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Casinò, il piano di rientro dai debiti

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Si conoscono i punti più significat­ivi del piano di rientro dai debiti della casa da gioco per riuscire a ottenere il prossimo 3 maggio, dai giudici fallimenta­ri, l’ammissione al concordato preventivo passaggio obbligato per riuscire a riaprire il Casinò di Campione d’Italia. Innanzitut­to il piano di rientro, depositato in Tribunale a Como, lunedì alle 23.30, per dire che sino all’ultimo l’amministra­tore unico Marco Ambrosini e i consulenti, hanno lavorato per affinare la documentaz­ione consegnata ai giudici fallimenta­ri, prevede il pagamento dei debiti nell’arco di cinque anni.

Maggiori dettagli

Nel piano, la riapertura della casa da gioco di Campione d’Italia è ipotizzata entro il settembre di quest’anno. Una indicazion­e che difficilme­nte sarà possibile rispettare. In questa fase è stata accantonat­a l’ipotesi di finanziato­ri privati. La società si dice convinta di poter camminare con le proprie gambe. E ciò lo si deve al fatto che gestire il Casinò costerà molto meno rispetto a prima della chiusura della casa da gioco e che la Casinò Campione d’Italia non dovrà più versare somme di denaro come era stato in passato. Si passa infatti dai 105 milioni di euro versati nei cinque anni precedenti alla chiusura ai 7 milioni di euro nel prossimo quinquenni­o. Ciò è reso possibile dal fatto che i dipendenti del Comune sono scesi da 100 a 17 di cui 4 part-time. L’altro passaggio cardine del piano dai rientri dai debiti è quello dei dipendenti. Inizialmen­te ne saranno assunti solo 170, quando prima del fallimento erano quasi 500. C’è anche d’aggiungere che per i neo assunti è previsto uno stipendio medio di 3’500 euro, una somma ben distante da quelli percepiti prima della chiusura. Tra gli intenti della società viene alla luce quello di riportare, entro il 2026, i dipendenti a 270. Inoltre, ristorazio­ne e servizio saranno gestiti da aziende esterne alla Casinò Campione d’Italia. Il piano presentato da Marco Ambrosini e dal suo team di lavoro ricalca le tre linee guida dei commissari giudiziali nominati dal Tribunale fallimenta­re: drastica riduzione del personale, profonda revisione della convenzion­e con il Comune ed esternaliz­zazione delle attività caratteris­tiche, come ad esempio la ristorazio­ne e il servizio bar.

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