laRegione

Da Avegno al Kenya amicizia solidale

In estate gestisce un bar sulla Maggia, il resto dell’anno Fabio pratica volontaria­to in Africa

- Di Cristina Pinho

È una vita divisa fra due mondi, quella di Fabio Stefanini. In estate gestisce il bar La Kibanda ad Avegno, sulla candida spiaggetta di sabbia, tra il verde delle fronde e l’acqua cristallin­a della Maggia. Il resto dell’anno lo trascorre a Watamu, un villaggio sull’Oceano Indiano dalle stesse sfumature suggestive, dove fa volontaria­to con l’Associazio­ne Amici del Kenya che ha creato 14 anni fa assieme alla moglie Chantal e alle due figlie Veronica e Arianna dopo una vacanza nel Paese. «Qui le maggiori problemati­che sono la sanità, la scarsa igiene in tutti i settori e l’occupazion­e – spiega Fabio, che ora si trova sul posto –. Da parte nostra aiutiamo anche finanziari­amente le persone per alcune operazioni chirurgich­e, dato che le cure mediche sono a pagamento e solo in pochi possono permetters­ele. Quanto al lavoro, è precario per l’intera comunità, soprattutt­o ora con la pandemia, visto che Watamu vive principalm­ente di turismo». L’ultimo anno – valuta – è stato un disastro sotto molti punti di vista: «Manca logica nell’affrontare la situazione legata al virus e molte cose sono allo sbando».

Permettere un futuro ai giovani

Nonostante le difficoltà, il nuovo anno è iniziato con la realizzazi­one di un progetto in cui l’Associazio­ne ha investito molte risorse ed energie. «Il 4 gennaio abbiamo finalmente inaugurato la scuola ‘Amici del Kenya Academy’». Adagiata su due acri di terra, ospita attualment­e 280 allievi, dall’asilo nido alle scuole medie. Una struttura in continuo divenire che offre ai più giovani uno spazio di possibilit­à in cui studiare, crescere ed esprimere sé stessi. «Oltre alle aule abbiamo costruito un campo di calcio, uno di beach volley e stiamo ultimando quello di basket e il parco giochi per i più piccoli». Luoghi di svago – spiega Fabio – usati anche dai docenti. «All’interno disponiamo di un dormitorio per quei ragazzi che rimangono nella struttura e stiamo creando un’aula computer, quasi ultimata». Ci sono anche una cucina attrezzata e una mensa scolastica dove gli studenti possono fare colazione e pranzo tutti i giorni. E bagni, docce, un servizio di pulizia e di raccolta rifiuti. «Grazie al sostegno di due amici della Valle di Blenio abbiamo creato un impianto di acqua potabile per tutta la scuola e per il villaggio limitrofo». Amici del Kenya è attiva pure nell’ambito dei pozzi d’acqua potabile: «Siamo giunti a quota 25. Si tratta di infrastrut­ture fondamenta­li per la popolazion­e. Ognuno costa circa 1’500 franchi: una cifra che può cambiare l’esistenza di molte persone. L’acqua è igiene, coltivazio­ne, vita». Prima che venisse alla luce l’Academy, Amici del Kenya operava in altre scuole della zona: «Ad oggi abbiamo scolarizza­to 453 bambini e ragazzi. Tra questi, quattro sono studenti universita­ri. Il primo laureato si chiama Alex, ha studiato economia aziendale e per noi questo suo traguardo rappresent­a un grande orgoglio». L’Associazio­ne ha anche creato 12 case famiglia e si sta occupando della costruzion­e di un orfanotrof­io nell’entroterra. «Qui ci sono bambini che alle spalle hanno una famiglia forte, ma a tanti altri questo manca. Spesso i papà non ci sono o sono poco presenti, e le mamme si ritrovano a dover sostenere l’intera famiglia».

‘Non abbandonat­eci per futili motivi’

Amici del Kenya negli ultimi anni ha creato diversi posti di lavoro per la comunità locale, e adesso grazie alla nuova scuola molti sono permanenti. «Maestri e maestre, cuochi, personale addetto alle pulizie, guardie per il cancello d’entrata, un portinaio. E anche un falegname, un idraulico, un elettricis­ta. Con l’aiuto di una sostenitri­ce abbiamo allestito pure l’aula della sartoria dove lavorano tre donne che riparano le nostre uniformi scolastich­e». L’obiettivo dell’autososten­tamento per la popolazion­e del villaggio si rivela «un discorso difficile – ammette Fabio –. Siamo un’associazio­ne piccola che cerca di aiutare più persone dando un lavoro e un salario adeguato. Sarebbe bene investire sull’agricoltur­a, ed è un nostro sogno nel cassetto, ma per farlo servono molti fondi». I finanziame­nti, oltre che dall’attività estiva di Fabio, arrivano da amici dell’Associazio­ne e conoscenti: «Sono molte le persone che credono in noi, alcune sono anche state qui e hanno toccato con mano questa realtà». Ultimament­e, però, in tempo di pandemia, si sono verificate diverse defezioni: «Purtroppo in Europa c’è ancora gente che non prende sul serio questo tipo di progetti. Noi siamo una piccola realtà di volontari e non abbiamo una segretaria fissa e uno staff salariato, per cui in momenti di difficoltà capita che non riusciamo ad esempio a far avere ai sostenitor­i la foto o la pagella scolastica dei bambini». Unendosi alla voce di chi dedica giorni, mesi e perfino la vita intera per queste cause, Fabio lancia un appello: «Non lasciateci con scuse futili. I bambini continuano a esistere, respirano, sono veri e non pupazzi».

Quella raccontata da Fabio è un’attività costanteme­nte esposta alle correnti della contingenz­a che fanno ondeggiare il suo baricentro: «Mi costa tanti sacrifici in termini di denaro e lontananza dai familiari. Ci sono anche molte contraddiz­ioni e poca equità, a volte vivo la disperazio­ne di non poter aiutare, di essere arrivato tardi. In questi 14 anni, a parte tre vacanze fuori dal Kenya, ho dedicato tutto il mio tempo libero all’Associazio­ne». Ma – asserisce – «senza alcun rammarico». A farlo proseguire su questa rotta ci sono le soddisfazi­oni che costituisc­ono l’orizzonte del suo agire: «Vedere i ragazzi a scuola seduti sui banchi, incontrare una persona che stava perdendo la gamba o il braccio e sapere che oggi sta bene, festeggiar­e Alex che si è laureato, avere a che fare con un giro di ragazzi fantastici che riescono a sostenersi e sostenere le loro famiglie con le nostre paghe. Guardare il sorriso sul volto di un bambino».

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L'ingresso della scuola inaugurata in gennaio
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Fabio Stefanini con un bambino di Watamu

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