Nessun’altra apertura nel prossimo mese
Aperture, dal Consiglio federale una strategia in tre fasi. Le vaccinazioni dettano il ritmo.
Consiglio federale, piano d’uscita in tre fasi. Organizzatori di grandi eventi a bocca asciutta
Bar e ristoranti resteranno chiusi almeno per un altro mese abbondante. E contrariamente alle attese della vigilia, gli organizzatori dei grandi eventi dovranno ancora pazientare (vedi sotto). Il Consiglio federale prima del 26 maggio non prevede ulteriori allentamenti delle misure contro la diffusione del coronavirus. Vuole aspettare che tutte le persone a rischio siano state vaccinate prima di fare altri passi verso l’agognata ‘normalità’.
Un piano di uscita dal semiconfinamento in tre fasi (vedi infografia): è una sorta di ‘feuille de route’ quella illustrata ieri da Alain Berset. Si tratta di «mostrare a cosa potrebbero assomigliare i prossimi mesi, dare delle prospettive e definire una via che pensiamo possa essere la migliore per la Svizzera», ha affermato il ministro della sanità. La durata delle singole fasi, le possibilità e le modalità di attuazione della strategia dipenderanno – oltre che dall’andamento della campagna vaccinale – dalla propensione della popolazione a farsi vaccinare: più persone riceveranno le due dosi, meno chiusure e restrizioni saranno necessarie, ha detto il consigliere federale in conferenza stampa a Berna.
Siamo entrati nella crisi in maniera «brutale»; uscirne invece è «complicato, e richiede tempo», ha premesso il friburghese. La situazione sul piano epidemiologico «resta fragile». Le prospettive «non sono così cattive» e «la normalizzazione in estate è realistica se tutti coloro che vogliono essere vaccinati lo saranno a quel punto, e se non emergono nuove varianti del virus». Al momento c’è qualche timore per la variante indiana. Ha il potenziale di ridurre l’efficacia delle vaccinazioni, ha detto Patrick Mathys dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Anche per questo Berset ha esortato la popolazione: «Registratevi per le vaccinazioni. E fatevi testare, fatevi testare», sia prima di incontrare altre persone che all’apparizione del minimo sintomo.
Il punto fra tre settimane
Il Consiglio federale propone un modello in tre fasi sul quale i Cantoni dovranno pronunciarsi. Ma ha anche definito degli indicatori sulla base dei quali valuterà se sarà necessario stringere nuovamente la vite. La prima fase (‘protezione’) si protrarrà almeno fino al 26 maggio. A quel punto il 75% delle persone particolarmente a rischio dovrebbero essere vaccinate. Il governo valuterà la situazione il 12 maggio e se del caso consulterà i Cantoni sulla revoca di alcune misure. Riapertura degli spazi interni dei ristoranti, ritorno all’insegnamento in presenza nelle università, revoca dell’obbligo di telelavoro, allentamenti delle limitazioni di capienza nei negozi, nei settori dello sport e delle strutture per il tempo libero: queste le principali misure che potrebbero essere all’ordine del giorno della seduta governativa del 12 maggio. In linea di massima, delle misure che semmai caratterizzeranno la seconda fase (‘stabilizzazione’) potrà beneficiare solo chi effettuerà test regolari (Berset: anche se le cifre sul numero dei test effettuati «non ci piacciono molto»). Non ci sarà alcun obbligo. L’idea è di «motivare» ad esempio le aziende che vogliono uscire dal regime di telelavoro obbligatorio a testare ogni settimana i propri dipendenti.
Certificato Covid-19 a giugno
A partire da giugno, inoltre, l’accesso a grandi eventi sportivi e culturali, bar e discoteche sarà eventualmente di nuovo possibile, ma soltanto a chi sarà munito di un certificato di vaccinazione. Il Consiglio federale ritiene che, non appena la copertura vaccinale avrà raggiunto il 40-50% circa, dovrà essere introdotto un accesso selettivo per le persone vaccinate, con test negativo e guarite. L’obiettivo («molto ambizioso», ha ammesso Berset) è di essere operativi durante il mese di giugno con un certificato unico, non falsificabile e facilmente verificabile. La Posta Svizzera ha confermato ieri di aver sottoposto, assieme a un partner, una proposta all’Ufsp per sviluppare un certificato vaccinale Covid-19. Altri operatori avrebbero pure inoltrato la loro candidatura. Alla domanda sui privilegi di cui godrebbero le persone testate o vaccinate, Berset ha risposto affermando che andrà fatta una distinzione tra l’accesso ai servizi pubblici, dove «non vogliamo discriminazioni», e le attività private, per le quali gli organizzatori potrebbero richiedere il certificato. La sua introduzione dovrà inoltre essere coordinata a livello europeo.
Dopo che tutti gli adulti saranno stati vaccinati, seguirà (da inizio agosto circa) la fase di normalizzazione. I provvedimenti restanti verranno gradualmente revocati. Il governo è del parere che non si giustificheranno più forti misure restrittive. Ma se un gran numero di persone si infetta di nuovo, si riserva il diritto di reintrodurre certe misure. Varrebbero solo per le persone che non sono state vaccinate. Il modello in tre fasi piace a tutti i partiti. Solo l’Udc lo boccia. I Verdi, dal canto loro, temono che il ritmo e i rischi siano troppo elevati.