Super Lega, progetto nato morto
Pure le italiane hanno abbandonato la nave che colava a picco. Merito anche dei tifosi.
La Super Lega è morta e defunta. Dopo i sei club inglesi, anche i tre italiani hanno abbandonato il progetto, malgrado Juventus, Milan e Inter continuino a sostenere la necessità di un cambiamento nel calcio mondiale.
La Juventus, guidata da Andrea Agnelli, uno dei principali istigatori del progetto insieme al boss del Real Madrid Florentino Perez, ha ammesso che la competizione è ora “improbabile” che veda la luce del giorno “nella forma in cui è stata originariamente concepita”, dopo che quasi tutti i 12 club coinvolti si sono chiamati fuori.
Tuttavia, la Juve ha detto in un comunicato che rimane “convinta della solidità dei presupposti sportivi, commerciali e legali” del progetto. Ha aggiunto che rimane “impegnata a costruire un valore a lungo termine per il club e per il movimento calcistico nel suo complesso”.
In un’intervista pubblicata ieri da ‘La Repubblica’, ma rilasciata prima dell’annuncio del ritiro inglese, il presidente della Juventus aveva continuato a sostenere il progetto: “Il calcio non è più un gioco, ma un settore industriale e ha bisogno di stabilità”.
Ma ieri mattina ha ammesso che la Super League non esiste più senza i club inglesi, mentre il titolo della Juve è sceso del 12% alla borsa di Milano. Come la Juve, il Milan non ha annunciato formalmente il suo ritiro, ma ha riconosciuto il rifiuto unanime dei tifosi. “Le voci e le preoccupazioni dei tifosi di tutto il mondo in relazione al progetto Super League sono state forti e chiare e il nostro club deve rimanere sensibile e attento all’opinione di chi ama questo meraviglioso sport”, ha spiegato il club rossonero. Per questo motivo, il Milan, controllato dal 2018 dal fondo d’investimento americano Elliott, crede che “l’evoluzione è necessaria per progredire”. Continueremo a essere attivamente coinvolti nella definizione di un modello sostenibile per il mondo del calcio”, ha aggiunto. Anche l’Inter non ha rinunciato alla volontà di riformare il calcio nonostante il ritiro dal progetto: “L’Inter crede che il calcio, come ogni impresa, debba cercare di migliorare costantemente le sue competizioni, per continuare a regalare emozioni ai tifosi di tutto il mondo, in un quadro di sostenibilità finanziaria – ha scritto il club nerazzurro, che è di proprietà del gruppo cinese Suning –. Con questa visione, continueremo a lavorare con le istituzioni e tutte le parti interessate”, ha aggiunto. Solo Barcellona e Real Madrid rimangono ufficialmente ancorate al progetto annunciato domenica sera e che mira a sostituire la Champions League. Il club catalano ha però subito affermato che a decidere saranno i soci del club.
È la vittoria dei tifosi
Il dietrofront inglese, che ha sbriciolato la Super Lega, rappresenta il trionfo dei tifosi: quattro miliardari, un oligarca russo e uno sceicco emiratino sono stati costretti a ritirarsi dal progetto di una Super Lega europea dissidente, sotto la pressione degli amanti del calcio.
Per quasi 48 ore, i club descritti come i “grandi sei” d’Inghilterra – Manchester City e United, Liverpool, Chelsea, Tottenham e Arsenal – sestetto che rappresentava la metà delle società dissidenti, sono rimasti sotto un feroce fuoco di sbarramento. La raffica di critiche è arrivata dalle vecchie glorie in tivù, dai capi degli organi di governo e dei club rivali, dai politici: ma è stata senza dubbio la mobilitazione dei tifosi a ribaltare definitivamente la situazione.
“Voglio scusarmi con tutti i fan e i sostenitori del Liverpool Football Club per i disagi causati nelle ultime 48 ore”, ha ammesso in un video il proprietario dei Reds John W. Henry.
“Questo è qualcosa che non dimenticherò e mostra il potere che i fan hanno e giustamente continueranno ad avere”, ha continuato il miliardario. “Abbiamo fatto un errore e per questo ci scusiamo”, aveva twittato l’Arsenal per accompagnare l’annuncio del suo ritiro.
Lunedì, poche ore dopo che il progetto era stato reso pubblico dai suoi promotori, un telone nero era stato appeso ai cancelli di Anfield, con la scritta “Vergognatevi”. “Rip (riposa in pace) Lfc 18922021”.
La sera stessa, la partita di campionato contro il Leeds è stata giocata in un’atmosfera carica di tensione. I Reds sono stati accolti da tifosi che bruciavano le maglie del Liverpool al canto di “Avidi bastardi, sapete cosa siete”.
Negli spogliatoi, i giocatori del Liverpool avevano trovato magliette con il logo della Champions League e le parole “Earn it” sul davanti e “Football belongs to the fans” sul retro, indossate dai loro avversari nel riscaldamento. Un aereo con uno striscione “#SayNoToSuperLeague” ha sorvolato il cielo di Elland Road poco prima del calcio d’inizio.
Al Manchester City, l’atmosfera era stata solo leggermente meno pesante, con i tifosi che sono entrati all’Etihad Stadium per scrivere “Traditori” a grandi lettere rosse su uno degli striscioni del club che circondano il campo.
‘Creato dai poveri, rubato dai ricchi’
Le proteste sono culminate martedì sera con una manifestazione fuori da Stamford Bridge poco prima della partita di campionato tra Chelsea e Brighton. Centinaia di tifosi si erano ammassati all’entrata principale dello stadio, impedendo anche al bus della squadra di entrare, ciò che ha causato un ritardo di 15 minuti al calcio d’inizio.
“Rip (riposa in pace), Football 1863-2021”, “Creato dai poveri, rubato dai ricchi” e “Roman (Abramovich, proprietario russo del Chelsea, ndr), prendi la decisione giusta”, gli slogan non lasciavano dubbi sul netto rifiuto dei tifosi.
Petr Cech, un ex idolo del club, a difesa della porta dei Blues dal 2004 al 2015, e che ora è un influente consigliere tecnico di Abramovich, è andato a incontrare i tifosi, chiedendo loro di dare tempo al club. Ma lo scambio si è rapidamente trasformato in un dialogo tra sordi. Ed è stato poco dopo, con la diffusione virale di questi scambi sulle reti sociali, che sono apparse le prime voci di una rinuncia.