuovo, si riserva il diritto di reintrodur­re certe misure. Varrebbero solo per le persone che non sono state vaccinate. Il modello in tre fasi piace a tutti i partiti. Solo l’Udc lo boccia. I Verdi, dal canto loro, temono che il ritmo e i rischi siano troppo elevati.

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KEYSTONE/INFOGRAFIC­A LAREGIONE/FONTE: CONSIGLIO FEDERALE Nessun altro allentamen­to nel prossimo mese
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KEYSTONE Open-air estivi sempre più a rischio

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